Sala d'Ercole, slitta l'esame del collegato - QdS

Sala d’Ercole, slitta l’esame del collegato

Raffaella Pessina

Sala d’Ercole, slitta l’esame del collegato

mercoledì 23 Maggio 2018

Musumeci ricorda Falcone: “No al ricordo come rito dell’ipocrisia”. Un’altra battuta di arresto dell’attività legislativa 

PALERMO – Consueta, ormai, settimanale, seduta dell’Assemblea regionale siciliana durante la quale è stato dato l’annuncio che le istituzioni oggi saranno presenti alle manifestazioni in onore della commemorazione dei giudici Falcone e Borsellino a Palermo. Attività legislativa quindi rinviata alla prossima settimana, quando i battenti di Sala D’Ercole riapriranno il 29 maggio, per affrontare l’articolato del “collegato” alla finanziaria. La riunione di ieri a Palazzo dei Normanni è stata presieduta dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e si sono alternati diversi deputati in ricordo dei magistrati siciliani.
 
Presente anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, che è intervenuto sull’argomento. “Proprio ieri ho partecipato ad un incontro con centinaia di bambini di un comune a rischio qual è Villabate alle porte di Palermo – ha detto Musumeci – ed ho colto nel loro sguardo e in quello dei loro genitori profonda consapevolezza per la intensa partecipazione al ricordo di un uomo che non voleva essere eroe e che voleva fare fino all’ultimo il proprio mestiere di magistrato. Io credo che nessuno voglia essere eroe nella trincea della lotta alla mafia. Si tratta soltanto di decidere se fino all’ultimo si è pronti a qualunque rischio o se invece si pensa di dovere deflettere dai propositi iniziali. Chi è morto su quella trincea lo ha fatto perché una volta imboccata la strada della legalità e del senso del dovere quella strada sapeva di doverla percorrere per intero, a qualunque costo”. Musumeci ha colto l’occasione per sottolineare come in passato le cose fossero ben diverse: “In questa terra per troppo tempo vi è stata una inconsapevole complicità da parte dei nostri avi, nonni e bisnonni. Sotto la pressione della paura sentendosi non sufficientemente protetti, tutelati e difesi hanno preferito la logica del silenzio e di quella logica dettata dalla paura, la mafia ha approfittato per fare attecchire le proprie radici, per diventare sempre più pervasiva e invadente sino a condizionare perfino le istituzioni dello Stato”.
 
Il Governatore ha parlato anche della ipocrisia che circonda coloro che lottano per perseguire fini nobili. “Dobbiamo evitare il rischio del “rito”, della ipocrisia. Giovanni Falcone – ha detto Musumeci – era uno dei magistrati più contestati nei palazzi di giustizia italiani, dai magistrati. Solo dopo il suo sacrificio si è pensato di farne un monumento e lo stesso vale per Paolo Borsellino abbandonato e dimenticato dallo Stato nelle ultime settimane del suo calvario. Io credo che non solo i magistrati siano da additare come esempio ai giovani, ma anche chi fa politica e lo fa sempre senza bisogno di essere ammazzato, e lo fa con scrupolo e coscienza. Dobbiamo inserire nei programmi didattici un’ora dedicata alla legalità, per spiegare che non basta essere rispettosi della legalità, ma non bisogna violare l’etica della responsabilità nei nostri quotidiani comportamenti”.
 
Il Presidente ha ricordato le sue denunce quando era presidente della commissione Antimafia all’Ars. “Sono anni che in Sicilia denunciamo l’industria dell’antimafia, colleghi che appartenevano a questa Aula nella scorsa legislatura, ricorderanno come da presidente della commissione antimafia da quella tribuna ho denunciato il clima sempre più pesante che si era creato in Sicilia da parte di una sorta di circolo vizioso. Parlavo di una corte di privilegiati che pensava di usare l’antimafia solo come salvacondotto per le proprie carriere, non soltanto imprenditoriali ma anche politiche. A quella mia denuncia fece seguito un silenzio assordante, anche in quest’Aula”.

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