Tutte le strade portano al caos - QdS

Tutte le strade portano al caos

Rosario Battiato

Tutte le strade portano al caos

martedì 20 Febbraio 2018

Viabilità siciliana disastrosa e pericolosa per gli automobilisti: strade comunali e provinciali ridotte a una groviera. Dal Governo nazionale i fondi per le manutenzioni, inutili senza progetti

PALERMO – L’intesa è sancita. All’inizio di febbraio la Conferenza Stato-Città e autonomie locali ha fissato i criteri e le modalità per l’assegnazione delle risorse per il finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di Province e Città metropolitane. Un malloppo da 1,6 miliardi fino al 2023.
Adesso che i soldi ci sono occorre lavorare per non perderli: “Le risorse sono trasferite alle Province e alle Città metropolitane interamente per ciascuna annualità secondo il piano di riparto” ma soltanto in seguito all’approvazione dei “programmi articolati per ciascuna annualità di finanziamento, entro il 30 giugno di ogni anno”, si legge nel decreto. Il programma, che deve essere redatto dalle Province e dalle Città metropolitane entro un mese dall’entrata in vigore del decreto, contiene “interventi di manutenzione caratterizzati da urgenza e si potrà procedere anche in presenza una ridotta base informativa, purché la tipologia, la localizzazione e la priorità degli interventi programmati siano individuati avendo in considerazione principalmente la sicurezza stradale, la tutela delle utenze deboli, la salvaguardia della pubblica incolumità, la riduzione dell’esposizione del rischio idrogeologico”.
Per gli anni successivi i tempi saranno ancora più stretti: il trasferimento delle risorse relative al periodo 2019-2023 sarà effettuato sulla base di un programma quinquennale che Province e Città metropolitane dovranno presentare inderogabilmente entro il 31 ottobre prossimo.
Per i programmi ci sono criteri precisi: tra le altre cose cronoprogramma, schede descrittive e riepilogative, nonché collaudo o certificazione di regolare esecuzione dei lavori entro il 31 marzo dell’anno successivo. In caso di durata pluriennale bisognerà realizzare un monitoraggio relativo all’anno di riferimento. Chi sbaglia o ritarda perde l’opportunità: per mancata o parziale rendicontazione degli interventi viene disposta la revoca delle risorse per la quota non spesa.
Per gli Enti siciliani comincia una grande sfida, considerando che non sempre il personale si è dimostrato all’altezza delle necessità progettuali e che la caotica situazione di ex Province e Città Metropolitane dell’Isola non sembra rappresentare la situazione migliore per procedere all’avvio dei progetti.
 
1. Sul piatto 1,6 miliardi da quest’anno al 2023
Via libera al fondo di manutenzione straordinaria delle strade di competenza delle Città metropolitane e delle Province previsto dalla legge di bilancio per il 2018. L’ammontare complessivo vale circa 1,6 miliardi di euro per i prossimi cinque anni (120 milioni di euro per il 2018 e 300 milioni di euro all’anno per il periodo 2019-2023).
Circa un quarto dei fondi totali (24,4%) sarà assegnato alle 14 Città metropolitane, cioè poco meno di 400 milioni di euro. Il dato per provincia premia Roma (54 milioni di euro), che prende circa il doppio di Palermo (26 milioni di euro), Messina (25 milioni di euro) e Catania (24 milioni di euro). Davanti alle isolane si trovano anche Torino (45 milioni), Napoli (39 milioni) e Milano (34 milioni).
Per l’anno in corso sono stati programmati poco meno di due milioni di euro a testa per le tre aree metropolitane isolane, per gli altri anni (2019-2023) una cifra media da circa 4,5 milioni di euro.
 
2. Agrigento, Trapani e Siracusa valgono 12 mln di € a testa
Distribuzione delle risorse che privilegia i territori maggiormente aggrediti dal dissesto. Nell’Isola si registra l’8,6% del fondo nazionale da 1,6 miliardi per la manutenzione delle strade, da distribuire tra il 2018 e il 2023. Dopo le tre aree metropolitane, che assieme si prendono circa 75 milioni di euro, le tre province più finanziate sono Agrigento, Trapani e Siracusa che valgono circa 12 milioni di euro a testa. Segue Caltanissetta a poco più di 9, e quindi Ragusa ed Enna che oscillano tra 8,2 e 8,6 milioni di euro.
La distribuzione dei fondi nel corso del periodo considerato, almeno per l’anno corrente e senza considerare le città metropolitane, oscilla tra i 607 milioni di Enna e i 992 milioni di Siracusa. Dal prossimo anno in poi i valori andranno da 1,5 milioni di euro della provincia ennese a ai 2,4 milioni dell’area aretusea.
Tra le Regioni spicca la dotazione complessiva della Lombardia, che vale poco meno di 180 milioni di euro, e quella dell’Emilia Romagna che supera i 160 milioni di euro.
 
