Confindustria: più lavoro e investimenti, meno debito - QdS

Confindustria: più lavoro e investimenti, meno debito

Carlo Alberto Tregua

Confindustria: più lavoro e investimenti, meno debito

martedì 20 Febbraio 2018

Silenzio sulle disfunzioni della Pa

La grande kermesse di Confindustria, svoltasi a Verona venerdì 16 febbraio, nella quale hanno presenziato forse duemila imprenditori, nella grande sala della Fiera, è stata l’occasione per mandare un messaggio ai competitori della campagna elettorale, che per fortuna si concluderà fra 14 giorni.
Non se ne può più di tutto il bla bla ripetitivo dei protagonisti maggiori e minori che ripetono come macchinette il loro punto di vista e le mirabolanti cose che intendono fare in caso di vittoria. Su un punto sono d’accordo e cioè che queste elezioni non chiariranno lo scenario politico.
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha fatto un intervento preciso, delineando l’azione politico-industriale della propria organizzazione che ha condensato in uno slogan: più lavoro, più investimenti, meno debito.
L’assenza di qualunque rappresentante politico nell’assise è stato un segnale chiaro di non volersi infilare in una sorta di diatriba dalla quale non uscirà alcun vincitore, ma saranno tutti perdenti perché continuano a far perdere tempo al Paese, mentre ci sarebbe urgenza di una svolta.
 
Il lavoro si crea successivamente agli investimenti, pubblici e privati, quindi l’ordine degli obiettivi, secondo Confindustria, andrebbe rovesciato: investimenti per creare posti di lavoro, ricchezza e nuove entrate tributarie.
Dare assegni a tutti, veri o falsi bisognosi, è un modo di disincentivare la creazione di lavoro, anzi è un incentivo a non cercare e a non creare nuovo lavoro. Questa è una delle osservazioni di Boccia.
Per quanto concerne il debito sovrano, vi è stata un’affermazione significativa e cioè il bisogno di equità generazionale. Significa caricare sulla nostra generazione gli oneri del debito pubblico per scaricarle dalle spalle di quelle future.
Questo è esattamente il contrario di quello che hanno fatto in questi ultimi decenni i governi di Centro-destra e Centro-sinistra, provocando rabbia e delusione notevole nei cittadini, i quali reagiscono (male) nel non andare a votare o votando il Movimento cinque stelle che, per fortuna, c’è come contrasto alla partitocrazia imperante.
 
Un altro punto ha evidenziato Boccia: la necessità di ripristinare il primato della politica sulla burocrazia. è lamentela comune che burocrati europei fanno e disfano quello che vogliono, approfittando della debolezza politica dell’Unione. ma solo con molto ritardo ci si accorge dello stesso difetto in Italia e cioè che la dirigenza burocratica nazionale, regionale e locale, di fatto guida i politici.
Ecco quindi che va rimesso a posto il meccanismo, riportando la politica al suo ruolo, che è quello di guida, e la burocrazia al proprio, cioè quello di eseguire e adempiere le direttive ricevute.
Sull’Europa ha discusso l’ex presidente della Commissione europea ed ex primo ministro del Portogallo, Manuel Barroso, ricordando che, di fatto, l’Europa marcia a due velocità, con un gruppo di Paesi trainanti ed altri che faticano anche a stare in coda.
La frattura fra testa e coda diventa sempre più ampia perché in questi sessant’anni non si sono costituiti gli Stati Uniti d’Europa come si doveva fare.
 
Meno debito, dice Boccia. Ci sono 2.256,1 miliardi al 31 dicembre 2017, ben 38,4 miliardi in più rispetto a un anno prima: altro che meno debito. Affermare, come fanno le facce di bronzo, che il debito è sceso confligge con la verità.
Però il debito pubblico va diminuito, per pararsi il colpo dal sicuro aumento degli interessi, da 60 a 80 miliardi, non appena i tassi diventeranno normali, e non più drogati artificialmente da Mario Draghi.
Oltre a questa necessità, vi è quella di scaricare chi verrà dopo di noi da questa enorme massa di cambiali, firmate da politici alla ricerca del consenso scambiato col favore.
Un punto non ha toccato Boccia: la Questione morale, che è a monte di tutti i comportamenti. Occorre che le istituzioni rimettano in capo a qualunque loro azione i valori di merito, responsabilità, giustizia ed equità. Ma questo Boccia non l’ha detto.

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