Sisma, il rischio è un'opportunità - QdS

Sisma, il rischio è un’opportunità

Rosario Battiato

Sisma, il rischio è un’opportunità

mercoledì 16 Maggio 2018

In Sicilia il 90% dei Comuni si trova nelle due zone a più alto pericolo: sulla “dinamite” 4,5 mln di cittadini e 1,7 mln di abitazioni. Ance: gli incentivi statali possono smuovere nell’Isola investimenti fino a 14 miliardi 

PALERMO – Anche nel 2016, escludendo la sequenza del Centro Italia, la distribuzione geografica degli eventi sismici sul “territorio nazionale – si legge nell’ultimo annuario dell’Ispra – risulta, come sempre, confrontabile con quella degli anni precedenti, essendo concentrata essenzialmente lungo tutto l’arco appenninico, la Calabria, la Sicilia settentrionale e orientale e, in minor misura, lungo l’arco alpino”. Un pericolo costante, per fortuna ancora sopito, che riguarda da vicino i siciliani e le loro abitazioni che necessitano di interventi per l’adozione di misure antisismiche. A disposizione c’è anche l’incentivo sismabonus che potrebbe generare 14 miliardi di euro di interventi nell’Isola.
 
I numeri del rischio sismico
Nella mappa della classificazione sismica del dipartimento della Protezione civile c’è una Sicilia colorata, almeno per un buon 90% del suo territorio, dal rosso e dal marrone. Sono le tinte che contraddistinguono l’Italia più esposta al rischio sismico: nell’Isola ci sono, in dettaglio, 27 comuni nella zona più pericolosa, la numero 1, dove “possono verificarsi fortissimi terremoti”, e altri 329 nella zona 2, dove possono “verificarsi forti terremoti”.
 
Case a rischio
Questi numeri si traducono in circa 4,5 milioni di siciliani (355mila solo nella prima fascia) e circa 1,7 milioni di abitazioni occupate in edifici residenziali (144mila nella prima fascia) che si trovano nella morsa del rischio sismico. Gli edifici a uso residenziale coinvolti sono circa 1,3 milioni che diventano 1,5 se si prendono in considerazione anche le altre tipologie.
Ad aggiungere rischio al rischio, c’è anche il dato anagrafico di molte abitazioni isolane: secondo l’ultimo censimento Istat, circa il 30% degli edifici isolani è stato costruito tra il 1919 e il 1970, quindi ben prima dell’evoluzione della normativa antisismica delle costruzioni. Inoltre, circa 370mila edifici residenziali sono stati catalogati come “mediocri” e altri 43mila come “pessimi”.
 
Danni e ritardi
Uno studio della Camera dei Deputati ha calcolato in 121,6 miliardi l’impatto dei danni dei terremoti in Italia dal 1968 al 2012. Un dato siciliano su tutti: il tragico terremoto del Belice, accaduto mezzo secolo fa, è costato circa 9,2 miliardi di euro e non ha ancora concluso il suo percorso di ricostruzione.
 
Le opportunità
L’Agenzia delle Entrate è tornata di recente sulle modalità di accesso al sismabonus. La risoluzione 34/E/2018, diffusa alla fine di aprile, precisa, in seguito al parere 27/2018 del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria preesistente è da considerarsi come “ristrutturazione edilizia”, quindi rientra tra gli interventi agevolabili, fatte salve le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Inoltre, con la circolare 7/E, rilasciata nei giorni scorsi, ha offerto una “Guida alla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche relativa all’anno d’imposta 2017: spese che danno diritto a deduzioni dal reddito, a detrazioni d’imposta, crediti d’imposta e altri elementi rilevanti per la compilazione della dichiarazione e per l’apposizione del visto di conformità”.
 
Il sismabonus
“I contribuenti – recita una nota dell’Agenzia delle Entrate – che eseguono interventi per l’adozione di misure antisismiche sugli edifici possono detrarre una parte delle spese sostenute dalle imposte sui redditi”.
La detrazione si può richiedere per le somme spese nel corso dell’anno e può essere ceduta se relativa a interventi effettuati su parti comuni di edifici condominiali. La percentuale di detrazione e le regole per poterne fruire variano a seconda dell’anno in cui la spesa viene effettuata e “sono concesse detrazioni più elevate quando alla realizzazione degli interventi consegua una riduzione del rischio sismico”.
In particolare, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021 “spetta una detrazione del 50%, che va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo”.
La detrazione arriva fino al 70/80% “quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%)”.
Inoltre, “chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito nei Comuni in zone classificate a ‘rischio sismico 1’, può detrarre dalle imposte una parte consistente del prezzo di acquisto (75 o 85%, fino a un massimo di 96.000 euro)”. L’agevolazione è valida per i contribuenti soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e ai soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Gli interventi “possono essere realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo e su quelli utilizzati per le attività produttive, situati sia nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2) sia nelle zone sismiche a minor rischio (zona sismica 3)”.
 
Il volume d’affari
L’Ance, stimando il costo medio per mq in collaborazione con gli uffici dell’Oice, l’Associazione delle organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, ha valutato in circa “105 miliardi di euro il costo complessivo per interventi strutturali di miglioramento sismico nelle zone a rischio sismico”. In Sicilia si potrebbe generare il 13% del costo complessivo nazionale, pari a circa 14 miliardi di euro.
 
edifici siciliani a rischio sismico 

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