La Sicilia non attira gli imprenditori esteri - QdS

La Sicilia non attira gli imprenditori esteri

Paola Giordano

La Sicilia non attira gli imprenditori esteri

mercoledì 21 Febbraio 2018

Secondo l’indagine di Unioncamere-Infocamere sulle attività guidate da stranieri per il 2017, è l’unica regione con saldo negativo. Su 1.888 aziende nate ne sono cessate 2.057.Nell’Isola solo il 6% condotte da forestieri

CATANIA – L’Isola non è una regione “attrattiva” per gli imprenditori stranieri. A decretarlo è l’indagine condotta da Unioncamere – Infocamere riguardo alla presenza in Italia di imprese guidate da persone nate all’estero.
 
Stando ai dati rilevati dal report, la Sicilia è, infatti, l’unica regione italiana ad aver registrato per il 2017 un saldo negativo per le nuove aziende straniere iscritte al registro delle imprese e quelle, gestite da forestieri, che invece hanno chiuso i battenti: a fronte delle 1.888 imprese aperte nell’Isola nel corso dello scorso anno, quelle cessate sono ben 2.057.
 
Eppure quella delle ditte costituite da cittadini provenienti da fuori è diventata ormai una cospicua quota del tessuto imprenditoriale nazionale, all’interno del quale è ben il 9,6 per cento delle oltre 6 milioni di aziende presenti in Italia ad essere amministrata da imprenditori non italiani: una percentuale nettamente più consistente rispetto al più modesto 6 per cento registrato nell’Isola. Vale a dire, guardando ai valori assoluti della Sicilia, che solo 27.641 delle imprese registrate (su un totale di 462.625) sono guidate da forestieri. Il 6 per cento, appunto.
 
Meno “allettanti” della nostra Regione per gli impresari stranieri solo la Puglia, che su oltre 380 mila imprese conta meno di 19 mila aziende straniere (4,9 per cento), e due tra le regioni italiane territorialmente più piccole, ovvero la Basilicata, che tra le sue 60 mila imprese ne ha poco più di 2 mila capeggiate da forestieri (3,5 per cento), e la Valle d’Aosta, che di imprese straniere ne registra 669, a fronte di un totale di circa 12.500.
 
Sul podio della concentrazione di imprenditoria straniera si piazzano invece al primo posto la Toscana (che conta ben il 13,2 per cento di aziende forestiere), seguita dalla Liguria (12,6 per cento) e, con un ex equo, dalla Lombardia e dal Lazio (11,9 per cento).
La graduatoria provinciale non fa altro che confermare il trend registrato a livello regionale: in nessuna delle nove province dell’Isola la quota di imprese straniere, sul totale delle aziende registrate, supera la media nazionale del 9,6 per cento. Si avvicina a tale cifra solo Agrigento, le cui 3.232 imprese capitanate da stranieri costituiscono l’8 per cento del totale, mentre le altre province siciliane oscillano tra il 4,3 per cento di Enna e il 7,8 per cento di Palermo. Nulla a che vedere, insomma, con la percentuale registrata nella provincia leader della concentrazione di imprese a guida straniera, Prato, dove in tre imprese su dieci le redini sono nelle mani di forestieri.
 
Poche sorprese anche sul fronte del tasso di crescita: bene solo Trapani e Agrigento che con un + 5,8 e un + 5,5 per cento superano ampiamente la media italiana ferma al 3,4 per cento, piazzandosi rispettivamente quarta e quinta nella classifica generale. Siracusa eguaglia il valore nazionale, mentre le restanti province isolane registrano tutte un tasso di crescita più basso: mentre Messina e Caltanissetta sono entrambe salde a + 3,3 per cento, Catania si stacca dalle “sorelle” di un solo decimo (3,2 per cento). Seguono, a distanza, Enna (+ 2,2 per cento) e Ragusa (+ 2,1 per cento). Raschia il barile della classifica Palermo, che davanti al suo 11,2 per cento riporta un segno meno: un risultato che le consegna lo scettro di unica provincia in tutta Italia a registrare un tasso negativo a doppia cifra.
 
Al di là dei numeri – piuttosto sconfortanti – l’immagine che viene a galla dall’indagine dell’Ente che coordina il sistema camerale nazionale è quella di una Sicilia che, nel campo dell’attrattività imprenditoriale, dimostra di essere, in sostanza, una Regione senza infamia e senza lode, incapace di conquistare impresari forestieri. Una Regione “inospitale”, insomma. Almeno per gli imprenditori stranieri.

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