In Sicilia energia fa rima con spreco - QdS

In Sicilia energia fa rima con spreco

Rosario Battiato

In Sicilia energia fa rima con spreco

venerdì 23 Marzo 2018

I Comuni dell’Isola sono tra i peggiori in Italia per sfruttamento di rinnovabili e utilizzo di nuove tecnologie. L’immobilismo dei Municipi impedisce la realizzazione di risparmi milionari 

PALERMO – Il motore del Paese è sempre più verde, anche nella Pubblica amministrazione. Crescono gli impianti rinnovabili nei comuni nazionali e le pratiche di efficientamento energetico degli edifici sono sempre più diffuse. In questo corso green anche la Sicilia sta complessivamente facendo la sua parte – in linea con gli obiettivi sanciti dal burden sharing in materia di consumi coperti da rinnovabili – ma l’impressione è che l’impegno non sia mai all’altezza delle potenzialità. Lo confermano i numeri dei Comuni rinnovabili, con poche eccellenze e tanti ritardi nel settore delle bioenergie (in particolare biogas e biomasse), ma anche i dati Istat che censiscono il basso utilizzo dei criteri ambientali minimi (cam), cioè il set di valori per gli acquisti relativi a determinate categorie merceologiche (carta, software, mobilio, ecc…), e la pratica ancora poco distribuita della raccolta differenziata negli uffici (per esempio raccolta toner e batterie). Nel mirino anche la bolletta: la sostituzione dei punti dell’illuminazione pubblica stradale, pur registrando passi avanti, si trova ancora distante dai migliori modelli nazionali.
 

 
Eppure la tendenza è ormai ben lanciata: ci sono fondi e agevolazioni a disposizione e non si torna più indietro. Tra i tanti, l’esempio più recente che coinvolge la Pa si trova sul portale dell’Agenzia del Demanio che ospita 17 bandi per un valore complessivo da 478 milioni di euro, in scadenza proprio oggi, che offrono alle imprese la possibilità di partecipare alle pratiche per l’affidamento di lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e di riqualificazione energetica degli immobili statali in uso alle Pubbliche amministrazioni.
C’è la possibilità che vengano coinvolti circa 400 soggetti tra operatori e professionisti del settore, in caso del buon esito dei bandi, e alcuni di questi verranno certamente in Sicilia che ha una dotazione complessiva da 31,4 milioni di euro.
 
1. Il solare fotovoltaico tecnologia più diffusa
La vitalità economica di una regione si misura anche dLa produzione netta di energia elettrica complessiva in Sicilia è stata pari a 19.781 Gigawattora anno, di cui 5.083 Gwh/anno da fonte rinnovabile, pari al 25,7% del totale, grazie anche ai 44.683 impianti diffusi in tutti i comuni. La buona notizia è che tutti i centri della Regione Sicilia possiedono sul proprio territorio almeno un impianto da fonte rinnovabile.
Numeri che arrivano dal focus siciliano del rapporto Comuni rinnovabili di Legambiente, realizzato grazie al contributo di Enel Green power, e presentato lo scorso mese a Siracusa. Nel complesso ci sono 108 comuni che grazie alle fonti rinnovabili producono più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie, tuttavia sono soltanto 10 quelli che si possono definire 100% elettrici.
La tecnologia più diffusa è il solare fotovoltaico, almeno in termini numerici, con il 98,8% degli impianti, seguiti dall’eolico con l’1,1% e da impianti idroelettrici e alimentati da biomasse. La prima per produzione è comunque l’eolico.
 
2. Un percorso già avviato senza una meta definita
La distribuzione della potenza installata premia la provincia di Palermo con 569,5 Mw complessivi, seguita da Catania (544,9 Mw) e Agrigento (525,8 Mw). Non cambia la sostanza se facciamo riferimento alla produzione di energia, con la provincia di Palermo (936,8 Gwh/anno) a fornire il maggior contributo da fonti rinnovabili, grazie soprattutto all’eolico che da solo vale 686 Gwh/anno. Seguono Trapani, con 904,7 Gwh/anno, e Catania, con 773,1 Gwh/anno.
I consumi finali lordi da fonti rinnovabili della Regione Sicilia hanno raggiunto quota 699 ktep/anno, di cui 265 ktep/anno per il settore termico e 264 ktep/anno per quello elettrico. La copertura dei consumi elettrici verdi è garantita per il 92% del fabbisogno dall’energia prodotta attraverso impianti solari fotovoltaici, 155,6 ktep/anno e impianti eolici, 245 ktep/anno, cioè un terzo dei consumi regionali. Nel settore termico si registra, invece, il maggiore coinvolgimento dell’energia rinnovabile da pompe di calore (Pdc) e da biomasse solide nel settore residenziale, che assieme valgono più del 90% dei consumi finali lordi di energia termica da fonti rinnovabili. Complessivamente, la Sicilia ha mantenuto quanto richiesto dal decreto burden sharing (quota di copertura dei consumi con fonti rinnovabili pari all’11,2% rispetto al 10,8% richiesto per il 2016), ma restano perplessità sul futuro.
 
