Montante: Marino, istituzioni coinvolte ma lo Stato tace - QdS

Montante: Marino, istituzioni coinvolte ma lo Stato tace

redazione

Montante: Marino, istituzioni coinvolte ma lo Stato tace

lunedì 21 Maggio 2018

Il magistrato, che fu assessore regionale all'Energia in una delle prime giunte Crocetta, è parte lesa nell'inchiesta della Procura di Caltanissetta e parla di responsabilità politiche, aggiungendo, "Quelle penali le accerterà la Giustizia"

"Leggendo gli atti redatti dai magistrati nisseni, pubblicati sui quotidiani, vien fuori l’immagine di uno ‘Stato incapace’ per le condotte o le omissioni dei suoi organi al vertice: e su tutto questo il ‘silenzio’".
 
Lo afferma, in una nota, il magistrato Nicolò Marino, ex assessore regionale all’Energia della giunta Crocetta, parte lesa nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta sul cosiddetto "sistema Montante".
 
"Qui non si tratta delle responsabilità penali di cui si occuperà la competente autorità giudiziaria – aggiunge Marino – con il rispetto che comunque si deve a chi alle preliminari investigazioni è sottoposto. Qui sono in gioco responsabilità amministrativa, politica, disciplinare, morale di magistrati, uomini di vertice delle forze dell’ordine, ministri, politici e, consentitemi, dei vertici pregressi e attuali della Confindustria".
 
"E – sostiene Marino – non si dica: ‘aspettiamo l’esito dei processi" perché, prescindendo da questi, due dati sono certi: che Montante dialogava con esponenti della criminalità organizzata e con uomini dello Stato. E qui non c’è niente da attendere: minacciava chi non stava con lui, controllava giornalisti, trovava spazio fra le forze dell’ordine che facevano a volte anche indagini per suo conto contro nemici dichiarati o presunti e aveva facile accesso in alcune Procure e a server per accedere a banche dati delle imprese".
 
"Inoltre – continua il magistrato – faceva sottoscrivere esposti al Parlamento nazionale per impedire la conversione in legge del ‘decreto sull’emergenza sull’intero ciclo dei rifiuti nella città di Palermo e, limitatamente all’impiantistica, sul restante territorio siciliano’".
 
"Abbiano le istituzioni il buon gusto – conclude Marino – di non rispondere ‘che si è approfittato della buona fede altrui’; comunque chi ha il dovere di ‘aprire gli occhi’ e di ‘fare’, ma si è comportato diversamente, finisce, anche involontariamente, per non ottemperare ai suoi doveri. Certo è che mentre si attendeva, non si capiva, si studiava per capire, enormi ricchezze sono finite in mani che non conosciamo; uomini venivano minacciati o comprati e si tradivano le istituzioni".
 
"E – chiosa il magistrato – lo Stato ancora tace".

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