Un dg della Regione guadagna come Obama - QdS

Un dg della Regione guadagna come Obama

Carlo Alberto Tregua

Un dg della Regione guadagna come Obama

mercoledì 13 Gennaio 2010
L’etica nella politica è un optional. Diversamente, prima di spendere i soldi dei cittadini, i responsabili (o irresponsabili) delle Istituzioni dovrebbero essere accorti e parsimoniosi. Invece, continuano a spendere ed approvarsi leggi per finanziare una politica inconcludente, piena di privilegi,  sprechi e spese ingiustificate.
È notizia di questi giorni  che ai partiti sono stati rimborsati ben cinquecentotre milioni per le elezioni politiche del 2008. La Corte dei Conti ha precisato che in quindici anni lo Stato ha versato agli stessi ben 2,2 miliardi di euro. Desta scandalo che i rimborsi siano molto superiori alla spesa dichiarata, spesso gonfiata.
Facciamo alcuni esempi: il Pdl ha dichiarato una spesa di 69 milioni, accertata per 54 milioni, i rimborsi sono saliti a 206 milioni. Il Pd ha dichiarato 18 milioni di spesa, accertata 18 milioni, rimborsati 180 milioni, dieci volte di più. L’Mpa ha dichiarato ottocentomila euro di spesa, accertata 800 mila euro, il rimborso ha sfiorato i cinque milioni.

Destano più scandalo gli emolumenti annui che vengono corrisposti a vertici amministrativi e politici. Per esempio, i segretari generali di Senato e Camera con quattrocentottantamila euro, il presidente della Rai con quattrocentocinquantamila, il dg del Comune di Torino con quattrocentoseimila  euro.
La Regione siciliana è munifica con i propri dirigenti generali che percepiscono compensi complessivi per duecentocinquantamila euro. Uno di essi, nel governo Lombardo bis, percepiva ben 1,5 milioni di euro, sempre con riferimenti all’anno ed al lordo di imposte.
Perché il ceto politico è sordo alla crisi che attanaglia tanti italiani e tanti siciliani? Perché mette i paraocchi e i tappi alle orecchie per non udire i lamenti dei sei milioni di poveri e più, che circolano nel territorio nazionale? Come fanno a dormire la notte, sapendo che tanti concittadini sfortunati non hanno l’indispensabile per sopravvivere, mentre loro percepiscono compensi enormi?

 
Qualcuno potrebbe accusare queste argomentazioni di demagogia. Come se fosse un’accusa alla ricchezza. Infondata. La questione non riguarda coloro che producono ricchezza, dalla quale traggono i loro giusti compensi. Ma chi percepisce un emolumento molto superiore in rapporto a quanto produce. Il rapporto consiste nel confronto fra soggetti che hanno pari responsabilità e compiti, ma percepiscono compensi fortemente differenziati.
Il presidente della Provincia di Bolzano, con trecentoventiquattromila euro, ha un emolumento ingiustificato se confrontato a qualunque altro presidente delle 106 province italiane. Il compenso di quattrocentottantacinquemila euro del segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana è incommensurabilmente più alto di quello dei colleghi delle 19 Regioni.
Potremmo fare altri esempi, tutti con questa stessa sproporzione.
 
Barack Obama, presidente degli Stati Uniti – la più grande economia del mondo, con i suoi 13 mila miliardi di dollari di Pil contro i circa dieci di tutti i 27 Stati dell’Ue – percepisce un compenso annuo di duecentottantatremila dollari. Si tratta di un esempio di modestia e sobrietà che i nostri politici e burocrati non vogliono lontanamente vedere, tanto il cittadino paga tutto.
La differenza fra una vera e grande democrazia, che ha tante colpe, e la nostra piccola democrazia, sta nel fatto che vi sono infiniti privilegi difesi con le unghie e con i denti dalle corporazioni della spesa pubblica. La quale ha superato, nel 2009, gli ottocento miliardi euro contro un Pil che sarà di  millecinquecento  miliardi.
Come è nostra abitudine diamo i numeri perché indicano con immediatezza situazioni di fatto che le parole possono confondere.
La politica è servizio, una frase che riempie la bocca di tanti uomini politici. Bisognerebbe aggiungere: di se stessi. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Bisognerebbe aggiungere: degli altri. Lo stivale è la Patria del diritto. Il compianto Enzo Biagi aggiungeva: e del rovescio, ricordando che gli italiani corrono sempre in soccorso dei vincitori.

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