Che bello essere stato sempre precario - QdS

Che bello essere stato sempre precario

Carlo Alberto Tregua

Che bello essere stato sempre precario

giovedì 22 Febbraio 2018
Mio padre ha lavorato sessant’anni (da 9 a 69), era povero in canna e nella sua vita è stato sempre precario, nel senso che non è mai dipeso da nessuno. Con immensi sacrifici e attraverso due guerre, con onestà e abnegazione, ha dato ai figli una discreta base economica.
Io ho lavorato sessant’anni (da 18 a 78) e sono stato sempre precario, cambiando sei volte la mia attività. Una di queste ha riguardato l’insegnamento che ho fatto per soli 16 anni, entrando nella scuola attraverso il portone principale, cioè vincendo il concorso a cattedra.
Sono reo confesso, cioè un pensionato baby che continua a percepire un assegno superiore ai contributi versati. Ho più volte denunziato questa anomalia, chiedendo una legge dello Stato che ricalcolasse le pensioni col metodo contributivo, eliminando la stortura di pagare i pensionati con una parte che a loro non compete perché non hanno versato i contribuiti.
Per compensare questa stortura ho sempre devoluto la parte indebita di pensione a enti del Terzo settore.
 
Scusate questa breve digressione, raccontandovi questioni personali. L’ho fatto perché mi è divenuto insopportabile questa litania sui precari, gente che continua ad affidare agli altri il proprio futuro e quello dei propri figli, quando ne hanno.
Mi dispiace molto vedere che politici inetti e incapaci sostengono la campagna pro precari e ovviamente mi dispiace sentire i sindacati che continuano in questa direzione.
Quanto precede è diseducativo perché viola il principio che ammonisce: “Aiutati che Dio ti aiuta”.
Chi studia molto, a scuola e all’Università, prende l’ascensore sociale che è quello delle conoscenze, diventa competitivo nel mondo del sapere e trova lavoro o, in qualche caso, se lo inventa.
Sono testimoni di quanto precede migliaia di siciliani, brillanti, capaci e intraprendenti che quando vanno in giro per il mondo diventano eccellenti e, come si suol dire, fanno fortuna.
Non solo nel campo del business, ma anche in quello delle professioni gli italiani eccellono nel mondo. L’attuale presidente della Cedu (Corte europea dei diritti dell’Uomo) è un valente magistrato italiano: Guido Raimondi.
 
La capacità è la voglia di fare sacrifici, di subordinare l’oggi al domani, di prendere batoste che fanno cadere e subito rialzarsi. Sono questi alcuni elementi per affrontare la vita in maniera orgogliosa, senza farsi abbattere dalle sofferenze, che poi sono quelle che rinforzano il carattere.
Nel mondo del lavoro, ci sono tanti smidollati e sfaticati che pensano alla vita come fosse un Eldorado. Non è così. Bisogna impegnarsi e fare tutto il possibile per affrontare le avversità, tentando di superarle. Per far questo, occorre sapere e ingegnarsi continuamente, mentre in giro si diffonde sempre più l’ignoranza, spinta dalla mania degli smartphone.
Internet è un grande progresso per l’umanità, di per sé. Essere collegati nel mondo, via etere, consente di conoscere cose che prima non si sognavano neanche. Addirittura, la ricerca porterà nel breve a diffondere internet sotto i mari: un’altra rivoluzione alla vista.
 
Questo non è un inno alla libertà dal lavoro, ma alla potenzialità che ha ogni persona, ovunque sia nata e a qualunque ceto sociale appartenga, di competere, compensando un eventuale punto di partenza basso con le proprie capacità e la voglia di rendersi competitivo.
Si capisce che questo non è facile, ma vivere non è facile. è il continuo impegno e la continua abnegazione che ci consentono di superare gli ostacoli, anche quelli più elevati, con animo positivo, pensando che anche l’impossibile si può fare.
Ma si prendono anche legnate: è la vita. Esse non ci devono fare deprimere, ma dare la forza e la voglia di ricominciare senza arrendersi mai.
Purtroppo la cultura del favore, che è l’opposto della cultura del merito, e un mammismo esasperato diffuso nel Mezzogiorno, stanno rovinando i giovani meridionali perché nella loro mente si radica il convincimento che ci deve essere qualcun altro che faccia qualcosa per loro.
Non è così: ognuno deve pensare che può farcela con le proprie forze, anche non dormendo la notte, rinviando svaghi e divertimenti a quando avrà raggiunto il proprio obiettivo. Avanti con la forza della mente!

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