Energia verde, blackout nella Pa siciliana - QdS

Energia verde, blackout nella Pa siciliana

Rosario Battiato

Energia verde, blackout nella Pa siciliana

giovedì 19 Aprile 2018

L’efficienza energetica non è di casa tra le amministrazioni dell’Isola: acquisti sostenibili al lumicino e illuminazione vetusta. Nuove tecnologie possono tagliare il 40% dei costi. E ci sono incentivi da oltre mezzo mld 

PALERMO – La Pubblica amministrazione dell’Isola ha a disposizione strumenti di spessore milionario per efficientare e razionalizzare i consumi energetici. In campo c’è il Conto termico 2.0 che vincola 200 milioni di euro per le amministrazioni pubbliche e muove dall’esigenza di rendere il settore pubblico sempre più sostenibile dal punto di vista dei consumi, garantendo incentivi che vanno dal 40 al 65% della spesa sostenuta (dipende dal tipo di intervento) e arrivano al 100% in caso di diagnosi energetica e per l’attestato di prestazione energetica.
 
C’è anche il Fondo nazionale per l’efficienza energetica che, tra fondi già stanziati e programmazione per i prossimi anni, mette a disposizione circa 250 milioni di euro. A livello regionale è stato approvato un bando che stanzia 55,5 milioni di euro per promuovere l’eco-efficienza e la riduzione dei consumi di energia negli edifici pubblici.
 
Queste tre misure, che non esauriscono il vasto campo delle agevolazioni per la Pa, mettono assieme quasi mezzo miliardo di euro che potrebbe produrre risparmi vantaggiosi per tutti. Uno studio Fpa registra almeno un centinaio di milioni di euro di risparmi all’anno in caso di comportamenti virtuosi dei dipendenti della Pa (Regioni, Comuni, Province), una cifra che, investita per gli interventi sull’involucro edilizio e sull’efficentamento degli impianti degli immobili pubblici più energivori, permetterebbe di innescare un “circolo virtuoso tale da poter immaginare nell’arco di pochi anni di ridurre i consumi complessivi di oltre il 40%”.
 
Anche dal Fondo nazionale per l’efficienza energetica si aspettano grandi cose: il Mise ha stimato che i primi 150 milioni di euro già disponibili potranno mobilitare investimenti per oltre 800 milioni di euro nel settore dell’efficienza energetica.
 
Regioni ed Enti locali, in Italia l’inefficienza costa 3 miliardi
Nel 2015 i comuni italiani hanno speso 2,6 miliardi di euro tra bollette elettriche (1,8 miliardi), utenze e canoni per il riscaldamento (613 milioni) e utenze e canoni per acqua (254 milioni). Una cifra che si spinge fino a superare i 3 miliardi se nel computo inseriamo anche le Regioni e le province, raggiungendo una quota pari all’11% del totale della spesa degli enti locali per l’acquisto di beni e servizi. I dati arrivano dalla ricerca “La Pa tra strategie di Gpp e pratiche di consumo individuali”, realizzato dal ForumPa e presentato lo scorso anno.
“È necessario – si legge nella ricerca – che le amministrazioni si muovano verso la logica di contenimento e qualificazione della spesa pubblica a fronte della sempre minore disponibilità di risorse finanziarie, del continuo aumento dei costi delle materie prime e soprattutto della volontà e degli impegni mondiali di ridurre i consumi energetici”. Un messaggio che vale per tutti e può attivarsi a costo zero: comportamenti più sostenibili da parte dei dipendenti permetterebbero da soli di ridurre del 5% le spese, garantendo un centinaio di milioni di euro di risparmio.
 
Soltanto Palermo e Catania spendono oltre 23 mln l’anno
Una elaborazione di Fpa, sulla base di dati Siope e Ragioneria dello Stato, ha raccolto ed elencato gli undici comuni che hanno speso di più per l’energia elettrica (dati aggiornati al 2015). Palermo, che ha speso 17 milioni di euro, si trova nella top five, in compagnia di Roma (22,2 milioni), Milano (17), Napoli (1,1 miliardi) e Torino (35 milioni). Catania, invece, ha totalizzato 6,4 milioni di euro di spesa e si colloca nella parte più bassa degli spendaccioni.
La spesa energetica calcolata per dipendente premia Roma e Bologna, che si attestano intorno a 900 euro all’anno, mentre registra risultati record a Venezia, con oltre 4 mila euro, e a Bari che sfiora il dato lagunare.
Le isolane si collocano in una fascia intermedia: 2.491 euro per dipendente nel capoluogo e 2.234 euro nell’area etnea. Il risparmio minimo del 5%, che potrebbe realizzarsi grazie ai comportamenti virtuosi dei dipendenti, permetterebbe quasi un milione di euro in meno a Palermo (850mila euro) e circa 300mila euro a Catania (320mila euro).
 
