Non c'è nulla di più nuovo di una cosa vecchia - QdS

Non c’è nulla di più nuovo di una cosa vecchia

Carlo Alberto Tregua

Non c’è nulla di più nuovo di una cosa vecchia

mercoledì 14 Marzo 2018
Sembra un ossimoro paragonare una cosa vecchia o un fatto esistente a uno nuovo, forse anche da verificarsi. Ma non è così.
È l’incommensurabile ignoranza delle persone cui sembra di scoprire novità quando esse si sono già verificate nei secoli anche più volte.
All’ignoranza si accoppia quasi sempre la supponenza. Infatti è il presuntuoso, cioè colui che ha sensazione di sapere tutto, a discutere e a parlare di cose palesi senza avere la necessaria competenza.
Si dice che la storia è maestra di vita. La verità è che non permette alla gente di capire i fenomeni del passato e gli errori che l’umanità ha commesso, con la conseguenza che gli errori vengono ripetuti, che le atrocità sono replicate in un continuo andamento fra eventi positivi ed eventi negativi.
Se ci fate caso, tutta la vita e i propri meccanismi seguono una ondulazione: una sinusoide con alti e bassi.
 
Dopo il giorno c’è la notte, dopo la luce c’è il buio, dopo la pioggia c’è il sole, dopo la raccolta c’è la semina, dopo la pace c’è la guerra e così via enumerando. Qoelet, il predicatore elenca gli eventi cominciando: “C’è un tempo per ogni cosa”.
È proprio nell’alternanza di fatti fra di loro diversi che la vita si svolge. Ma le persone umane non sempre sono in condizione di capire questi meccanismi. Li vedono ma non li osservano; li percepiscono ma non li spiegano e soprattutto non fanno tesoro delle esperienze altrui, perché ognuno deve poter sbagliare.
Ora, è chiaro che il diritto all’errore sia sacrosanto, ma è altrettanto chiaro che c’è il dovere di non ripetere l’errore: diversamente non si capisce a cosa serva l’esperienza.
Chi non sa questa verità elementare non vive bene e se la prende col fato o con i terzi per la propria incapacità di affrontare e risolvere le avversità che inevitabilmente arrivano.
Non arrendersi mai, risollevarsi quando si cade, tentare, tentare e tentare ancora strade nuove, è il giusto modo per motivare la propria esistenza, senza piagnistei e lamentazioni, ma con il coraggio di affrontare le paure che fanno parte dell’uomo.
 
Le scoperte conseguenti alla ricerca sono spesso frutto di intuito, cui poi deve seguire un duro lavoro. Era quello che ricordava Albert Einstein (1879-1955) quando sosteneva: “L’1% è talento, il 99% è duro lavoro”. Lui sì che se ne intendeva, anche se il suo genio lo ha portato a percepire fatti che la ricerca ha poi confermato solo decenni dopo.
Lo stesso è accaduto con il bosone di Higgs, intuito dallo scienziato quarant’anni prima (1964) e confermato appena nel 2013.
Anziché fare tesoro del passato, molte persone vanno avanti allo sbaraglio, senza la capacità di capire gli eventi e le circostanze, né la capacità di interpretarli in modo da trarne fruttuose indicazioni per i successivi comportamenti.
Per capire quanto precede occorre immagazzinare i saperi, piccoli o grandi, attraverso una vasta lettura, non importa se su carta o su digitale, attraverso il confronto con gli altri e i moniti che provengono dai maestri di vita.
 
Non c’è nulla di più nuovo di una cosa vecchia. Giriamo attorno al nocciolo della conoscenza, con l’accortezza di non considerare ciò che è accaduto in modo tassativo, perché nella vita tutto è relativo, tutto è indefinito, anche perché di verità non ce n’è mai una sola. Per esempio, capita che la verità processuale sia diversa dalla verità vera. Capita anche che persone in buona fede affermino una verità, ma essa non corrisponde alla realtà.
Non è una questione di lana caprina, anche perché c’è un metro per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Questo metro è formato dai valori etici di tutti i tempi, da quelle regole che vanno osservate sempre e comunque e che distinguono il buono dal cattivo.
Chi crede nel supremo architetto deve distinguere i grandi precetti che vi sono nella Scrittura dalle fandonie che uomini delle diverse chiese hanno poi combinato in codici e libri a proprio uso e consumo.
Ma per fare questo occorre leggere la Scrittura e farsi un proprio convincimento anche sulla base di buoni insegnamenti. 

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