Imprese artigiane, le saracinesche si abbassano - QdS

Imprese artigiane, le saracinesche si abbassano

Paola Giordano

Imprese artigiane, le saracinesche si abbassano

venerdì 27 Aprile 2018

Dalla fotografia scattata da Unioncamere-Infocamere nel I trimestre 2018 un quadro allarmante: saldo a -751 in Sicilia. Siracusa, che nell’Isola riporta i dati “migliori”, è terza, seguita da Ragusa e Catania; le altre raschiano il fondo della classifica  

PALERMO – Le imprese artigiane che abbassano le saracinesche nell’Isola sono più di quelle che nascono: a fronte delle 812 nuove iscrizioni nei primi tre mesi dell’anno, sono 1.563 le aziende del settore che hanno deciso di chiudere i battenti. Un saldo nettamente negativo: -751. E in linea con il trend nazionale: da Nord a Sud, infatti, nessuna regione ha chiuso il trimestre in positivo.
 
È questa l’allarmante fotografia scattata da Unioncamere – Infocamere nel report sulla natalità e la mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre del 2018.
 

 
Dal confronto con i primi tre mesi dell’anno scorso si evince inoltre che in Sicilia, come in altre sei regioni (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Calabria), si registra un’ulteriore contrazione: quella del tasso di crescita, che da -0,91 per cento registrato nel primo trimestre del 2017 è continuato a scendere nei primi mesi di quest’anno, arrivando a superare, seppur di poco, la soglia dell’un per cento. In negativo, si intende. Non si arresta in sostanza il regresso del sistema imprenditoriale artigiano: sempre meno aziende nascono e sempre più imprese cessano.
 
I dati provinciali non fanno che confermare la crisi attraversata dal settore a livello nazionale: tutte le province italiane registrano, infatti, tassi di crescita negativi. Uniche mosche bianche sono Trieste e Bolzano che, però, riportano davanti al più cifre pressoché irrisorie: 0,11 la prima, 0,03 per cento la seconda. La Sicilia non smentisce l’andazzo nazionale: Siracusa, che nell’Isola riporta i dati “migliori”, è terza con un saldo di -7 imprese tra nate e cessate e con un tasso di crescita di -0,12 per cento. Seguono a pochi passi Ragusa (che con il suo -0,16 per cento è quarta) e più distaccata Catania (-0,39 per cento; decima). Le restanti sette province si piazzano al di sotto della 70^ posizione: Trapani e Palermo sono rispettivamente 76^ (-1,10 per cento) e 79^ (-1,17 per cento), mentre le altre raschiano il fondo della graduatoria, oscillando tra il tasso di crescita dell’1,56 per cento sotto la soglia dello zero di Agrigento (96^) e il -2,13 per cento di Caltanissetta (102^). In mezzo si collocano Enna (-1,69 per cento; 98^) e Messina (-1,84 per cento; 100^).
 
A chiudere in positivo è invece il bilancio relativo all’intero sistema imprenditoriale. L’Isola è infatti la regione che, seppur senza aver registrato percentuali esorbitanti (+ 0,18 per cento), ottiene il tasso di crescita più alto della Penisola, lontano dagli sconfortanti decrementi dalle cugine del Nord: il Piemonte riporta una delle performance peggiori con il suo -0,6 per cento, seguito da Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia (entrambe a -0,56 per cento), Veneto (-0,49) e Liguria (-0,41), e secondo solo alla Valle d’Aosta (-0,61 per cento).
 
A livello provinciale, i nove capoluoghi siciliani si piazzano nelle prime trenta posizioni, spalmati nella parte alta della graduatoria.
Catania è in testa alla classifica, con un tasso di crescita che nel primo trimestre del 2018 è cresciuto dello 0,63 per cento e con un saldo tra nuove iscrizioni (1.817) e cessazioni (1.167) a favore delle prime di 650 unità.
 
Staccata dalla città etnea ma pur sempre nel secondo gradino del podio Siracusa (+ 0,29 per cento). Seguono Messina (4^), Ragusa (6^), Enna (8^) e Palermo (11^), mentre Trapani (23^), Caltanissetta (25^) e Agrigento (30^) che, pur registrando un decremento, riportano numeri inferiori alla media nazionale (-0,25 per cento).

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