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Esplosione a Catania: indagato il Vigile del fuoco in rianimazione

redazione

Esplosione a Catania: indagato il Vigile del fuoco in rianimazione

giovedì 22 Marzo 2018

I reati ipotizzati per il capo squadra dei pompieri - che, viste le condizioni, non sa di essere indagato - sono disastro e omicidio plurimo colposi. Secondo il pubblico ministero si tratta di un atto dovuto. Un testimone ha riferito che il caposquadra ha usato "un arnese per tagliare il lucchetto". Per gli altri Vigili è impossibile

Nell’intervento di soccorso di via Sacchero a Catania, dove è esploso il piano terra di una palazzina, potrebbe essere stata fatta "una cattiva valutazione dei fatti": i pompieri intervenuti avrebbero "lavorato su una porta pensando non fosse collegata allo stesso locale già saturo di gas". E’ l’ipotesi della Procura che ha indagato, come iniziativa preliminare a atti irripetibili, Marcello Tavormina, 54 anni, il capo squadra dei vigili del fuoco travolti dall’esplosione in cui sono morte tre persone – l’anziano che vi abitava, Giuseppe Longo, 75 anni, e due pompieri, Dario Ambiamonte, di 40 anni, e Giorgio Grammatico, di 38 – e sono rimasti gravemente feriti il vigile del fuoco Giuseppe Cannavo’, 36 anni, e lo stesso Tavormina.
 
Le ipotesi di reato avanzate dalla Procura sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo. La svolta, preliminare nell’inchiesta, arriva dopo l’interrogatorio da parte della squadra mobile della Questura di un testimone, Felice Lizio, che abita nella stessa via dove è avvenuta l’esplosione, che ha raccontato di avere visto un pompiere "usare un arnese per tagliare il lucchetto della seconda porta dell’abitazione".
 
"Io gli ho detto ‘ma che sta facendo?" e – sostiene Lizio – lui mi ha risposto, ‘si allontani’. Ho fatto due passi, riuscendo a tirare per la giacca il mio vicino di casa, e c’è stata l’esplosione".
 
Una ricostruzione alla quale non credono colleghi in servizio e in pensione dei vigili del fuoco: "Non esiste, non è possibile, perché era una squadra preparata e ogni vigile del fuoco sa che non si usa in questi casi: lo hanno visto prendere un arnese e hanno fantasticato", commenta in mezzo a un gruppo di pompieri Andrea Platania, 65 anni, da 5 in pensione dopo 40 al lavoro da caposquadra dei vigili del fuoco a Catania, mentre all’ospedale Garibaldi aspetta notizie sui due feriti. Il comando nazionale dei vigili del fuoco mette nero su bianco, in una nota, e dice che "non emergono al momento elementi che indichino un innesco provocato dall’esterno per l’uso di attrezzature da parte dei vigili del fuoco", sottolineando che "sono in corso gli accertamenti per stabilire la dinamica". 
 
Il capo nazionale dei vigili del fuoco, Gioacchino Giomi, si è recato ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Garibaldi dove sono ricoverati i due pompieri feriti: sono diventate maggiormente critiche le condizioni di salute di Giuseppe Cannavò, che ha una grave lesione polmonare; restano critiche, ma non è in pericolo di vita, Tavormina, che ha riportato un trauma cranico ed è sedato e non sa di essere indagato.
 
"Grazie all’Italia per l’affetto e la solidarietà che ci esprime – ha detto Giomi ai giornalisti – noi in questo momento siamo vicini ai familiari e ai colleghi, perché il corpo nazionale è unito non soltanto nelle emergenze nei confronti della cittadinanza, ma lo è anche nei confronti dei propri appartenenti. I funerali? Decideranno tutto i familiari".
 
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha confermato che proclamerà il lutto cittadino per il giorno dei funerali.

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