Scuola: cinquantamila firme contro la violenza - QdS

Scuola: cinquantamila firme contro la violenza

redazione

Scuola: cinquantamila firme contro la violenza

giovedì 12 Aprile 2018

I docenti italiani le hanno già raccolte sui social media attraverso una petizione che chiede una legge per aumentare le pene nei confronti di studenti e anche genitori aggressivi e violenti. A scatenarlo l’episodio del professore ipovedente palermitano aggredito nei giorni scorsi

Insegnanti sfiduciati, demotivati e ora anche spaventati dall’aggressività e dalla violenza manifestata nei loro confronti da allievi e genitori degli allievi.
Dopo i recenti casi di aggressioni nei loro confronti, come quello di un professore ipovedente gravemente ferito nei giorni scorsi da un genitore a Palermoun gruppo di insegnanti ha lanciato su fb una petizione – che ha già ottenuto oltre cinquantamila adesioni – per chiedere misure più incisive e soprattutto pene più severe per combattere la violenza che rischia di dilagare nelle scuole. I promotori non lesinano accuse ai "sindacati, oggi troppo impegnati a raccattare voti nelle scuole, e che non riescono ad andare oltre la ritualità di comunicati stampa".
 
E chiedono azioni "ben più incisive": dalla costituzione dei sindacati come parte civile nei processi, alla tutela legale alle vittime, dall’acquisto di pagine di quotidiani per denunciare il problema, a provvedimenti legislativi per prevenire e reprimere il fenomeno, "occorre una legge – scrivono – che comporti delle sanzioni che siano da esempio educativo per le generazioni future".
 
Alcune di queste richieste sono per la verità state già recepite dai sindacati.

La Cgil per esempio, con Francesco Sinopoli, si è chiaramente pronunciata a favore della costituzione di parte civile negli eventuali processi per le violenze ai docenti e ha chiesto al Ministero dell’Istruzione di muoversi in tal senso.
 
Rino Di Meglio coordinatore della Gilda degli Insegnanti, sostiene la necessità di un Codice disciplinare uguale per tutta Italia, "non affidato alla fantasia dei singoli istituti" e concorda con la richiesta dei promotori dell’appello di una difesa dei docenti da parte dell’avvocatura dello stato nei processi: "l’insegnante che denuncia non deve pagarsi l’avvocato, è un servitore dello Stato e va difeso dallo Stato".
 
Turi (Uil Scuola), con gli altri sindacati confederali, vuole organizzare entro fine aprile o al massimo i primi di maggio una manifestazione – probabilmente una fiaccolata – davanti al Parlamento proprio per sottolineare la necessità di una maggiore unità tra scuola, famiglie, studenti.
 
Le regole per punire gli studenti che aggrediscono gli insegnanti ci sono tutte, l’aggressione a pubblico ufficiale è perseguibile addirittura con la galera, fanno notare tutti i sindacalisti, Cobas compreso. Sta alle scuole poi applicare le norme e non far passare sotto silenzio aggressioni e violenze.
 
"In questo senso stupisce il silenzio del Miur", osserva Di Meglio.
 
La ministro Valeria Fedeli in verità nei giorni scorsi ha fatto un appello alle famiglie e alla società: "un appello al rispetto come valore centrale per la società e per la scuola.
 
Non servono nuove leggi, le leggi contro chi compie violenza esistono già. Denunciamo gli atti e i comportamenti violenti che possono verificarsi all’interno della scuola, non minimizziamoli mai. Ma disinneschiamoli prima che facciano comparsa nella vita degli studenti: ripartiamo dal rispetto".

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