Web sconosciuto per un'impresa siciliana su 3 - QdS

Web sconosciuto per un’impresa siciliana su 3

Rosario Battiato

Web sconosciuto per un’impresa siciliana su 3

venerdì 04 Maggio 2018

Secondo l’aggiornamento Istat “Noi Italia 2018”, l’Isola si colloca al quattordicesimo posto nella classifica delle regioni italiane. Il 67% è presente online, cinque punti in meno rispetto alla media nazionale, anche se tra 2015 e 2017 c’è stato un balzo in avanti  

PALERMO – Le imprese siciliane crescono in rete, ma la vetta è ancora distante. L’ormai necessaria presenza online, anche per la presenza dell’ecommerce, che consente la vendita di prodotti direttamente sul web, riguarda il 67% delle imprese siciliane, un dato in crescita, eppure ancora inferiore di cinque punti percentuali rispetto alla media nazionale.
 
Una tendenza che si registra anche nelle altre rilevazioni che riguardano gli investimenti nel settore tecnologico. Sono i dati contenuti nell’ultimo aggiornamento di Noi Italia 2018, rilasciato dall’Istat nelle scorse settimane.
 
“Le imprese del Mezzogiorno, pur recuperando posizioni rispetto all’anno precedente, sembrano ancora sfruttare meno l’opportunità di accedere a mercati più ampi attraverso l’utilizzo del web: nel 2017 quasi 16 punti percentuali le distanziano da quelle del Centro-Nord”. Lo certifica l’Istituto di statistica che piazza le imprese isolane al quattordicesimo posto nella classifica delle regioni italiane. A sottolineare le distanze non è soltanto il valore medio nazionale (72,1%), ma quanto registrato, appunto, nell’area centro settentrionale, dove una regione come il Trentino Alto Adige ha superato quota 82% e il Veneto si è spinto oltre l’80%. A fare peggio della Sicilia riescono Calabria, Lazio, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Sardegna, Campania e Molise.
 
Alle imprese isolane bisogna comunque riconoscere la grande crescita registrata negli ultimi anni. È sufficiente ricordare che nel 2004 soltanto un terzo aveva a disposizione un sito o una pagina web (32,8%). Poi un percorso di crescita, interrotto da qualche passo indietro, fino alla grande corsa che si è registrata tra il 2015 e il 2017. Nel primo anno di questo triennio una decisa contrazione rispetto all’anno precedente (51% contro 59,9%) e poi una risalita con il 56,4% del 2016 e quindi l’avanzamento di circa dieci punti percentuali nel corso dello scorso anno.
 
Incide, in questo quadro, anche la differenza di utilizzo della rete da parte dell’utenza. Lo scorso anno si è confermato “l’atteggiamento differente nell’utilizzo del web nelle diverse aree del Paese: l’uso di internet nel Centro-Nord è superiore al valore nazionale e più del 70% delle famiglie dispone di una connessione veloce”. In Sicilia solo il 43,8% delle persone ha utilizzato internet tutti i giorni negli ultimi 12 mesi (47,6% in Italia), mentre il 58,4% ha utilizzato internet negli ultimi dodici mesi (65,3% in Italia).
 
Differenze che si avvertono anche negli altri settori che riguardano l’aspetto relativo all’investimento nell’aggiornamento tecnologico. “Nel 2015 è nel Nord-ovest (con il 36,2% del totale nazionale) – si legge nel report – la quota maggiore della spesa italiana in R&S, nel Nord-est la spesa è pari al 24,5%, il Centro e il Mezzogiorno coprono insieme poco più del 39%”. Il dato regionale, in termini di incidenza della spesa in R&S sul pil regionale, vede un podio che si colloca geograficamente molto distante dalla Sicilia: Piemonte, provincia autonoma di Trento ed Emilia-Romagna. “Per la spesa in rapporto al pil delle imprese – è definito nel report –, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia occupano le prime tre posizioni”. Nell’Isola questo dato si ferma allo 0,28%, mentre in Piemonte raggiunge l’1,72%.
 
Un ritardo generale che si riflette anche in altri settori tecnologici. “Nel 2015 – riporta l’Istat – resta elevato il ritardo del Mezzogiorno in termini di addetti in R&S rispetto al Nord e al Centro. Nel Nord solo la Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano si posizionano sotto la media nazionale, mentre tutte le regioni meridionali si attestano su livelli inferiori alla media”.

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