Ruggero Razza: "Sanità a misura di cittadino meno sprechi più servizi" - QdS

Ruggero Razza: “Sanità a misura di cittadino meno sprechi più servizi”

Paola Giordano

Ruggero Razza: “Sanità a misura di cittadino meno sprechi più servizi”

sabato 19 Maggio 2018

Forum con Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute 

Partiamo subito dalla questione più spinosa: come eliminare il deficit finanziario di 200 milioni l’anno fra malati che entrano e malati che escono?
“Il deficit nel solo 2016 impatta sulla nostre casse per 240 milioni ma il problema è anche più grave perché non si spendono solo 240 milioni ma si perdono anche 400 posti letto. Noi abbiamo immaginato di destinare un fondo straordinario per la mobilità in uscita che parta dai Drg in uscita. Dobbiamo mettere in campo delle azioni per intervenire sui segmenti in cui siamo deficitari, vale a dire ortopedia, oncologia e chirurgia protesica, tenuto conto che il problema molto è legato alla localizzazione. Faccio un esempio concreto: nella provincia di Trapani se devo essere operato di artrodesi vertebrale, nel 56 per cento dei casi mi rivolgo fuori Regione perché se impiego quattro ore per andare a Catania paradossalmente diventa più agevole prendere un aereo e andare a Milano. La nostra idea è quella di creare un salvadanaio di alcune decine di milioni di euro per mettere a bando, sia per le strutture pubbliche che per quelle private non soltanto siciliane, la possibilità di operare in Sicilia. Vogliamo puntare non sulla struttura ma sul medico. Questo può aiutare anche alcune strutture private di eccellenza perché noi abbiamo proprio in alcuni di quei segmenti un intervento privato importante che viene però bloccato a metà anno dalla logica del budget. Portando ad operare in Sicilia il professore Tizio con la sua équipe invece di sottoscrivere una convenzione con una struttura comporterebbe una spesa minore. In questi anni le Regioni si sono organizzate e anche quelle che immaginiamo essere eccellenti in realtà hanno semplicemente seguito una logica industriale. Un dato significativo a tal proposito è quello della lista d’attesa per la bassa complessità: in alcune realtà ospedaliere della Lombardia supera i due anni e da noi è invece più bassa. Ma lì la lista d’attesa dell’alta complessità e sul paziente extraregionale è quasi immediata. Alcuni sistemi regionali hanno creato un meccanismo finanziario competitivo per il quale, dovendo le loro strutture fare cassa, preferiscono operare alta complessità e fuori Regione. Questo si potrebbe fare anche in Sicilia se ci fossero dei centri di eccellenza come quelli che si stanno realizzando: il governo ha inserito in quest’ultima legge finanziaria 8 milioni di euro sul Rimed ma metterà anche quasi 180 milioni sui fondi articolo 20. L’espansione dell’Ismett nel centro di ricerca Rimed produrrà nei prossimi anni un investimento tra fondi statale, regionale e privato di quasi un miliardo di euro: uno di più grandi interventi economici”.
 
 
L’organico è composto da 48.000 unità e si dice che ci siano buchi: com’è possibile se il numero degli addetto è ad esempio superiore a quello della Lombardia e lì non hanno buchi?
“In parte è dovuto ad una parcellizzazione delle strutture, in altra parte è dovuto non tanto ai buchi di organico ma al livello contrattuale. Da noi il grosso del personale è precario. Noi abbiamo fatto un lavoro enorme: entro il 2018 stiamo stabilizzando 5.000 unità tra medici e infermieri che si trovavano nelle condizioni della riforma Madia”.
 
Quali altri progetti ci sono in cantiere?
“Stiamo lavorando ad un grosso piano di comunicazione sulla prevenzione che sia incentrato soprattutto sul raccontare la sanità. È un’esigenza fondamentale perchè ha un valore economico: dentro quel dato di mobilità in uscita c’è anche tanta percezione di inadeguatezza del nostro sistema che è superiore alla realtà. Spero entro la fine dell’anno di poter indire il bando perché bisogna puntare a raccontare la sanità. Voglio realizzare la cabina unica di regia di comunicazione; non l’ho fatto perché siamo in fase di rinnovo dei vertici della sanità e quindi preferisco impiantare il sistema con la squadra che mi accompagnerà nei prossimi tre anni”.
 
