Luigi e Matteo novelli La Qualunque - QdS

Luigi e Matteo novelli La Qualunque

Carlo Alberto Tregua

Luigi e Matteo novelli La Qualunque

venerdì 23 Marzo 2018

Di Maio e Salvini alla prova dei fatti

Il sincretismo è la convergenza di elementi ideologici già inconciliabili. Ci ricorda la teoria espressa e condotta da Aldo Moro, che illustrava il concetto geometrico delle convergenze parallele. Com’è noto, due rette parallele non si incontrano mai. Eppure, all’infinito si incontrano.
Due elementi ideologici inconciliabili non si incontrano mai, eppure nella politica italiana spesso convergono.
Insomma, un pateracchio in cui è difficile decifrare chi vuole fare cosa, perché la cortina fumogena che ognuno alza è talmente spessa che impedisce di vedere cosa c’è dietro.
Ci sembra il caso di Luigi (Di Maio) e Matteo (Salvini), i quali ritenendosi i vincitori della contesa elettorale del 4 marzo (il primo con il 32% e il secondo con il 17) intendono imporre il loro punto di vista all’intero agone politico del Paese.
Nella cessata (per fortuna) campagna elettorale, abbiamo sentito di tutto: il che ci ricordava l’esilarante film di Antonio Albanese “Qualunquemente”.
 
L’elenco delle promesse di tutti i cosiddetti leader politici è stato talmente lungo che si fa fatica a ricordare: ma uno emerge con nitidezza, cioè dare a tutti i cittadini tutto ciò di cui hanno bisogno. Con ciò esaltando i desideri di ciascun membro della Comunità e dimenticando totalmente il dovere di ognuno di essi di dare per primo ciò che può alla Comunità.
“Non chiedetevi che cosa l’America possa fare per voi, ma cosa voi possiate fare per l’America” tuonò John Fitzgerald Kennedy il giorno dell’insediamento come 35° presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio del 1961.
Quel monito è totalmente ignorato in tutte le campagne elettorali italiane, nazionali, regionali e locali. Viene invertita la polarità e, anzi, si sollecitano gli elettori a chiedere, in modo da potere promettere per esaudire le loro richieste.
È comprensibile il comportamento fatto di promesse dei candidati politici, per la paura di dire la verità: necessario per tutti fare sacrifici.
Però, continuando a mentire alla gente il Paese non potrà crescere: va avanti soltanto quella parte autonoma dalla politica, che è il Nord, perché produce ricchezza in quanto il Governo invia risorse ma non entra nei meccanismi dell’economia.
 
 
Il Meridione e le tre regioni più disastrate (Campania, Calabria e Sicilia) avevano il copyright della mafia, che costituiva la spiegazione corrente della loro arretratezza.
Poi, per fortuna di queste tre regioni, la criminalità organizzata si è spostata in quelle zone ove il denaro circola in modo fluente, cosicché si sentono i bagliori dello Stato contro i criminali più al Nord e al Centro che al Sud.
Ciò non toglie che la delinquenza organizzata sia presente nei ceti di tutti i livelli del Sud, ma l’ottimo lavoro delle Procure e delle Fiamme gialle sta sgretolando l’organizzazione, procedendo sulla via del denaro con sequestri ripetuti e rilevanti.
In campagna elettorale, non abbiamo sentito i due Cetto (Luigi, detto Gigino, e Matteo) sulla mafia, né abbiamo sentito il loro punto di vista sulla Questione morale di cui la estesa corruzione è figlia. E neppure alcunché sulla Questione meridionale, che è il vero peso del Paese.
 
Promesse facili, quello che le persone volevano sentirsi dire, non progetti di medio periodo fondati su riforme sostanziali che potrebbero invertire i meccanismi di funzionamento istituzionali.
Insomma, i due chirurghi ritengono di curare i cancri di criminalità organizzata, evasione fiscale, arretratezza del Mezzogiorno e corruzione con l’aspirina. Un ottimo farmaco, ma che serve soltanto a far diminuire la febbre, non a guarire dalla malattia.
Si potrebbe obiettare che i loro competitori Matteo e Silvio (che seguono nella graduatoria dei consensi) non abbiano maggiore credibilità. Ma due torti non fanno una ragione.
In attesa di sapere chi sarà il presidente del Consiglio e quale maggioranza lo sosterrà, continuiamo ad assistere alla pantomima che si svolge sullo scenario mediatico con dichiarazioni e controdichiarazioni, con si dice e si racconta, con tanti giornalisti che vanno per la maggiore e scrivono retroscena non sempre corrispondenti alla verità.
In questo bailamme i cittadini capiscono poco, ma possono farsi guidare dal loro intuito e, se ce l’hanno, dalla loro cultura.

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