Spegnere il fiammifero prima che scoppi l'incendio - QdS

Spegnere il fiammifero prima che scoppi l’incendio

Carlo Alberto Tregua

Spegnere il fiammifero prima che scoppi l’incendio

giovedì 19 Aprile 2018
C’è chi vive in modo dormiente, lasciando che gli eventi lo sfiorino senza reagire. Chi altri cerca di contrastare le difficoltà che arrivano, altri ancora cercano di prevenirle.
La questione è semplice: vivere in modo attivo o passivo, ragionando e pensando in modo concreto, oppure muovendosi all’acqua di rose, da smidollati.
C’è chi capisce queste elementari analisi e ci sono altri che non ci pensano neppure, lasciando che tutto vada come deve andare, tanto nessuno può farci niente.
Poi vi sono altre categorie di persone umane che agiscono subdolamente in quanto capiscono le cose e cercano di utilizzarle a proprio uso e consumo. Se questo comportamento non danneggia gli altri è del tutto lecito; se invece si ottiene un vantaggio in quanto opposto di uno svantaggio altrui, il comportamento è illecito.
Illecito può essere una violazione di legge ma può anche essere solo una violazione dei principi etici. Nel primo caso si può essere puniti, nel secondo non c’è una sanzione concreta.
 
Quando ci si trova in un ambiente saturo di gas non bisogna mai accendere un fiammifero. Ma se per caso lo si è acceso fuori dall’ambiente, va spento prima di entrare per evitare lo scoppio o l’incendio.
La metafora indica la necessità di prevenire fatti gravi ed importanti attivando meccanismi e ammortizzatori che possano contrastarli efficacemente.
Ma chi si comporta in questa maniera? Non certo la maggioranza delle persone, specialmente quelle fataliste, le quali pensano che comunque quello che deve accadere, accadrà.
Non c’è dubbio che terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni ed esondazioni non possano essere contrastate e neanche previste. Tuttavia, uno Stato ben ordinato dovrebbe predisporre gli interventi di emergenza e anche far simulare ai propri cittadini i comportamenti quando si verificano eventi straordinari come quelli citati.
Uno Stato ordinato dovrebbe avere pronti rimedi di primo intervento, ma anche la capacità di ricostruire i territori danneggiati. Da questa considerazione ne scaturisce che l’Italia non è un Paese ordinato, a giudicare dai territori danneggiati dai terremoti, così dopo decenni.
 
Vi sono eventi prevedibili che si possono affrontare con il buonsenso, avvertendo quando essi stanno per arrivare. Non sempre ciò è possibile, ma nella maggior parte dei casi, prepararsi prima che accada qualcosa di negativo è un buon modo per vivere. I morti sul lavoro, la conseguenza della mancata attività di sicurezza dentro aziende pubbliche e private, la mancanza di conoscenza di tutti i mezzi necessari a prevenire i fatti negativi, sono cause che non consentono di porre rimedio con atti preventivi.
Si dice che prevenire sia meglio che curare. Ma quante gente, nonostante questa avvertenza non si occupa di prevenire alcunché?
Intendiamoci: quello che scriviamo non è un inno alla prevenzione, ma solo un modo per indicare come si possa vivere meglio guardando avanti, spesso oltre l’orizzonte.
Nei nostri tempi in cui tutti i cittadini del mondo sono collegati tra di loro, sembra strano che molti di essi non riescano a vedere quello che può arrivare da un momento all’altro, nei prossimi giorni o nei prossimi mesi
 
Si può cercare un ago in un pagliaio? Quasi tutti rispondono negativamente. Eppure il mezzo c’è: basta bruciare la paglia e secernere la cenere con una calamita che attrarrà inevitabilmente l’ago.
Sembra l’uovo di Colombo, ma si tratta di un’osservazione elementare che ovviamente può fare chi usa la testa, quella testa che se funziona bene traina il corpo, che a sua volta starà bene.
Chi spegne il cervello spegne la propria vitalità con la conseguenza che non si rende conto della realtà fatta da eventi che attraversiamo tutti i giorni.
Il morto insegna a piangere, è un modo di dire che significa come ciascuno di noi deve avere un’esperienza per imparare da essa le conseguenze. Ma non sempre siamo capaci di questo comportamento, perché spesso continuiamo a non dar conto a quello che capita a noi e agli altri, non informandoci adeguatamente e soprattutto non approfondendo sui libri il significato vero e proprio della vita. Di quella vera.

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