Con un piano di investimenti risparmi da 80 mln nell’Isola
Per gli esperti di Fpa ci sono due strade da prendere in considerazione per avviare una politica di efficientamento energetico. La più immediata e a costo zero riguarda i comportamenti individuali e collettivi, da indirizzare nell’ottica di un uso consapevole delle risorse e di un consumo sostenibile negli ambienti di lavoro. “Una parte (significativa, e variabile) dei consumi energetici – si legge – è dovuta, infatti, a fattori di spreco che per essere modificati non hanno bisogno di investimenti economici, ma di informazione e piccoli accorgimenti quotidiani”. I manuali e le linee guida ci sono, un po’ meno le azioni.
L’altro grande capitolo riguarda la politica di efficientamento energetico, cioè gli interventi sugli immobili e sulla “loro riqualificazione energetica attraverso investimenti ed interventi di tipo infrastrutturale, gestionale, organizzativo ed economico/finanziario”.
Anche la Regione siciliana, ormai diversi anni fa, aveva provveduto alla redazione di un documento per i risparmi energetici. L’autore era stato Salvo Cocina, all’epoca energy manager e attualmente dirigente del dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti, che aveva stimato un piano di investimenti nel lungo periodo da circa mezzo miliardo per permettere 78 milioni di euro di risparmi all’anno.
Inoltre, le buone pratiche da attuare nei luoghi di lavoro degli uffici regionali avrebbero permesso un risparmio potenziale di 40 milioni di euro.
 
Illuminazione pubblica verde: città siciliane in ritardo
Le politiche di efficienza energetica per l’illuminazione pubblica e per la riduzione e/o prevenzione dell’inquinamento luminoso, stando all’ultimo aggiornamento realizzato sul 2015 dall’Istat, hanno visto il coinvolgimento di sei comuni capoluogo su nove, che hanno attivato iniziative in materia (fuori dall’elenco sono rimasti Agrigento, Enna e Ragusa).
Il lavoro, comunque, non manca dal momento che la mappatura dei punti dell’illuminazione pubblica stradale registra a Palermo e Messina una preponderanza di lampade ai vapori di mercurio o a incandescenza (tra le più inquinanti a livello luminoso), rispettivamente con 520 e 230 su mille punti luce. Bene la prestazione che riguarda le lampade a led, che vede Trapani, Agrigento, Enna e Catania superare la media nazionale (127 ogni mille).
Non ci sono grandi innovazioni: nessun comune isolano registra punti di illuminazione con regolazione variabile tramite sensori di movimento o con regolazione variabile tramite sensori che misurano la disponibilità della luce naturale.
 
Pa e acquisti sostenibili: in Sicilia luci e ombre
Il ministero dell’Ambiente ha aggiornato di recente i Cam, i criteri ambientali minimi, che ormai sono parte integrante anche del Codice degli Appalti e che premiano gli acquisti sostenibili ed effettuati nel nome dell’economia circolare.
Per i comuni isolani l’ultimo monitoraggio effettuato dall’Istat (2015) ha lasciato luci e ombre: ad eccezione di Messina e Caltanissetta, tutti i comuni hanno acquistato apparecchiature elettroniche ed elettriche utilizzando criteri Cam.
Il centro nisseno è rimasto fuori da criteri anche nel settore degli arredi per ufficio mentre nel settore della cancelleria hanno operato senza Cam Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Messina. Nell’ambito dei materiali edili ci sono Palermo e Messina che non hanno effettuato nemmeno un acquisto tramite la procedura dei criteri ambientali minimi.
 
La più grande occasione: il Fondo nazionale del Mise
Ci sono i risparmi a costo zero, ma per la Pa c’è anche l’occasione di investire seriamente nel rinnovamento. All’inizio di marzo è arrivato in Guri il decreto attuativo del Fondo nazionale per l’efficienza energetica (“Modalità di funzionamento del Fondo nazionale per l’efficienza energetica”, decreto 22 dicembre 2017 del ministero dello Sviluppo economico).
Il Fondo nazionale permette “gli interventi di efficienza energetica realizzati dalle imprese e dalla Pubblica Amministrazione su immobili, impianti e processi produttivi”.
A disposizione ci sono complessivamente 250 milioni di euro (150 già disponibili per l’avvio della fase operativa e altri 100 nel corso del triennio 2018-2020).
Il 20% delle risorse stanziate è riservato alla concessione di finanziamenti per la Pa. La gestione del Fondo è affidata ad Invitalia, in seguito a un’apposita convenzione con il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

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