3. Geotermia e bioenergie sono tra le grandi escluse
Sono appena 125 i comuni che possiedono sul “proprio territorio un impianto a bioenergie per una potenza complessiva di 66,1 Mw elettrici e 14,8 Mw termici”. Andando in dettaglio, ce ne sono 17 che ospitano impianti a biogas (1.133 in Italia, in Sicilia appena l’1,5%) per una potenza di 27,7 Mw elettrici e 1,5 Mw termici, altri 115 ospitano impianti a biomassa solida (3.656 in Italia, 3,1% in Sicilia) per una potenza complessiva di 38,3 Mw elettrici e 8,1 Mw termici.
Ci sono anche 24 comuni che presentano sul proprio territorio impianti idroelettrici, per una potenza complessiva di 1.207 Mw, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di circa 6.700 famiglie. Altri 14 sono i cosiddetti comuni della geotermia, ovvero quelli che “presentano sul proprio territorio – si legge nel rapporto – un impianto a bassa entalpia o pompe di calore per soddisfare tutti o parte dei fabbisogni termici di case, scuole, centri commerciali”. Si tratta di una potenza geotermica complessiva pari a “125 Kw elettrici e 455 Kw termici”.
 
4. Per le Città metropolitane performance da rivedere
La distribuzione delle rinnovabili nelle Città metropolitane premia i grandi centri del Nord in quasi tutte le categorie. È sufficiente pensare che nel solare termico le tre metropoli isolane, Palermo (1.002 mq), Catania (1.245 mq) e Messina (262), riescono tutte assieme a superare di poco Milano (2.269 mq) e Cagliari (2.285), ma restano abbondantemente dietro Genova (3.673 mq), Venezia (3.336 mq) e Roma (5.188 mq).
Va appena meglio col solare fotovoltaico che registra l’ottima performance di Catania (50.384 Kw, secondo dato nazionale dopo Roma che arriva a 123.016 Kw) ma lascia ancora nelle retrovie Palermo (14.074, settimo dato) e Messina (6.096, undicesimo dato).
Nessun impianto registrato per la biomassa, mentre per il biogas se ne segnala la presenza Catania e lo stesso vale per i bioliquidi. Nell’eolico domina Cagliari (46.321 Kw) e le tre isolane mettono assieme appena 20 Kw.
 
5. Efficientamento energetico e spesa tagliata del 25%
Il bilancio preventivo di Catania per il 2016, riportato da openbilanci.it, segnala una spesa di 6,4 milioni di euro alla voce “energia e diversificazione delle fonti energetiche”, che comprende le spese per “amministrazione e funzionamento delle attività e servizi relativi all’impiego delle fonti energetiche, incluse l’energie elettriche e il gas naturale”. Non ci sono dati per Messina, mentre Palermo spende circa 2,4 milioni di euro.
Quanto si può risparmiare con una politica di efficientamento? Le azioni da intraprendere sono molteplici, perché si può agire sull’edilizia, sulle fonti energetiche, ma anche sugli acquisti verdi. Ad esempio, l’illuminazione pubblica che incide intorno al 25% della bolletta di un comune medio può essere tagliata di oltre un terzo con sistemi efficienti di sostituzione delle vecchie lampade. Sulla base dei costi che abbiamo visto per Palermo e Catania, si potrebbero produrre risparmi per circa 1,4 milioni di euro tra i due comuni, considerando soltanto il settore dell’illuminazione pubblica.
 
6. Sono dieci i comuni italiani divenuti già autosufficienti
In occasione di una presentazione di un protocollo col Gse dedicato all’efficientamento del patrimonio edilizio pubblico, l’Anci ha sottolineato la presenza di dieci comuni sopra i centomila abitanti che hanno già raggiunto l’autosufficienza energetica, tra questi ci sono Parma, Foggia, Latina, Ravenna e Pescara.
Nell’elenco non ci sono siciliani, ma le opportunità sono sul piatto. C’è, per esempio, il progetto “Sostenibilità in Comune”, promosso dal Gse e avviato nel 2017 che ha già attivato, in appena un anno di attività, circa 1.700 progetti in 800 comuni italiani tramite l’utilizzo del Conto termico, un fondo da 200 milioni che permette la copertura dei lavori fino al 65% e la cumulazione con altri fondi.
Per l’Anci, come ha dichiarato il presidente Enzo Decaro in occasione della firma del protocollo col Gse, bisogna permettere “agli 8.000 Comuni del nostro paese di andare verso l’efficientamento energetico”.

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