Mobilità, energia, acqua e aria, città siciliane poco "intelligenti" - QdS

Mobilità, energia, acqua e aria, città siciliane poco “intelligenti”

Rosario Battiato

Mobilità, energia, acqua e aria, città siciliane poco “intelligenti”

venerdì 09 Marzo 2018

Istituito l’osservatorio sulle smart city dell’Università Bocconi che si aggiunge a tanti studi di settore. Ultimo posto per Trapani, altri quattro centri dell’Isola in fondo alla classifica

PALERMO – Le città del futuro dovranno essere sempre più accoglienti, sostenibili ed efficienti, integrando il rispetto dell’ambiente con il diritto alla mobilità e lo sviluppo socio-economico. Una miscela di elementi che si riassume nel concetto di “smart city” e che condensa la proiezione delle aree urbane urbane verso modelli che siano in grado di supportare la crescita della popolazione e la inevitabile centralità nel processo produttivo.
 

 
 
Non è un caso che in Italia si stiano moltiplicando i rapporti e gli studi per monitorare le tendenze delle metropoli: alla fine di febbraio, nel corso dell’evento “La prossima città”, l’Università Bocconi ha presentato l’osservatorio smart city, mentre già negli anni scorsi un’iniziativa simile era stata lanciata da Ifel-Anci. Una necessità per guidare un processo di sviluppo delle città che al Sud sembra ancora abbastanza difficile.
 
La definizione ufficiale, facendo riferimento alla Partnership europea sulle città e comunità intelligenti (2013), rintracciabile sul sito di riferimento dell’Ue (ec.europa.eu/eip/smartcities/), registra le smart cities come “sistemi di persone che interagiscono e utilizzano flussi di energia, materiali, servizi e finanziamenti per catalizzare uno sviluppo economico sostenibile, la resilienza e un’elevata qualità della vita”. È fondamentale ricordare che “tali flussi e interazioni diventano smart tramite un uso strategico dell’infrastruttura ICT e dei servizi, in un processo di pianificazione e gestione urbana trasparente e rispondente ai bisogni sociali ed economici della società”.
 
A misurare lo stato di salute del sistema italiano ci ha pensato, come ogni anno, il rapporto Icity Rate, realizzato da Fpa, società del gruppo Digital360. Lo studio è stato presentato lo scorso ottobre e ha visto l’analisi dei 106 comuni capoluogo di tutta Italia attraverso numerosi indicatori riconducibili ad alcuni ambiti specifici: povertà, istruzione, acqua e aria, energia, crescita economica, occupazione, cultura e turismo, ricerca e innovazione, crescita digitale, mobilità sostenibile, rifiuti urbani, verde urbano, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance e partecipazione.

Il quadro nazionale premia Milano, come la smart city più avanzata, staccando “le altre città – si legge nel comunicato – in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni”. Ottimi punteggi che però non cancellano le ombre sul consumo di suolo e sulla qualità dell’aria, che nel capoluogo meneghino non sono ancora all’altezza. Seguono Bologna e Firenze, poi, a completare la top ten, ci sono Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena, con segnalazione per il forte blocco di città emiliano-romagnole, esempi di “successo per sostenibilità, inclusione e innovazione”.

Il Sud, come per altri settori, viaggia a velocità decisamente minori. La prima è Cagliari, che si colloca alla posizione numero 47, ma per le siciliane è una vera e propria catastrofe. “La coda del ranking – si legge nella nota – è interamente occupata dalle città meridionali: all’ultimo posto Trapani, preceduta da Vibo Valentia, Caltanissetta, Agrigento, Crotone, Catanzaro, Enna, Catania, Foggia, Benevento”. Tra le ultime dieci posizioni, ce ne sono ben cinque che sono siciliane. La prima isolana è Siracusa, che si trova alla posizione numero 84.

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