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Una piega della crosta terrestre cresce al largo di Acitrezza

redazione

Una piega della crosta terrestre cresce al largo di Acitrezza

giovedì 15 Febbraio 2018

Si trova in corrispondenza dell’Isola Lachea. Deformazione “silenziosa”, cioè non accompagnata da terremoti

CATANIA – Una piega della crosta terrestre sta crescendo al largo della Sicilia in maniera ‘silenziosa’ e rapida, al ritmo di circa tre millimetri l’anno. Si trova sotto il mare di Acitrezza, in corrispondenza dell’Isola Lachea.
 
Lo ha scoperto la ricerca pubblicata sulla rivista Geosciences e condotta dal dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, con Giovanni Barreca e Carmelo Monaco, in collaborazione con l’Università di Palermo. “Normalmente la deformazione della crosta terrestre è accompagnata da terremoti”, ma questo non sembra accadere nel fenomeno osservato nell’isola Lachea, ha osservato Monaco. Anche le pieghe della crosta terrestre, ha proseguito, crescono a causa di fratture che avvengono in profondità, dovute a un movimento di compressione che, nel caso particolare, è generato dalla convergenza tra la placca Africana e quella Europea.
 
Il ritmo dell’innalzamento, “velocissimo” su una scala geologica, è testimoniato dalle alghe fossili che incrostano le Isole dei Ciclopi fino ad un’altezza di 6 metri sul livello del mare, le più antiche delle quali risalgono a 6.000 anni fa e le più recenti a un secolo fa. Nella stessa zona, nel raggio di pochi chilometri, sono presenti anche faglie e fratture attive, accompagnate da risalite di fluidi, che tagliano i sedimenti recenti e le lave al largo di Acitrezza.
 
Sono fratture di collegamento tra le faglie già note a terra (come il sistema delle Timpe) e quelle che si trovano in mare aperto, probabili sorgenti di forti terremoti. Il forte interesse scientifico di quest’area si deve al fatto che in questo settore si sono probabilmente originati i più forti terremoti e tsunami che hanno colpito la Sicilia sud-orientale, causando distruzione e decine di migliaia di morti (come nel 1169 e 1693). Le faglie responsabili di questi terremoti sono ancora incerte. In passato numerosi sistemi di faglie sono stati mappati a terra lungo il fianco sud-orientale dell’Etna (sistema delle Timpe) da diversi gruppi di ricercatori. Altre strutture tettoniche sono state identificate nelle profondità marine durante numerose campagne oceanografiche negli ultimi decenni.

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