Farmaci: uno spreco di 300 mln di euro - QdS

Farmaci: uno spreco di 300 mln di euro

Liliana Rosano

Farmaci: uno spreco di 300 mln di euro

giovedì 30 Aprile 2009

Sanità. Con il passare degli anni la spesa aumenta.
Farmaci equivalenti. Se la Sicilia spendesse 16 mila euro per mille abitanti anziché gli attuali 5.554 € in equivalenti, potrebbe risparmiare 60 milioni di euro.
Assogenerici: nel 2007 in Italia si consumava il 7,1 per cento di equivalenti, nel 2008 la media è scesa al 6,1 per cento, allontanandosi dalla media europea del 47 per cento

Palermo – Dai dati sulla spesa farmaceutica convenzionata sembrerebbe che i siciliani non godano di buona salute. Nel 2007, infatti, la Regione ha speso 1,5 miliardi di euro soltanto per l’acquisto di farmaci convenzionati, cioè di quei medicinali che vengono acquistati dal cittadino dietro prescrizione del medico e che quindi sono in parte o del tutto rimborsabili.

La spesa farmaceutica siciliana nel 2007 ha assorbito il 19% della spesa totale sanitaria (7,8 miliardi di euro), superiore di tre punti alla media italiana, stimata dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) nella percentuale del 15,98% sul totale di 11,5 miliardi di euro.

Se la Sicilia si fosse allineata alla media italiana, avrebbe potuto risparmiare ben 300 milioni di euro nel 2007 nella spesa dei farmaci convenzionati. Ben tredici regioni italiane, tra le quali le più virtuose sono il Veneto, la Lombardia, la Toscana e al sud a sorpresa anche la Campania, riescono a stare al di sotto della media. Questo significa che la Sicilia spreca le sue risorse. E le previsioni non sono di certo confortanti. Nell’attesa di conoscere la voce della spesa sanitaria nel bilancio consuntivo 2008, il bilancio preventivo 2009 parla di una spesa calcolata intorno a 8,1 miliardi di euro, confermando in tal modo un trend in crescita.
La via del risparmio però può cominciare da una spesa farmaceutica più responsabile e razionale. Non tutti sanno infatti che, scegliendo di acquistare i farmaci equivalenti, si spende almeno il 20 per cento in meno che acquistando farmaci di marca.
Ma analizzando i dati Assogenerici scopriamo che nel 2007 in Italia si consumava il 7,1 per cento di equivalenti, nel 2008 la media è scesa al 6,1 per cento, allontanandosi dalla media europea  del 47 per cento.  La Sicilia, con il 5,1 per cento, si pone addirittura al di sotto della media europea.

Diverse le ragioni, a partire dalla la mancanza di informazione affinchè questi farmaci riescano ad entrare pienamente nel mercato italiano. Ma ci sono anche gli interessi delle grandi case farmaceutiche, le prescrizioni dei medici, il consumo irrazionale negli ospedali. Ad incidere sono anche le scelte degli italiani. Anche se il farmacista propone l’acquisto dell’equivalente, il consumatore preferisce quello originale (il farmaco di marca). Come ci confermano gli stessi farmacisti, chi acquista il farmaco equivalente, preferisce poi ritornare al farmaco originale.
Ma cosa si intende per “farmaco equivalente”? Si intende un prodotto che viene commercializzato quando è scaduto il brevetto del farmaco originale, di marca, cioè un prodotto  senza copertura brevettuale.

Con questo non si intende un prodotto inferiore dal punto di vista qualitativo e inefficace ai fini terapeutici. Anzi, il farmaco equivalente come quello di marca deve essere approvato dall’Aifa sulla base di almeno tre requisiti: la purezza del principio attivo, la velocità di dissoluzione (per le compresse) e la concentrazione.
Come si vede dalla tabella in centro, anche nel primo semestre 2008 la Sicilia si conferma sprecona con una spesa farmaceutica convenzionata  di 108 mila euro per 1000 abitanti, inferiore solo a Lazio e Calabria, mentre la media italiana è di 97 mila euro. Nella spesa per farmaco generico per 1000 abitanti, l’Isola scivola agli ultimi posti: solo cinquemila euro contro i sette mila della Toscana.
Un passo in avanti plausibile in un anno potrebbe essere di portare la percentuale del consumo di generici ad almeno il 15 %.

Per la Sicilia significherebbe spendere 16 mila euro per mille abitanti anziché gli attuali 5.554, dunque più di diecimila euro di differenza che rappresenterebbero un risparmio che moltiplicato per più di 5 milioni di abitanti potrebbe toccare i 60 milioni di euro.

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