Il M5s taglia gli stipendi gli altri non ci pensano - QdS

Il M5s taglia gli stipendi gli altri non ci pensano

Carlo Alberto Tregua

Il M5s taglia gli stipendi gli altri non ci pensano

giovedì 15 Febbraio 2018

Seguire l’esempio dei pentastellati

Centrodestra e centrosinistra hanno una paura folle del Movimento 5 stelle, perché si accorgono che attrae quella massa di elettori scontenti e delusi da decenni di cattiva politica, fatta da chi ancora oggi promette obiettivi spesso irrealizzabili.
Si sta mantenendo un’attrattiva, da parte degli elettori verso i pentastellati, anche perché questi hanno compiuto un’azione mai fatta in settant’anni di democrazia: restituire una parte dei propri emolumenti al Fondo per il microcredito per le piccole e medie imprese presso il Ministero dello Sviluppo economico.
La paura e la rabbia dei competitori del M5s hanno trovato sfogo nell’accusa che non tutti i parlamentari hanno provveduto a fare questa restituzione, tanto che mancherebbe all’appello poco più di un milione. Però sono stati versati oltre 22 milioni.
Quindi, gli accusatori usano una sorta di esca, un milione, nascondendo il grosso dell’iniziativa, 22 milioni, che è già andata a buon fine.
 
Dal punto di vista etico e politico sarebbe stato più corretto che tutti i parlamentari non pentastellati avessero seguito il loro esempio e si fossero decurtati i propri emolumenti girando la somma a chi volevano o allo stesso Fondo per il microcredito per le piccole e medio imprese.
Risulta perciò sconcio che anziché seguire il buon esempio, i vecchi politicanti attacchino il Movimento per quello che di buono ha fatto. Non basta. Dicono che all’interno vi siano massoni, scrocconi e imbroglioni, il che ricorda il brocardo: “Il bue dice all’asino che è cornuto”.
Si capisce che in una campagna elettorale aspra come questa, dai risultati fortemente incerti perché dipendono dalla massa di elettori nauseata tentata di non andare a votare (e farebbe malissimo), non vi è stato alcun cenno minimo di buona educazione civica. Tutti parlano degli altri in termini dispregiativi, non capendo che facendo parte della stessa genìa l’opinione pubblica sempre più si convince che non solo pochi, ma tutti i politici sono malfattori, delinquenti, corrotti e incapaci.
Anche in una campagna elettorale come questa occorrerebbe un minimo di buona educazione civica e di rispetto reciproco, perché le elezioni non sono un’ordalìa ma un momento di alta democrazia in cui il popolo si esprime.
 
Di tutto si parla, tranne che di tagliare i privilegi. Anzi, al contrario, tutti promettono l’aumento della spesa per venire incontro a questa o quella categoria, a questa o a quella corporazione.
Sono piccoli uomini (e donne): quasi nessuno parla di questioni di interesse nazionale tra cui, per esempio, la diminuzione del debito pubblico in valore assoluto. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ingannando i cittadini, dice che questo parametro si è stabilizzato, ma omette di dire che invece esso è cresciuto in un anno di una settantina di miliardi, anche se, in base al Pil, l’indice si è quasi normalizzato.
L’assistenzialismo è dilagante. Il Governo Gentiloni cerca di accontentare tutti, firmando i contratti del Pubblico impiego senza merito e disponendo spese per giovani, figli e altri soggetti. Spese anche legittime, ma sicuramente sospette perché stanziate sotto le elezioni.
Il Governo in carica non ha fatto ciò che avrebbe dovuto se avesse avuto a cuore l’interesse generale: aumentare la spesa per investimenti e tagliare quella corrente, come ha fermamente dichiarato all’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti il presidente Angelo Buscema.
 
Sul taglio della spesa corrente solo il Movimento 5 stelle si è impegnato di mettere in atto tutti i suggerimenti del rapporto di Carlo Cottarelli, ex commissario per la spending review, mentre centrodestra e centrosinistra si affannano a promettere l’aumento della spesa corrente (come fa per esempio Matteo Salvini quando urla l’eliminazione della Legge Fornero che, come evidenziato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, costerebbe 85 miliardi).
Si capisce la motivazione delle promesse di spesa per tutti, perché dietro i privilegiati ci sono le famiglie e con esse tanti voti. Così i politici di bassa tacca vanno a caccia di preferenze, sottomettendo ai consensi di parte l’interesse generale.
Si tratta di un comportamento becero e antipolitico, che gli elettori faranno bene a sanzionare, non prestando fede alle promesse non mantenute già nei decenni passati e votando per chi è credibile.

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