Corsi tradizionali, dubbi sul bando. La Regione pensa a nuove modifiche - QdS

Corsi tradizionali, dubbi sul bando. La Regione pensa a nuove modifiche

Michele Giuliano

Corsi tradizionali, dubbi sul bando. La Regione pensa a nuove modifiche

martedì 27 Marzo 2018

Incontro tra i rappresentanti degli enti e i sindacati in V commissione all’Ars: sistema non convince. Rischio di nuovi ricorsi, l’assessorato rivedrà alcuni aspetti del bando a sportello 

PALERMO – Il nuovo bando a catalogo come l’Avviso 8? Ancora prima di uscire, le notizie ufficiose su ciò che sarà, lasciano dubbiosi parecchi operatori ed enti, dubbi che potrebbero trasformarsi in ricorsi una volta uscito il bando, bloccando così di nuovo tutto il settore.
 
I nuovi parametri ventilati nelle varie dichiarazioni dell’assessore Lagalla non sembrano convincere molti enti. “Se tutto rimanesse così com’è – dice Joseph Zambito, di Anfop, associazione che raccoglie enti giovani, ma anche enti storici – sarebbero prevedibili nuovi ricorsi, di fronte a una condizione che molti enti ritengono iniqua.
 
Il decreto presidenziale sull’accreditamento è l’unico strumento di selezione degli enti, la garanzia di equo trattamento tra enti e allo stesso tempo la vera tutela degli operatori della Formazione”. Arrivare di nuovo al gioco dei ricorsi porterebbe soltanto all’ennesimo rallentamento delle attività.
 
“Il 13 marzo del 2017 – prosegue Zambito – avevamo sottoscritto singolarmente un apposito verbale con i sindacati in cui ci impegnavamo a tutelare i lavoratori dell’albo regionale. Per noi quell’accordo quadro rimane ancora valido. La competizione tra enti è bene che si sposti dalle aule dei tribunali alle aule didattiche”. Perché di mezzo, purtroppo, prima ancora degli enti, ci vanno i lavoratori e soprattutto gli allievi. “La tutela degli operatori della formazione – ha spiegato Giovanni Migliore, della Cisl scuola – resta la nostra priorità, a prescindere dalle modalità di finanziamento previste dal bando”.
 
La sorte degli operatori è in mano alla diatriba tra vecchi e nuovi enti. “Non si tratta – afferma il presidente regionale Cenfop Massimo Papa – della guerra tra vecchi e nuovi ma tra chi vuole applicare le regole e chi invece tenta di indirizzare Governo e deputati verso una interpretazione di parte. Uscendo dalla legge 24/76 si è superata la logica del consolidato, che nessuno al momento rivendica, ma non è detto che si debba entrare nella logica del mercato delle vacche. Fare formazione non è alla stessa stregua di gestire un’azienda che fa utili”.
 
Insomma, bisogna rivedere i concetti di fondo che stanno alla base della gestione del sistema formazione per intero, che non ricada nei meccanismi del clientelismo ma che permetta di mettere al centro la formazione efficace e centrata sul mondo del lavoro. “Il servizio essenziale di formazione professionale – continua Papa – è un servizio senza scopo di lucro. Attualmente esistono tre percorsi per accreditare le strutture che corrispondono alla verifica di abilità differenti: esiste l’obbligo scolastico e formativo, la formazione per inoccupati e disoccupati e formazione permanente e la formazione autofinanziata, ossia i corsi a pagamento”. Allora, forse, è il caso di scindere le tre cose, per poter lavorare in maniera specifica e più centrata sulle diverse necessità delle diverse realtà. “Nessuna di queste esperienze – termina Papa – può essere cumulabile perché indaga ambiti differenti ed evita l’incauto affidamento a soggetti che non hanno dimostrato attendibilità nella gestione della cosa pubblica. Al di là delle polemiche passate che hanno infangato il lavoro di soggetti sani che hanno subito le illegalità del sistema al pari dei lavoratori e degli utenti, oggi parlare di fatturato equivale ad introdurre il principio del lucro in un settore che lucrativo non è. Se poi qualcuno si ritiene imprenditore del settore può limitare la sua azione alle attività autofinanziate dove prevalgono altre logiche”.

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