Fico rinunzia, Micciché rinunzi - QdS

Fico rinunzia, Micciché rinunzi

Carlo Alberto Tregua

Fico rinunzia, Micciché rinunzi

giovedì 29 Marzo 2018

Tagliare i privilegi dei politici

Appena eletto presidente della Camera Roberto Fico, uno dei più integralisti pentastellati, ha subito dichiarato che rinunzia, con decorrenza immediata, a tutte le indennità di presidente della Camera.
Fico ha voluto dare un segnale inequivocabile al suo elettorato e agli italiani, che l’impegno di tagliare i costi della politica viene subito osservato da lui stesso. Ha aggiunto che, appena costituito l’Ufficio di presidenza (con la nomina di quattro vicepresidenti, tre questori e otto deputati segretari) verrà posto all’ordine del giorno il taglio degli altri privilegi: indennità di funzioni, assegno pensionistico – che comprende il calcolo retributivo -, età pensionabile da riportare in conformità alla legge Fornero, e via enumerando.
Il primo atto dell’M5S è onorevole e va sottolineato in modo assolutamente positivo. Ci aspettiamo che seguano altre realizzazioni in conformità agli impegni presi, almeno per quanto riguarda le Camere. Per prima dalla neopresidente del Senato, Alberti Casellati, che dovrà dimostrare di essere coerente con il collega della Camera.
 
L’argomento descritto porta in luce i privilegi dell’Assemblea regionale siciliana che, con propria legge n. 44/65 si è adeguata a tutti i compensi del Senato.
Non comprendiamo perché, nel nuovo clima di taglio dei privilegi, il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, non ponga all’ordine del giorno del suo Consiglio di presidenza la spontanea rinunzia a tutte le indennità proprie e a quelle di tutti i componenti dello stesso Consiglio.
Sarebbe un segnale forte di comprensione verso i vasti strati della popolazione siciliana, quasi in stato di povertà, e verso i 375 mila disoccupati che non hanno un lavoro e non possono sbarcare il lunario.
Il presidente Micciché, da ex bravo manager di Pubblitalia, ricorderà certamente come si fanno i conti e come essi debbano essere sempre ragguagliati e confrontati con analoghi conti di analoghe strutture.
Dalle numerose inchieste pubblicate da questo giornale risulta una enorme differenza tra i costi annuali di Ars e Consiglio regionale della Lombardia. Ambedue hanno le stesse funzioni: legislativa e ispettiva.
 
In Lombardia, i politici regionali costano nel loro complesso poco più di 80 mln di euro; in Sicilia, i politici regionali costano all’incirca il doppio e cioè 160 mln di euro. Si tratta di una spesa assolutamente ingiustificata salvo per quella somma destinata alla manutenzione di Palazzo dei Normanni e per il funzionamento della Fondazione, somma che all’incirca è di dieci milioni.
Per il resto grava sul bilancio dell’Assemblea un costo enorme per il personale, dal segretario generale ai dirigenti, sino agli assistenti parlamentari (uscieri), nonché un numero enorme di auto di servizio, di autisti e di camminatori.
Sul bilancio gravano anche gli assegni di pensione degli ex dipendenti e dirigenti in quanto, stoltamente, l’Ars non ha mai versato i contributi previdenziali a un organismo esterno, non scaricandosi così dal relativo onere.
Perché non lo ha fatto? Probabilmente per mantenere i privilegi consistenti nella liquidazione delle pensioni col metodo retributivo piuttosto che con quello contributivo, perciò più alte.
 
L’Assemblea regionale è un luogo di difficile convivenza perché ognuno dei 70 deputati ha animosità verso gli altri, mentre cerca di utilizzare la propria posizione per ottenere vantaggi politici.
Il coperchio di questo vaso di Pandora è il voto segreto che consente speculazioni individuali e persino ricatti di ogni tipo. Ecco perché il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha chiesto ad alta voce, anche nel nostro forum pubblicato il 17 marzo scorso, di abolirlo con la massima celerità. Ma ancora non ci risulta che sia stato presentato un disegno di legge ad hoc.
Abbiamo sentito che il presidente Micciché sembri d’accordo con questa iniziativa, ma tutto è a livello di parole, mentre tale abolizione costituisce una premessa indispensabile per avviare la XVII legislatura.
A tal proposito va sottolineato che dopo quattro mesi abbondanti, dall’Ars non è uscito neanche il topolino di una legge. Non si capisce perché i siciliani debbano lautamente pagare 70 deputati e oltre 200 dirigenti e dipendenti per non fare nulla: un obbrobrio e un disdoro per quegli inquilini. Un peso inutile per la Sicilia!

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