Disoccupazione record, in Sicilia mancano le professionalità - QdS

Disoccupazione record, in Sicilia mancano le professionalità

Michele Giuliano

Disoccupazione record, in Sicilia mancano le professionalità

martedì 03 Aprile 2018

L’analisi della Uiltucs all’undicesimo congresso di categoria: non si trovano pizzaioli, elettricisti e idraulici. Difficile trovare chi conosce le lingue, la Cisl rilancia l’emergenza fuga dei cervelli

PALERMO – Disoccupazione giovanile da una parte, mancanza di professionalità da spendere sul mercato del lavoro dall’altra. Un dramma e allo stesso tempo un paradosso che si consuma in Sicilia.
 
A confermare questo quadro lo scorso mese è stata la Uiltucs in occasione dell’undicesimo congresso, evidenziando come nell’Isola esista un problema che ha radici preoccupanti e di non facile soluzione dall’oggi al domani.
 
Se da una parte c’è fame di lavoro, e lo testimoniano gli ultimi dati Istat che parlano di una Sicilia al 57,2% di disoccupazione giovanile, dall’altra però questi stessi giovani non sembrano essere pronti a inserirsi adeguatamente nel contesto lavorativo.
“Disoccupazione alle stelle in Sicilia, – scrive la Uiltucs – eppure molte aziende lamentano la difficoltà a reperire personale qualificato. È diventato praticamente impossibile trovare un bravo pasticcere, un bravo pizzaiolo oppure un elettricista, un idraulico, un manutentore. Nel settore del turismo, soprattutto nelle strutture ricettive a più stelle, emergono difficoltà nel reperire personale che conosca le lingue straniere, piuttosto che nella ristorazione un bravo commis che parli almeno l’inglese”.
 
È uno degli argomenti di cui si è discusso al teatro Santa Cecilia di Palermo con la relazione del segretario generale Marianna Flauto. Al centro degli interventi, tra l’altro, l’analisi della situazione socioeconomica e le proposte per uscire fuori dalla crisi. La situazione è allarmante. Il tasso di disoccupazione nell’Ue si attesta al 8,6% e l’Italia è il quarto peggiore tra i Paesi dell’Ue con una media dell’11,9%. Il Paese con i migliori dati in assoluto rimane la Germania ma il dato più preoccupante è quello relativo alla percentuale di disoccupazione giovanile in Sicilia: 57,2% (Sardegna 56,3%, Calabria 58,7%), dato che fa il paio con quel fenomeno che rappresenta il rovescio della medaglia ovvero il tasso di migrazione giovanile dalla Sicilia verso il Nord del Paese o il Nord Europa.
 
“Si sta realizzando un cambiamento – dice la segretaria regionale della Uiltucs Marianna Flauto – e il Paese deve essere pronto a porvi rimedio. Bisogna riformare il nostro modello scolastico ormai arcaico e non più corrispondente alla realtà, e adattarlo al nuovo modello di società, al nuovo mondo del lavoro, alle mutate condizioni del mercato e dell’economia in generale.
 
La riforma del sistema scolastico potrebbe dare un enorme contributo per affrontare il problema della disoccupazione giovanile anche attraverso la collaborazione con quegli enti anche bilaterali che promuovono percorsi scuola-lavoro”.
 
Ma la Sicilia è anche, e purtroppo, terra di addii. Tema questo che invece è stato sollevato dalla Cisl che ha aperto contestualmente il suo congresso regionale parlando di ben 70 mila laureati che partono per non tornare più. “La Sicilia – si legge nella relazione d’apertura del segretario regionale della Cisl Mimmo Milazzo – è la prima regione d’Italia per numero di emigranti e si calcola che fra Agrigento, Palermo e Catania, siano più di 100 mila coloro i quali siano andati a vivere e lavorare altrove. Insomma, l’Isola è terra di sbarchi. È terra di accoglienza. Ma è anche terra di addii, in qualche caso di arrivederci”. e negli ultimi anni che s’è registrata l’accelerazione del fenomeno migratorio in uscita, a fianco di quello in entrata, segnala la Cisl. Ma rispetto alla migrazione di alcuni decenni fa, a fare la valigia e andare altrove in cerca di fortuna, oggi sono siciliani dal livello d’istruzione medio-alto, per lo più giovani.
“Nell’ultimo decennio – aggiunge Milazzo – sono partiti quasi 70 mila laureati. È facile comprendere quanto questo fenomeno sia un fattore d’impoverimento della Sicilia, sia dal punto di vista sociale che economico e culturale”.

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