3. I criteri stabiliti da Roma per distribuire le risorse
Il decreto ministeriale di riferimento ha fissato la distribuzione delle risorse sulla base di tre criteri fondamentali: consistenza della rete viaria, tasso di incidentalità e vulnerabilità rispetto a fenomeni di dissesto idrogeologico. L’indicatore finale attribuisce ai vari parametri un peso differente: 78% alla consistenza della rete che si divide tra la combinazione pesata dei parametri di estensione chilometrica della rete stradale provinciale (50%) e numero di veicoli circolanti (28%), incidentalità (10%), vulnerabilità per fenomeni di dissesto (12%) che a sua volta si divide in popolazione a rischio residente in aree a pericolosità da frana su base provinciale (6%) e popolazione a rischio residente in aree a pericolosità idraulica su base provinciale (6%).
L’indicatore ha prodotto un risultato che nel Nord vale il 41% del totale, con proporzionata assegnazione di risorse, 21% al centro e 38% tra il Sud e le Isole. Nell’Isola complessivamente l’indicatore vale l’8,65% del totale. I dati più elevati a Palermo (1,58%), Messina (1,58%) e Catania (1,52%).
 
4. Vulnerabilità delle infrastrutture e rischio dissesto idrogeologico
L’indice di vulnerabilità per frane e alluvioni, che comprende strade e popolazione esposte al rischio, vede Palermo in prima linea, valore complessivo di 1,67% sul totale nazionale, seguita da Messina a quota 0,8% e quindi da Agrigento (0,71%) e Catania (0,60%).
Numeri che trovano conferma anche nella reportistica contenuta nel “Piano regionale di Protezione civile: la vulnerabilità delle infrastrutture stradali ai fenomeni di dissesto idrogeologico”, redatto dal Centro funzionale decentrato multirischio integrato della Regione siciliana, che il 15 febbraio del 2017 ha ricevuto l’apprezzamento dalla Giunta regionale.
Tra il 2002 e il 2016 oltre 9 mila episodi di dissesto hanno coinvolto le strade siciliane, registrando danni per circa 50 milioni di euro all’anno. Andando in dettaglio, scopriamo che su 113 tratti di strade statali, ben 79 hanno avuto dissesti osservati (70% del totale). Si tratta 3.252 km coinvolti su 3.786, pari all’86% del totale.
Per quanto riguarda le strade provinciali, su 1.540 tratti censiti ce ne sono stati 707 con dissesti osservati (46% del totale), pari a 6.714 km su 11.377 (59%).
 
5. La mappatura dei “nodi” e delle situazioni di pericolo
Il dipartimento della Protezione civile ha mappato i punti di intersezione tra rete idrografica e infrastrutture viarie. Si chiamano, entrando maggiormente nello specifico, “nodi” e rappresentano situazioni di potenziale rischio per interferenza tra acque superficiali ed elementi antropici.
“Dai risultati delle osservazioni indirette (è stato adoperato Google Earth, nda) – si legge nel rapporto – si deduce che nel territorio regionale si riscontrano diffuse anomalie idrauliche soprattutto nell’ambito del reticolo idrografico minore e, in maniera ancora più grave, in corrispondenza degli agglomerati urbani, in specie quelli costieri, laddove spesso vengono disattesi i più elementari criteri volti al rispetto del deflusso naturale delle acque superficiali”.
Nel complesso sono stati calcolati 15.228 nodi a rischio potenziale – senza considerare quelli classificati a rischio basso – e tra questi oltre 2 mila lungo le strade statali, 5.448 per le strade provinciali, 109 per quelle comunali. L’area siciliana maggiormente coinvolta è quella peloritana che si prende il 23% del totale per 3.557 nodi censiti sul suo territorio, seconda soltanto a Palermo con 3241 (21%). Dall’altra parte della classifica si piazza Ragusa con appena 534 nodi, pari al 4% del totale regionale.
 
6. Incidenti: nelle aree urbane i numeri più preoccupanti
Stando all’ultimo aggiornamento prodotto dall’Istat sull’argomento, nel 2016 sono state 192 le vittime sulle strade isolane. Lo spaccato statistico che riguarda l’abitato urbano registra la presenza dell’80% degli incidenti e del 60% delle morti totali. In particolare, le città metropolitane si prendono il 65% del totale regionale di morti e incidenti.
Analizzando ancora più attentamente i dati disponibili, è possibile evidenziare come siano stati poco meno di 4 mila gli incidenti che hanno riguardato le strade urbane (il report citato include anche provinciali, statali e regionali entro l’abitato) dei comuni capoluogo di Palermo, Catania e Messina, cioè circa un decimo del totale degli incidenti registrati nei quattordici principali comuni del territorio italiano.
In termini di vite umane, si contano complessivamente 56 vittime, pari al 17% del conto totale dei grandi comuni (329). Un dato che vale inoltre 5.800 feriti, cioè il 10% dei 59.399 registrati negli altri centri. Palermo e Catania occupano rispettivamente il quinto (25 morti) e il sesto posto (20) nella graduatoria nazionale dei grandi comuni. Il dato si allarga se si considerano la situazione relativa alle Città Metropolitane: a Palermo il numero degli incidenti è passato da 2.405 (2015) a 2.548 (2016), il numero di decessi da 18 a 29.

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