Il profumo del fare il piacere del sapere - QdS

Il profumo del fare il piacere del sapere

Carlo Alberto Tregua

Il profumo del fare il piacere del sapere

giovedì 08 Marzo 2018
Il Barnum delle chiacchiere, delle fandonie, delle promesse a vuoto, delle illusioni e di altre vuote indicazioni similari è per fortuna finito.
Il nostro Paese si è tristemente dotato di una classe politica insufficiente e di una classe burocratica incapace, cosicché nessuno pensa al bene comune, che è l’interesse nazionale, mentre tutti pensano alle proprie parroccchie, alle proprie famiglie, ai propri amici e agli amici degli amici.
L’Italia è rimasto il Paese delle corporazioni fasciste, dei gruppi di potere, delle organizzazioni intermedie, insomma di coloro che rappresentano interessi particolari.
La conseguenza di quanto precede è il ritorno all’ignoranza, un guaio tremendo perché, come è noto, l’ignorante è peggiore del delinquente.
Meglio avere a che fare con un delinquente intelligente piuttosto che con uno onesto ignorante. Tutti costoro ignorano quanto è gratificante il piacere del sapere.
 
Chi possiede il sapere è normalmente egoista, non vuol dividerlo con altri perché sa bene che il sapere è potere. Il potere gratifica l’uomo più del sesso e infatti in nome del primo si commettono quantità enormi di delitti, ben di più di quelli che si commettono in nome del sesso.
La differenza tra classi sociali di una Comunità diminuisce attraverso il cosiddetto ascensore sociale, cioé attraverso scuola e università che dovrebbero infondere saperi nella testa dei giovani, nonché competenze, in modo da poterle utilizzarecome armi più appropriate nella competizone della vita fatta di lavoro, di affetti e di attività sociali.
Chi non sa non vale, si usa dire, ma spesso chi non sa, non sa di non sapere o chi sa ha la consapevolezza di non sapere. Avere cognizione dei nostri limiti dà la spinta per spingere in avanti tali limiti. Avere cognizione della nostra nullità di fronte all’immensità deve stimolarci ad un impegno maggiore per capire di più i misteri dellla vita e la vita stessa.
Guai a chi si rammolisce, a chi si arena e si culla nel presente, guai a chi non ha progetti concreti: tutti costoro sono destinati a restare nel nulla del fare perché sono nel nulla del sapere. Questo stato mentale è il peggiore di un essere umano.
 
Chi è in possesso di conoscenze, piccole, grandi e medie, è nelle condizioni di fare, di operare, di lavorare per realizzarsi attraverso risultati che sono frutto di operosità, di intelligenza, di impegno e soprattutto di sacrifici.
Quei sacrifici che dovrebbero essere insegnati ai giovani a cominciare da sei anni, senza dei quali non si cresce, non si matura e quindi non ci si mette nelle condizioni di diventare adulti.
Soprattutto con il sapere si può fare meglio perché si è in condizione di scegliere le strade più brevi e funzionali per percorrere un tragitto indispensabile dal punto A al punto Z.
Non ci riferiamo solo al percorso lavorativo, ma a quello della vita che parte dal primo vagito, momento in cui comincia il countdown, che alla fine determinerà il termine della stessa. Il percorso della vita può essere gratificante o avvilente: a noi la scelta.
 
Il profumo del fare, il piacere del sapere. Ma ci pensate come è bello essere attivi, muoversi con costrutto, continuamente, portare a casa la spesa. è anche divertente perché si vede che le nostre capacità si mettono a profitto, per noi stessi e per gli altri.
In questi ultimi decenni, purtroppo sentiamo, da quasi tutti, i diritti urlati, mentre non sentiamo i doveri che rimangono taciuti.
È proprio questo il difetto del nostro Paese: quando tutti chiedono diritti, ma dimenticano di fare prima il proprio dovere, una Comunità non funziona.
Sono gli insegnanti a scuola e i professori universitari che dovrebbero inserire nella testa dei loro allievi anzitutto le regole etiche della convivenza e solo dopo l’oggetto del loro insegnamento.
Ma per far ciò gli insegnanti di tutti i livelli dovrebbero possedere i requisiti necessari per trasferire le cognizioni.
Dobbiamo rilevare con amarezza che i saperi degli insegnanti sono molto calati in qusti ultimi trent’anni e non si vede una svolta. Ma bisogna essere ottimisti e guardare avanti perché, comunque, la situazione si evolverà in quanto dopo le vacche magre, magari tardi, arrivano le vacche grasse.

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