Tasse, il grave problema è riscuotere non accertare - QdS

Tasse, il grave problema è riscuotere non accertare

Carlo Alberto Tregua

Tasse, il grave problema è riscuotere non accertare

mercoledì 11 Aprile 2018

Riscossione inefficiente 

Quando i Comuni approvano i loro bilanci preventivi, spesso oltre i termini previsti, ritengono di poterli attuare. La difficoltà riguarda le entrate, non le uscite, perché quest’ultime sono certe, anzi in qualche caso di più di quelle previste, mentre le entrate sono incerte, perché in molti casi non si riesce a portare a casa i relativi quattrini.
Però, i dirigenti preposti alla riscossione assicurano i loro sindaci che tutto filerà liscio: così diceva il boia insaponando la corda dell’impiccato.
Non può andare liscio per la semplice ragione che gli esattori non pongono in campo quelle moderne tecniche – molte delle quali basate sul digitale – che consentono di individuare i debitori con rapidità e ottenerne il dovuto.
Certo, la situazione economica non aiuta la riscossione delle tasse comunali né quella delle imposte statali, anche perché vi è un grande frazionamento di esse.
 
Ma vi è un’altra questione che riguarda l’incapacità di riscuotere: i burocrati preposti al servizio non sono interessati a che esso funzioni bene perché tanto percepiscono lo stipendio comunque vadano le cose.
Per la verità, quanto precede non riguarda solo i dirigenti del servizio riscossioni, bensì tutti i dirigenti pubblici i quali, come accade nel settore privato, dovrebbero essere contrattualizzati in base al Piano aziendale nel quale sono fissati gli obiettivi ed il tempo per raggiungerli.
Ai due parametri, obiettivi e tempo, dovrebbe essere rapportato il compenso che andrebbe ripartito: una parte fissa e una variabile, in rapporto al risultato che si vuole raggiungere.
In altre parole, la Pubblica amministrazione di qualunque livello non può essere rimessa sul binario dell’efficienza se non si fonda su meritocrazia e responsabilità. L’abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo fino a quando i responsabili delle istituzioni ad ogni livello non capiranno che il buon funzionamento della Cosa pubblica è essenziale per realizzare le riforme e per far funzionare l’ordinaria amministrazione.
Per la quale dovrebbe essere approvato un nuovo tipo di reato: il disservizio.
 
Con la legge di Bilancio 2017, l’Agenzia delle Entrate ha incorportato Equitalia, diventando Agenzia della Entrate-Riscossione. Con questa operazione, si è accorciata la filiera e si è dotata l’Agenzia delle Entrate dello strumento che provvede ad incassare imposte e tasse.
Parecchi degli ottomila comuni si sono appoggiati all’Ente indicato, altri a soggetti privati di riscossione. La Regione siciliana ha creato una Spa denominata Riscossione Sicilia, ovviamente affidandola a soggetti che non avevano competenza adeguata per un settore così tecnico e così delicato.
Il risultato è che Comuni e Stato non incassano quanto dovrebbero, tanto che si stima che le imposte non incassate siano circa 795 miliardi di euro. A riguardo, lo Stato ha lanciato l’iniziativa chiamata rottamazione di cartelle, le quali, lo ricordiamo, non sono altro che cambiali che i contribuenti avrebbero dovuto pagare. Dopo una prima ondata di buoni risultati, lo Stato ha lanciato una seconda campagna di rottamazione di cartelle. Vedremo quale sarà l’esito.
 
Una iniziativa che non è stata presa in considerazione nel settore delle imposte e delle tasse riguarda lo sconto se il pagamento avviene entro cinque giorni. Mentre essa è stata introdotta nel Codice della Strada, che prevede appunto tale sconto se le contravvenzioni sono pagate entro il termine di cinque giorni.
Una iniziativa che ha funzionato. Non si capisce perché non si possa estendere al sistema della riscossione del comparto che stiamo esaminando.
Ma poi, basterebbe fare un giro per le burocrazie europee o anglosassoni per verificare che in quei paesi il fenomeno italiano non c’è se non in misura fisiologica. Più volte ci siamo chiesti per quale ragione la burocrazia italiana non guardi ai modelli di altri paesi virtuosi cercando di importarli con i necessari adattamenti al nostro sistema.
Non ci risulta che burocrati italiani abbiano girato l’Europa per saperne di più. Forse preferiscono restare nell’ignoranza e nell’inefficienza.

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