Elezioni, in Sicilia l'astensionismo più alto - QdS

Elezioni, in Sicilia l’astensionismo più alto

Raffaella Pessina

Elezioni, in Sicilia l’astensionismo più alto

martedì 06 Marzo 2018

Si attesta al 62,72% l’affluenza alle urne, la più bassa del Paese. Al Sud trionfo M5s. Renzi: “Lascio la guida del Pd”

PALERMO – Concluse le votazioni per il rinnovo del Parlamento nazionale, si fanno i conti non solo con i risultati ma soprattutto con i dati di affluenza alle urne. La Sicilia ha registrato la più bassa affluenza al voto in Italia.
Ha votato infatti il 62,72% degli aventi diritto, un dato in calo rispetto alle precedenti politiche quando aveva votato il 64,58% degli elettori.
 
La provincia con la più bassa di affluenza è Agrigento col 59,15%, seguita da Caltanissetta col 59,4%. Messina è la provincia con l’affluenza più alta: 65,25%. A Catania ha votato il 64,09% degli aventi diritto, a Enna il 64,84, a Palermo il 61,47, a Ragusa il 64,69, a Siracusa il 62,03, a Trapani il 63,17%. Come da tradizione, al Sud c’è stata la più alta quota di astensione delle urne: dopo la Sicilia ci sono Calabria (63,54% al Senato e 63,65 alla Camera) e Sardegna (65,83% al Senato e 65,40% alla Camera).
 
Entusiastiche le prime reazioni al risultato conseguito dal Movimento Cinquestelle. Giancarlo Cancelleri, vice presidente dell’Ars, ha commentato positivamente: “Siamo la prima forza politica della Sicilia con quasi il 50% dei voti; abbiamo confezionato un bel cappotto agli avversari: 28 a 0; abbiamo vinto in tutti i collegi uninominali dell’Isola”. Rosario Crocetta (Pd), ex presidente della Regione siciliana, non candidato in queste elezioni per decisione della segreteria nazionale auspica una alleanza tra Pd e Movimento Cinquestelle.
 
Adesso il Pd dichiari subito la disponibilità a supportare, anche dall’esterno, un governo a guida M5S. Renzi – ha aggiunto Crocetta – ha avuto quello che merita, causando, in prima persona, una sconfitta che non riuscivano ad immaginare, poiché completamente distanti dalla società. Renzi voleva i voti a favore di un partito di sinistra, attraverso politiche di destra, candidando uomini di destra, impresentabili e cortigiani”.
 
Il plebiscito al Sud decretato dall’elettorato è stato commentato dal presidente della Regione Nello Musumeci: “Il voto delle elezioni politiche deve spingerci ad alcune riflessioni e non basta, anche se fa piacere, evidenziare che il centrodestra sia la coalizione più votata in Italia, perché il risultato nelle regioni del Sud è il segnale di un malessere profondo che investe le popolazioni più toccate dalla crisi. In Sicilia, la nostra proposta politica, alle elezioni regionali, ha trovato il consenso maggioritario dei cittadini proprio in ragione della necessità di rispondere al loro disagio con azioni di governo precise, respingendo velleità e facili demagogie. Come abbiamo chiesto il rispetto di quel voto, così abbiamo profondo rispetto per quello di ieri, e sappiamo bene che per i prossimi cinque anni saremo chiamati a promuovere nell’Isola tutte le azioni possibili per fare crescere l’economia, ridurre la povertà, diminuire le differenze”.
 
Ora si dovranno stabilire a livello nazionale i nuovi equilibri con le relative alleanze per rendere governabile il paese, e tali decisioni dovranno essere adottate anche a livello locale. Ma c’è chi ha abbandonato la barca il giorno prima del suo affondamento come l’ex deputato regionale del Pd Pippo Di Giacomo che la sera prima dello spoglio elettorale ha scritto in una nota di lasciare il partito perché non si riconosce più in questa compagine politica. “Non ha affatto la fisionomia di quel partito che abbiamo fondato nel 2007 – ha detto Di Giacomo e del quale sono stato il primo segretario provinciale. Mi pare adesso una Democrazia Cristiana senza però il peso specifico politico dei suoi esponenti storici, una specie di ascensore o pullman dal quale ognuno scende e sale quando gli pare per fare i comodi propri, con ampia avallo dei dirigenti locali e nazionali, le cui scelte non condivido e dalle quali non ho inteso prima e a maggior ragione non intendo adesso prendere ordini: addirittura, con trent’anni di coerenza alle spalle, ho dovuto sopportare insulti e bacchettate da qualche attivista dell’ultima ora a gettone”.
 
“In queste condizioni, in attesa che cambi qualcosa – ha concluso Di Giacomo – mi sospendo senza passare ad alcun altro schieramento, ma mi candido a Sindaco di Comiso. Soddisfatto Gianfranco Miccichè di Forza Italia che ribadisce come il consenso per Forza Italia attuale rispetto alle regionali sia cresciuto di 5 punti. Al contrario Vincenzo Figuccia ha detto che la politica dei privilegi ha fallito.
 
“Il centrodestra in Italia perde a causa della dèbâcle ottenuta in Sicilia, dove i candidati poco autorevoli calati dall’alto non piacciono alla gente. Adesso rinnovamento di idee progetti e nuova classe dirigente. Il presidente dell’Ars ne prenda atto e si dimetta".

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