La scuola e la memoria storica per insegnare a vivere il presente - QdS

La scuola e la memoria storica per insegnare a vivere il presente

Redazione in collaborazione con Istituto De Felice-Olivetti

La scuola e la memoria storica per insegnare a vivere il presente

Numerose iniziative per non dimenticare l’Olocausto

Lo scorso 27 gennaio si è celebrata la Giornata della memoria, un’occasione per riflettere su uno degli eventi più drammatici della storia recente. Anche quest’anno, in tutte le scuole, sono state promosse una serie di iniziative che hanno visto il coinvolgimento di tutti gli studenti.
 
Nel corso dell’ultima parte del mese di gennaio, le classi hanno assistito a spettacoli teatrali o proiezioni cinematografiche riguardanti temi dell’olocausto; gli Istituti scolastici hanno aderito a progetti finalizzati alla costruzione di un mondo di Pace, Libertà, Fratellanza e Uguaglianza.
 
La scuola ha il compito di mantenere desto il ricordo dell’Olocausto in un mondo che troppo facilmente dimentica milioni di vite violentemente interrotte in nome di idee che, purtroppo, tornano a essere tristemente attuali. È la scuola che deve assumersi il compito di fare domande al passato e trovare risposte per il presente.
 
È quanto hanno cercato di fare gli alunni della 3A Afm dell’Iiss De Felice-Olivetti, che in occasione della Giornata della memoria hanno lavorato su alcune figure significative: Liliana Segre, neo senatrice della Repubblica italiana che ha consegnato ai giovani un messaggio di speranza, invitandoli a riconoscere il valore della vita e della libertà; Eva Mozes, che ha fondato “Candles – Holocaust Museum” con lo scopo di rigettare l’odio e promuovere il Rispetto, l’Uguaglianza e la Pace; Calogero Marrone, un siciliano giusto tra le Nazioni, che riuscì a salvare migliaia di vite umane; Maria Altmann, costretta a lasciare beni e famiglia fuggendo dall’Austria, esempio di determinazione per la battaglia legale rivolta a ottenere la restituzione dei dipinti di Gustav Klimt, trafugati dai nazisti.
 
Ci si chiede cosa debba lasciare nei giovani un anniversario che potrebbe divenire una sterile abitudine. Un articolo di qualche giorno fa riportava queste parole di un sopravvissuto a un campo di concentramento: “La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani”. Parole che indicano il compito che la scuola deve assumere: prendersi cura del cuore e della mente dei giovani ed educarli affinché il sapere sia lo strumento per la costruzione di una società efficiente e competente, ma anche accogliente, aperta, responsabile, in cui la cultura sia, non strumento di morte, ma vero baluardo contro la barbarie.

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