Corruzione: arresto Montante, ex presidente Sicindustria - QdS

Corruzione: arresto Montante, ex presidente Sicindustria

redazione

Corruzione: arresto Montante, ex presidente Sicindustria

lunedì 14 Maggio 2018

Con altre cinque persone, tra cui tre poliziotti, accusati di far parte di una rete illegale per spiare l'inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa dopo le dichiarazioni di pentiti di mafia. Arrestati anche il colonnello dei carabinieri D'Agata e Romano, re dei supermarket

La Polizia di Stato di Caltanissetta ha arrestato, con altre cinque persone, l’ex presidente di Sicindustria Antonio Calogero Montante, attualmente presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria Nazionale, nell’ambito dell’inchiesta denominata "Double face".
 
Montante è attualmente presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria Nazionale.
 
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione.
 
L’inchiesta, condotta dalla squadra mobile di Caltanissetta, è coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.
 
Oltre a Montante, agli arresti domiciliari anche il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo tornato all’Arma dopo un periodo nei servizi segreti, Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Palermo, il re dei supermercati Massimo Romano che gestisce la catena "Mizzica" – Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella regione.
 
Il sesto provvedimento cautelare riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, sospeso dal servizio per un anno.
 
Con diversi ruoli, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero fatto parte di una rete "protettiva" di spionaggio a favore di Montante. Massimo Romano venne indagato per corruzione nell’ambito di una verifica fiscale, andata a buon fine per l’imprenditore, e con lui nell’inchiesta finì anche il maggiore Orfanello. Romano era nel team della legalità di Sicindustria ed è stato presidente Confidi dei Caltanissetta.
 
Tre agenti della Polizia di stato di Palermo avrebbero fatto parte di una rete di spionaggio: due in servizio e uno poi andato in pensione, sono stati posti agli arresti domiciliari dal Gip.
 
L’inchiesta è coordinata dal procuratore Amedeo Bertone, dall’aggiunto Gabriele Paci e dai sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata a commettere delitti contro la pubblica amministrazione, accesso abusivo a sistema informatico, e corruzione.
 
Montante, che è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di Confindustria ricoprendo anche la carica di responsabile nazionale per la Legalità.
 
Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta gli contestano di aver creato una rete illegale per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia.
 
Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante.
 
 
 
Montante voleva conoscere le persone con cui aveva a che fare – dal politico all’avvocato, dal giornalista all’imprenditore – e per questo attraverso Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo faceva fare a Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, le interrogazioni alla banca dati della forze di polizia Sistema d’indagine (Sdi).
 
Sono decine i profili richiesti: da Alfonso Cicero, che era alla guida dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, a Davide Durante, ex presidente di Confidustria Trapani, da Gioacchino Genchi, ex poliziotto e legale di Pietro Di Vincenzo, imprenditore condannato per estorsione e cessione fittizia di beni, dall’ex senatore Pd Vladimiro Crisafulli all’attuale assessore all’Economia e avvocato Gaetano Armao.
 
L’elenco è lunghissimo: ci sono i collaboratori di giustizia Carmelo Barbieri, Pietro Riggi e Aldo Riggi, l’ex presidente del consorzio Asi di Caltanissetta Umberto Cortese, l’ex direttore di Confindustria nissena Tullio Giarratano, l’ex assessore regionale Nicolò Marino e i suoi figli, i giornalisti Giampiero Casagni e Attilio Bolzoni.
 
Secondo il gip Montante "voleva acquisire informazioni su persone che hanno rivestito un ruolo politico di ambito regionale e che erano entrate in rotta di collisione con lui e col sistema confindustriale che rappresenta in relazione alle più svariate vicende".
 

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