Difesa civica, Sicilia fuori dall’Europa - QdS

Difesa civica, Sicilia fuori dall’Europa

Pierangelo Bonanno

Difesa civica, Sicilia fuori dall’Europa

mercoledì 20 Gennaio 2010

A livello nazionale l’obbligo per i Comuni a decorrere dal 2011 di eliminare la figura del difensore civico locale. Mentre il Parlamento dell’Ue è impegnato nell’elezione del nuovo Mediatore, la Regione non lo prevede

PALERMO – Il difensore civico rappresenta, anche in Sicilia, una delle poche Istituzioni a controllo del buon andamento e della trasparenza della Pubblica amministrazione.
Il controllo esercitato dall’Ombudsman non riguarda, in senso stretto, la legittimità degli atti amministrativi, ma, è finalizzato allo sviluppo di dinamiche interne alla burocrazia amministrativa di tipo virtuoso ed attente alle esigenze dei Cittadini.
Il difensore civico denuncia, all’interno delle Istituzioni, le inadempienze e le lungaggini della macchina amministrativa comunale, provinciale o regionale.
È giusto precisare che, a livello comunale, le prerogative del defensor civitatis sono determinate dai singoli Statuti, ciò implica per ciascun Comune la presenza di differenze sostanziali circa le funzioni ad esso attribuite.
Nella Finanziaria 2010 il governo, per volontà del ministro Calderoli, ha introdotto una serie di emendamenti volti a ridisegnare il quadro normativo degli Enti Locali, imponendo, tra le altre prescrizioni, l’obbligo per i Comuni di eliminare la figura del Difensore civico.
Il tutto avviene in un momento nel quale i Difensori civici regionali, metropolitani, provinciali e comunali italiani stanno tentando di dare nuovo slancio all’Istituzione attraverso la nascita della Rete di rappresentanza nazionale
Appare davvero strano realizzare una modifica sostanziale dell’assetto istituzionale degli Enti locali attraverso la Finanziaria, anziché aprire un confronto con i Comuni per giungere a delle scelte condivise.
Dopo le tante proteste provenienti dal Territorio il governo, nel Consiglio dei ministri del 13 Gennaio scorso, è intervenuto, ritornando sui propri passi, emanando un decreto legge, attraverso il quale si stabilisce l’obbligo per i Comuni, i cui rispettivi Consigli saranno rinnovati a decorrere dal 2011, di eliminare la figura del difensore civico locale, previsto dal d.lgs n.267 del 2000, il Testo unico degli Enti Locali (T.u.E.l.).
La Difesa civica comunale in Sicilia è parte integrante dell’ordinamento regionale, che prevede all’art. 8 della legge regionale n. 48 del 1991 la facoltà per i Comuni e le Province di istituire il difensore civico, ponendo tale Istituzione, quindi, nell’ambito delle prerogative proprie dello Statuto autonomistico della Regione Siciliana.
Pertanto, dal punto di vista strettamente formale il richiamo nella Finanziaria 2010 al T.u.el in Sicilia non appare come direttamente applicabile.
Andando oltre gli aspetti formalistici e passando alla sostanza della questione, cioè lo sviluppo della difesa civica, in Sicilia occorre registrare che nessuna evoluzione normativa è intervenuta in questi anni.
La Sicilia è l’unica regione d’Italia ad non avere mai previsto nel proprio ordinamento regionale la figura del Difensore civico regionale, privando i Cittadini di uno strumento di  tutela  nei confronti della farraginosità della burocrazia regionale.
L’attuale governo regionale non è intervenuto in alcun modo sulla materia, pur palesando la volontà di aumentare il tasso di trasparenza dell’amministrazione regionale stessa.
A seguito della Finanziaria 2010 è sorto, anche in Sicilia, un proficuo e costruttivo dibattito tra tanti Difensori civici locali.
In particolare, un comitato di Ombudsmen comunali siciliani, evidenziando che a Gennaio il Parlamento Europeo sarà impegnato nell’elezione del difensore civico europeo – il Mediatore –  ha inviato una formale lettera di protesta agli europarlamentari eletti nel proprio collegio, sottolineando la profonda incongruenza tra il contesto  europeo e quello italiano; infatti, se a breve i deputati italiani al Parlamento Europeo eleggeranno il nuovo difensore civico, in Italia i deputati al Parlamento hanno già votato l’abrogazione del difensore civico comunale.
 

 
Negli Statuti delle Regioni o previsto da leggi regionali
 
La Difesa civica in Italia non trova una presenza capillare sul Territorio, a causa delle previsioni normative, che non pongono obbligo, bensì la facoltà, ai singoli Comuni, di istituire il difensore civico; la stessa analisi è applicabile alle Province, all’interno delle quali attualmente sono stati istituiti solo 35 Difensori civici a fronte di 110 Province; anche nei confronti delle Regioni nessuna norma nazionale sancisce alcun obbligo, per cui alcune Regioni lo hanno richiamato espressamente nei propri statuti, mentre altre lo hanno introdotto nel proprio ordinamento con apposite leggi regionali, anche se spesso alla previsione normativa non ha corrisposto la sua fattiva istituzione, come dimostra la tabella presente nella pagina.
Vista la disomogeneità complessiva e l’assenza di una rete che consentisse di amalgamare e rafforzare queste differenti esperienze il Coordinamento dei Difensori civici regionali e delle Province autonome ha intrapreso un nuovo percorso, finalizzato a comporre l’eccessiva frammentazione della difesa civica, che da sempre ha rappresentato uno dei suoi punti di debolezza.
Pertanto, tra Novembre e Dicembre 2009, sono state convocate tre differenti assemblee a cui sono stati invitati tutti i Difensori civici italiani: regionali, provinciali, metropolitani e comunali.
Gli Stati generali della Difesa civica hanno avuto come sedi di lavoro Matera, Firenze e Verona.
Da questo confronto costruttivo e vivace  si è aperta una nuova fase culturale per la Difesa civica italiana.
Un Comitato nazionale, eletto nelle singole assemblee, cercherà di porre le basi per un nuovo cammino sempre più inclusivo, che giunga alla costituzione della Rete di Rappresentanza nazionale della Difesa civica.

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