Pale eoliche, braccio di ferro tra la Regione e le imprese - QdS

Pale eoliche, braccio di ferro tra la Regione e le imprese

Rosario Battiato

Pale eoliche, braccio di ferro tra la Regione e le imprese

venerdì 04 Maggio 2018

Nella Finanziaria stop di 120 giorni al rilascio di nuove autorizzazioni per gli impianti eolici e solari. Proteste dell’associazione nazionale di settore: pronti a segnalare profili di illegittimità

PALERMO – Non si può certo dire che tiri buon vento tra la Regione siciliana e l’Anev (Associazione nazionale energia del vento). Uno scontro che ha una storia ormai più che decennale e che nei giorni scorsi ha visto l’ennesimo capitolo: la presentazione, da parte del presidente Nello Musumeci, di un emendamento nell’ambito della Legge Finanziaria regionale siciliana 2018, approvata nei giorni scorsi, che prevede la sospensione per 120 giorni del rilascio delle autorizzazioni per gli impianti eolici e fotovoltaici.
 
Un colpo durissimo che di fatto congela il settore “al fine di consentire alla stessa (la Regione, ndr) una verifica – si legge nella nota dell’Anev –, attraverso un adeguato strumento di pianificazione del territorio regionale, degli effetti sul paesaggio e sull’ambiente correlati alla realizzazione di tali impianti”.
 
Per l’associazione del vento si tratta di un atto che calpesta “in una volta sola le regole europee, nazionali e regionali in tema di sviluppo ed energia”. Inevitabile il danno di natura economica e anche di “natura ambientale, poiché la Regione Sicilia con questa mossa decide di bloccare lo sviluppo ambientalmente necessario”. Contestate le motivazioni della Regione che chiede una ulteriore verifica in merito all’impatto ambientale, un argomento considerato pretestuoso “visto che l’Italia ha uno dei più avanzati ed accurati procedimenti di tutela ambientali, che prevedono, giustamente, l’applicazione delle procedure di valutazione ambientale avanzatissime volte a verificare ogni tipo di impatto su paesaggio, fauna, flora e ogni altro bene da tutelare”. L’Anev, così come già operato in passato, si prepara per segnalare profili di illegittimità nelle sedi preposte.
 
Un primo tentativo di razionalizzare la presenza dell’eolico era già arrivato con la legge regionale n.29/2015 che aveva fissato i criteri per le aree non idonee agli impianti oltre i 20 kW. Poi, in seguito a due anni di polemiche e ritardi, era stato firmato, lo scorso ottobre, il decreto del presidente della Regione per dotare l’Isola delle aree non idonee.
 
Questi provvedimenti ispessiscono una lunga scia di interventi normativi regionali per arginare una sorta di peccato originale delle fonte del vento: la proliferazione avvenuta durante la grande abbuffata del periodo Cuffaro. A stimolare l’azione dei governi passati sono state le successive complicazioni, sia a livello criminoso – diversi gli arresti nel settore delle rinnovabili per un racket dell’eolico che ha visto il coinvolgimento, secondo fonti investigative, anche del latitante Matteo Messina Denaro – che puramente tecnico, come accaduto, soprattutto nel periodo precedente all’entrata in vigore dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, con la mancata produzione eolica (MPE), che consisteva, come riportato in uno dei rapporti Energia della Regione siciliana, nella limitazione o nello spegnimento di alcuni impianti per evitare la sovrapproduzione del sistema elettrico che causava una tendenza fortemente antieconomica, in quanto l’energia prodotta dagli impianti spenti o limitati era comunque calcolata e remunerata, attingendo dalla tariffa elettrica nazionale.
 
Tuttavia, è bene ricordare che la in Sicilia l’eolico continua a rappresentare la prima fonte produttiva di energia rinnovabile, elemento imprescindibile anche per il raggiungimento degli obiettivi di burden sharing, cioè la quota regionale di consumi verdi sul totale per permettere all’Italia di raggiungere gli obiettivi Ue 2020 (già ottenuti) e anche i successivi.

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