Export rifiuti, si fa sul serio. Oneri sui Comuni inefficienti - QdS

Export rifiuti, si fa sul serio. Oneri sui Comuni inefficienti

Rosario Battiato

Export rifiuti, si fa sul serio. Oneri sui Comuni inefficienti

mercoledì 16 Maggio 2018

Pubblicato l’Avviso esplorativo: cercasi la migliore proposta per trasporto e smaltimento fuori dalla regione. I maggiori costi previsti saranno a “carico della tariffa localmente applicata” 

PALERMO – Per i rifiuti l’estero è sempre un’opzione praticabile. L’aveva già fatto il precedente governo regionale, adesso tocca anche a Musumeci. Lo prevede l’ordinanza n.513 dello scorso 8 marzo che segue la delibera del consiglio dei Ministri dell’8 febbraio che ha dichiarato, per 12 mesi, lo stato di emergenza in conseguenza della situazione di criticità in atto nel territorio della Regione.


Il trasferimento dei rifiuti fuori dalla Regione rientra tra i “primi interventi urgenti di protezione civile in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza – si legge nell’Avviso – in relazione alla situazione di criticità in atto nel territorio della Regione Siciliana nel settore dei rifiuti urbani”. In particolare l’articolo 3 prevede che per l’attuazione degli interventi di trasferimento dei rifiuti fuori Regione, pari a 40 milioni di euro, si provveda “con oneri a carico della tariffa o della tassa di smaltimento dei rifiuti, localmente applicata”.
 
La Regione, con l’avviso firmato da Salvatore Cocina, dirigente della struttura commissariale, intende “espletare una indagine di mercato finalizzata all’acquisizione di manifestazioni di interesse per favorire la partecipazione e la consultazione del maggior numero di operatori economici, attivi in ambito nazionale ed internazionale, che offrano le migliori condizioni per il trasporto, il recupero e/o lo smaltimento, al di fuori del territorio regionale, dei rifiuti solidi urbani già trattati presso impianti autorizzati in Sicilia ovvero indifferenziati”.
 
L’avviso non comporta forme di impegno precontrattuale, in quanto “la presentazione delle manifestazioni di disponibilità da parte degli operatori economici non farà sorgere diritti, pretese e/o interessi giuridicamente rilevanti, anche ai fini di eventuali risarcimenti e/o indennizzi, in capo ai soggetti partecipanti i quali non potranno pretendere l’affidamento della commessa e/o la prosecuzione della procedura”.
 
La durata massima del servizio sarà pari a otto mesi. Per partecipare c’è tempo fino al primo di giugno, data ultima per la presentazione delle manifestazioni di interesse che dovranno essere inviate alla struttura di supporto del Commissario delegato, in viale Campania, oppure tramite posta elettronica certificata all’indirizzo dipartimento.acqua.rifiuti@certmail.regione.sicilia.it e in copia a ord513@regione.sicilia.it.
 
I partecipanti dovranno presentare una relazione tecnica per definire le fasi del trasporto, i costi unitari, le quantità lavorabili giornalmente o mensilmente, la disponibilità, la localizzazione e le autorizzazioni degli impianti di trattamento.
 
Ad oggi tutti i tentativi di trasferimento sono andati in malora – emblematico il caso che ha ha visto il Comune di Torino opporsi, nel 2016, al trasferimento di circa 15mila tonnellate di rifiuti isolani – ma è probabile che ormai bisognerà insistere su questa strada in attesa che si attivi la filiera del riciclo anche tramite gli interventi contenuti nel piano stralcio e in vista dell’impiantistica necessaria. Si attende anche la crescita della raccolta differenziata: l’ordinanza dell’8 marzo ha imposto ai comuni di raggiungere, entro il 31 maggio, il 35% come obiettivo intermedio in vista del 65% prescritto dalla normativa.
 
“La causa primaria della attuale situazione emergenziale”, si legge nell’avviso, è “essenzialmente dovuta alle notevoli quantità di rifiuto indifferenziato che gran parte dei Comuni siciliani conferiscono in discarica in ragione della inefficiente raccolta differenziata” con un valore medio regionale di raccolta differenziata che nel 2016 è stato pari al “15.40% (Ispra) e nel 2017-18, pure in crescita, si mantiene molto lontano dal 65% fissato dalla vigente normativa nazionale e regionale”. In Sicilia, pertanto, il ricorso alle discariche è “notevole ed abnorme in quanto oltre l’80% del rifiuto prodotto annualmente (2.350.000 t) finisce in discarica provocando il rapido esaurimento delle stesse”.

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