Ambiente, Sicilia senza Piani - QdS

Ambiente, Sicilia senza Piani

Rosario Battiato

Ambiente, Sicilia senza Piani

sabato 31 Marzo 2018

Dall’energia ai trasporti, dai rifiuti alla qualità dell’aria nell’Isola la programmazione è assente o risale almeno a dieci anni fa. Oltre al danno per la salute dei cittadini, si rischiano sanzioni e perdita dei fondi Ue 

PALERMO – La Sicilia cola a picco senza piani a cui appigliarsi. L’ultimo monitoraggio dell’Ispra, registrato all’interno dell’annuario dei dati ambientali, ha messo in fila i sette strumenti di pianificazione regionale, che presentano versioni da aggiornare – in alcuni casi l’approvazione risale a oltre un decennio fa – e l’assenza, nella maggior parte dei casi, dell’assoggettamento alla Valutazione ambientale strategica regionale che si considera necessaria, in quanto l’attuazione di questi piani può avere effetti significativi sull’ambiente.
 
Gli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio non sono eludibili. Rappresentano “le risposte – scrive l’Ispra nel capitolo dedicato agli strumenti per la pianificazione dell’annuario dei dati ambientali – con cui le Amministrazioni pubbliche, in attuazione di indirizzi politici e di normative specifiche, intervengono per risanare, migliorare, tutelare la qualità delle componenti ambientali, il territorio, il patrimonio culturale, e per soddisfare specifiche domande sociali (es. mobilità, servizi idrici, smaltimento di rifiuti, ecc.)”.
 
Gli strumenti in questione, dal locale al nazionale, sono molteplici e non sempre adeguatamente definiti, al punto che il quadro che ne deriva è “complesso e frammentato”. Un punto di riferimento è certamente l’indicatore “Piani con applicazione della Vas in sede regionale” che fornisce informazioni relative allo stato di alcuni strumenti di pianificazione regionale vigenti, istituiti da disposizioni legislative nazionali: Piano energetico regionale, Piano regionale dei trasporti, Piano regionale di gestione dei rifiuti, Piano regionale di tutela delle acque, Piano regionale di qualità dell’aria, Piano territoriale regionale e Piano paesaggistico regionale. La scelta di queste tipologie di piano, istituite sulla base di precise disposizioni legislative nazionali, è dettata dal “loro carattere strategico per l’attuazione delle politiche ambientali e di sviluppo del territorio” e si tratta inoltre di piani con un’attuazione che può avere effetti significativi sull’ambiente e quindi devono essere assoggettati a Vas.
 
A livello nazionale ci sono soltanto sette regioni regola, cioè quelle che hanno completato e che hanno in vigore tutti i piani presi in esame. Si tratta di Lombardia, provincia di Trento, Toscana, Umbria, Marche e Puglia. La Lombardia, in particolare, è la Regione modello per eccellenza: la valutazione ambientale strategica è stata infatti applicata a tutti i piani completi e vigenti.
 
Per la Sicilia c’è un percorso ancora da costruire. Anche se l’Isola può vantare un 70% di piani approvati, il dato non rende certamente la misura di una programmazione comunque vecchia – cinque piani su sei approvati sono anteriori al 2010 – mentre la Vas è rientrata nei processi di pianificazione in appena due casi, al punto che l’Isola ha soltanto il 14% di piani completi con Vas.
La necessità di aggiornare i piani incrocia da vicino anche i numerosi problemi ambientali isolani: la questione rifiuti, la qualità dell’acque superficiali e sotterranee, la qualità dell’aria e anche, allargando il raggio a tematiche non propriamente ambientali, la situazione relativa al sistema dei trasporti isolano e alla sua sostenibilità.
 
Numeri pericolosi e non solo per l’ambiente. Lo ha confermato, nelle scorse settimane, la notizia del blocco dei 179 milioni di euro di fondi indirizzati alla Sicilia da parte della Commissione Ue perché la Regione non si è ancora dotata del Piano rifiuti previsto da una direttiva comunitaria risalente a dieci anni fa (direttiva 2008/98/Ce). Musumeci ha promesso di procedere – definito un gruppo di lavoro, presentazione attesa per dicembre – e ha accusato i governi passati di aver ritardato. Al contempo ha annunciato la presentazione di un piano stralcio, in tempi più brevi, per liberare le prime risorse e intervenire nel complicato settore dei rifiuti.
Anche il piano dell’Energia sarà determinante, come hanno spiegato dal dipartimento regionale di riferimento, per indirizzare i fondi del nuovo ciclo della Programmazione Comunitaria 14-20 che stanzia un quarto della dotazione finanziaria complessiva, circa 4,4 miliardi, all’energia.
 
Un tema che sembra aver trovato una certa sensibilità dalle parti del governo regionale. La scorsa settimana ne ha parlato anche Toto Cordaro: “Le misure inserite dal governo regionale nella legge finanziaria 2018 prevedono, per quanto riguarda l’assessorato del Territorio e dell’Ambiente, alcuni interventi strutturali necessari a rimuovere gli ostacoli che, negli anni, hanno impedito la pianificazione di ambiti sensibili in materia ambientale generando da parte dell’Ue infrazioni che hanno comportato un significativo aggravio di costi a carico del bilancio regionale”.
 
In tal senso si prevedono un piano dell’assetto idrogeologico, piano della qualità dell’aria, piano delle sorgenti elettromagnetiche, piano dell’inquinamento da radon, piano delle aree ad elevato rischio ambientale (aree di Gela, Milazzo e Priolo), piano generale delle ispezioni degli impianti di competenza della regione, piano di mitigazione dell’inquinamento acustico, pianificazione in materia di aree naturali protette.
 

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