Regione, Def senza controlli e cronoprogramma - QdS

Regione, Def senza controlli e cronoprogramma

Carlo Alberto Tregua

Regione, Def senza controlli e cronoprogramma

giovedì 15 Marzo 2018

Trasformare le intenzioni in realtà

La Giunta regionale ha approvato il Documento di economia e finanza lo scorso 13 febbraio, redatto in novanta pagine, che ho avuto cura di leggere.
Il programma è completo. Se si trasformasse in atti operativi e concreti nei tempi strettamente necessari, la Sicilia riceverebbe la necessaria scossa elettrica che le consentirebbe di fare un grosso passo in avanti. Il Def non indica però il cronoprogramma in cui tutte le iniziative debbano (e non possano) essere attuate, per trasformarsi da intenzioni in realtà.
Com’è noto un cronoprogramma stabilisce i tempi in modo rigoroso sia nell’ambito dell’anno che in quello sottostante dei mesi. In assenza di tale cronoprogramma i cittadini non sono in condizione di capire quando gli obiettivi fissati si dovrebbero trasformare in atti concreti.
Vi è un’altra omissione di tipo strutturale: mancano le indicazioni riguardo a quali organi della Regione ricada l’onere di effettuare i controlli tra risultati e obiettivi, da realizzarsi secondo il cronoprogramma richiamato prima.
 
Entrando nel merito, dobbiamo rilevare che il Def indica precisamente l’ammontare del debito regionale fissato in otto miliardi, ma manca l’indicazione relativa alla cancellazione dei crediti del bilancio 2016 per circa 9 miliardi. Si tratta di mancate entrate che non possono essere svanite nel nulla. Appunto, restiamo in attesa che l’assessorato all’Economia ci dica dov’era finita questa cospicua cifra, peraltro scritta sulla carta ma senza alcuna consistenza.
La crescita del Pil reale (pag. 24) è indicata nella misura dell’1% per il 2018 e dello 0,6% nel 2019 e 2020, mentre la crescita del Pil nominale sarebbe del 3,2% nel 2018, del 2,5% nel 2019 e del 2,7% nel 2020.
È chiaro che dobbiamo credere al Pil reale e non a quello nominale. Gli statistici ci propinano realtà inesistenti al solo scopo di confondere i cittadini. Ma noi, che abbiamo il dovere di stare coi piedi per terra, riportiamo i dati reali.
Obiettivo della programmazione è far aumentare l’occupazione (pag. 27) e, quindi, la base produttiva. I due termini andavano invertiti.
 
Le infrastrutture previste sono quelle che conosciamo: per le ferrovie, la Me-Ct-Pa Tav light, il raddoppio della Me-Pa. Per le autostrade la chiusura dell’anello e la Nord-Sud. La questione è in quanto tempo queste opere si realizzino. Non si sa proprio perché manca il cronoprogramma. Per i rifiuti solidi urbani (pag. 56), che ammontano a circa 2,4 mln di tonnellate all’anno (Ispra 2016), il Def non pone alcuna pregiudiziale alla costruzione degli energimpianti, preoccupandosi però di razionalizzare le Srr, una per ogni provincia, con il compito della regolazione del settore dei rifiuti. Ovviamente bisognerà trovare un ristoro finanziario per coprire un debito di 1,2 mld lasciato tristemente dalle Ato. Sull’energia (pag. 59) vi è l’orientamento ovvio a favorire le fonti rinnovabili per diminuire il fabbisogno dal petrolio. La questione risiede nella capacità del competente Assessorato a rilasciare con rapidità le opportune autorizzazioni.
 
Sull’agenda digitale (pag. 68) vi sono le “traiettorie di cambiamento” con sei missioni per rinforzare la capacità d’innovazione della pubblica amministrazione. Dobbiamo registrare l’amara considerazione del Presidente della Regione, Nello Musumeci, il quale man mano che mette il naso anche dentro la digitalizzazione regionale si accorge che l’alba non è ancora nata. Per esempio, è rimasto sorpreso quando il Dg del dipartimento gli ha detto che le buste paga degli stipendi mensili vengono effettuati a mano e non ancora telematicamente.
 
L’arretramento della digitalizzazione aumenta i ritardi e impedisce un processo di rinnovamento essenziale per far fare un balzo all’economia regionale, la quale può avere ossigeno se vengono spesi con rapidità tutti i fondi a disposizione, che fra europei e statali ammontano a circa 15,5 mld. Ricordiamo che per ogni miliardo investito si creano fra otto e diecimila posti di lavoro. Così aumenta l’occupazione, non a parole o esprimendo desideri quasi sempre irrealizzati.

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