A quando le nomine?
“Entro l’estate. Ci sarà una novità: noi saremo la seconda regione italiana ad applicare la legge Lorenzin. Ci sarà il filtro di una commissione, la quale elaborerà una rosa di candidati. Su questa rosa di candidati eserciterà il potere discrezionale la giunta. Io ho voluto, con il consenso del Presidente della Regione che uno dei tre componenti fosse nominato direttamente dal Consiglio Superiore di Sanità”.
 
La sanità costa all’incirca 9 miliardi di cui il 49 per cento viene speso dalla Regione: perché nella spesa di questi 9 miliardi c’è una sorta di divisione fra pubblico e privato a monte?
“Questo è vero al 50 per cento. Partiamo da un dato di concetto: per me non esiste sanità pubblica e privata ma esiste la Sanità che valuta come erogare un servizio costituzionalmente garantito. Se guardiamo il dato della ospedalità rispetto a quello dell’assistenza del territorio, dovremmo frammentare quei 9 miliardi di spesa perché non comprendono solo il servizio ospedaliero tout court ma anche la gestione dei territori e la spesa farmacologica, che anche per il privato è a carico della Regione. Un sistema serio sarebbe quello in cui pubblico e privato sono posti in concorrenza fra di loro”.
 
ruggero razza
 
Se i privati, però, a settembre hanno finito il budget non possono competere.
“Questo dipende da una scelta dei privati che in Sicilia hanno deciso di avere un sistema molto frammentato. Il sistema di Sanità privata della Lombardia è profondamente diverso rispetto al nostro ed è incentrato sulle grandi aggregazioni, sulla capacità di mettere in campo ricerca e quindi di attingere oltre che dal fondo sanitario anche dai fondi per la ricerca. Da noi il sistema è molto frammentato ed è diventato monospecialistico. Se utilizzassimo i 411 milioni per finanziarie le sette-otto realtà imprenditoriali che facciano poi aggregato fra di loro non si arriverebbe a finire il budget a giugno-luglio. Questo vale ancora di più in settori ad elevato costo: se devo pagare un chirurgo importante devo avere un bilancio che mi consenta di supportare il costo. Il sistema della Sanità privata dovrebbe essere capace di autoriformarsi”.
 
La Regione ha un servizio ispettivo che controlla sia il pubblico che il privato?
“Abbiamo un servizio ispettivo che è sotto il Dipartimento delle Attività sanitarie. Ho cambiato l’oggetto della convenzione tra Regione siciliana e Agenas, che era generico e mai eseguito. Ho chiesto che si occupassero di due cose che ci servivano: la prima è che ci fornissero ispettori; la seconda è l’attivazione del piano di corruzione in sanità. La Sicilia non ha ancora attivato le linee guida dell’Anac, lo stiamo facendo in questi giorni. Questo vale molto per le procedure di evidenza pubblica: per me la trasparenza nell’erogazione dei servizi è fondamentale soprattutto perché ci inseriamo in un contesto nuovo, che è il sociosanitario, in cui vengono stanziati molti fondi. Nel passato la sanità ha sempre operato a sportello. Questo oggi non è più possibile”.
 
Qual è la situazione finanziaria della Sanità siciliana?
“Abbiamo chiuso il 2017 con 14 milioni di euro di avanzo. Il nostro è un sistema che funziona dal punto di vista tabellare. Se poi ci si chiede se funzioni tutto è un’altra cosa. Se immaginiamo la sanità in Sicilia immaginiamo una macchina che costa 9 miliardi. Nessuna delle prime 20 aziende quotate a Piazza Affari produce 9 miliardi ma sono tutte aziende che hanno un modello di gestione funzionante. In Sicilia abbiamo tre Asp che superano il miliardo di euro di fatturato: rispondono a servizi essenziali ma devono organizzare l’erogazione di tali servizi. Per farlo ci vogliono persone competenti che effettuino i controlli sulla gestione. Abbiamo introdotto un meccanismo semplice: ci dedichiamo ad una cosa alla volta. Avevamo detto che la rete ospedaliera che era il primo impegno l’avremmo portata a casa entro maggio: entro maggio manderemo in commissione la rete ospedaliera. È il più importante e il più complesso atto di programmazione. Il nostro punto di riferimento finale è dare ai cittadini una Sanità che funzioni”.

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