Questione meridionale ultima nei programmi - QdS

Questione meridionale ultima nei programmi

Carlo Alberto Tregua

Questione meridionale ultima nei programmi

giovedì 01 Marzo 2018

Il Sud dimenticato dai partiti

La Questione meridionale risale all’Unità d’Italia, cioè a 157 anni fa. Fra allora e oggi, il Meridione non è riuscito a progredire insieme al resto del Paese. Piuttosto, è andato indietro.
Quando i Borboni regnavano nelle Due Sicilie, Napoli era il porto più importante del Mediterraneo, nei forzieri delle casse del Regno vi erano riserve di notevole portata, i bond di allora rendevano bene e quindi erano valutati al di sopra del valore nominale.
Contestualmente, i bond dell’epoca del Regno sabaudo rendevano poco e il loro valore era ampiamente al di sotto del valore nominale.
Con l’annessione del Sud al Regno d’Italia, furono trafugati tesori di ogni genere, dipinti, statue e altro. Ai Florio furono tolte le concessioni di trasporto, industrie in Calabria vennero sradicate: lo scempio di una realtà importante nella Penisola, allora frazionata in piccoli statarelli.
 
Il primo ministro dell’epoca, Camillo Benso conte di Cavour, morto nel giugno del 1861, pochi mesi dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia (17 marzo) non ebbe il tempo di fare come Helmut Kohl in Germania nel 1989. E la Questione meridionale italiana non fu affrontata nemmeno dai successori di Cavour, a partire da Bettino Ricasoli in poi.
Kohl, invece, si dimostrò un grande padre della Repubblica tedesca, investì immense risorse nei Länder dell’Est, cosicché a meno di venti anni da quella gigantesca operazione, la Germania ha un Pil pro capite, un reddito pro capite e un’occupazione omogenea da Est a Ovest.
In questi 157 anni di Unità d’Italia, invece, il Meridione del nostro Paese è rimasto indietro rispetto alle Regioni del Nord e a quelle più ricche del Paese. Tutti i principali parametri economici del Mezzogiorno sono indietro, a cominciare dal tasso infrastrutturale, che in Sicilia è di circa un terzo in meno rispetto a quello della Lombardia.
Della Questione meridionale si sono occupati letterati, storici e politici fra i quali i Giustino Fortunato, Sidney Sonnino, Leopoldo Franchetti, Antonio Gramsci, Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini, proponendo soluzioni che nessun Governo ha mai attuato.
 
La causa principale dello stato arretrato del Sud deve imputarsi a una classe politica post guerra che ha investito la maggior parte delle risorse pubbliche nel Centro-Nord.
Per la verità, però, vi fu un tentativo di riequilibrare lo stato dei fatti, con l’invenzione nel 1950 della Cassa per il Mezzogiorno, mediante cui furono riversati al Sud decine e decine di miliardi di lire. Ma una classe politica meridionale scadente e collusa fece arrivare poca parte di questi cospicui finanziamenti al territorio. Quindi non decollarono le opere pubbliche e quei pochi impianti industriali che nacquero non si attivarono.
La responsabilità dell’arretratezza del Sud è, in maggiore misura, della classe politica meridionale, sempre prona e con la mano tesa, da mendicanti, nei confronti del potere romano.
 
In questa campagna elettorale, non abbiamo sentito un programma serio per riequilibrare Nord e Sud del Paese. Anche il tentativo di Matteo Salvini di estendere la Lega, non più “Nord”, a tutta l’Italia non ha portato elementi di novità in questo campo.
Neanche Berlusconi, che è stato colui che ha più parlato del Ponte sullo Stretto – peraltro promesso dall’allora vice presidente del Consiglio Francesco Rutelli e da Walter Veltroni – è mai andato oltre la firma del contratto. A riguardo, suona strano il fatto che molti vertici istituzionali parlino di un manufatto di 8 miliardi quando il costo per lo Stato è di poco meno di 3.
Luigi Di Maio, campano di Avellino, nel suo programma pentastellato non dedica neanche una parola alla Questione meridionale: il che la dice lunga.
Matteo Renzi, col suo Governo, ha fatto 15 Patti per il Sud che stentano a decollare ma hanno comunque una valenza locale e non generalmente strutturale. Paolo Gentiloni, con il suo Governo, sembra aver dimenticato l’esistenza dell’Agenzia per la coesione territoriale, la cui direttrice, Maria Ludovica Agrò, è stata ospite del nostro Forum pubblicato il 4 luglio del 2015.
La Questione meridionale è dunque la grande assente di questa campagna elettorale. Occorre votare di conseguenza, ma votare!

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