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Palermo – Consiglio compatto contro l’hotspot. Orlando annuncia un ricorso al Tar

Gaspare Ingargiola

Palermo – Consiglio compatto contro l’hotspot. Orlando annuncia un ricorso al Tar

sabato 26 Maggio 2018

Nonostante la convergenza sul tema, l’opposizione ha sferrato nuovi attacchi all’Amministrazione. Tutti contrari alla struttura per migranti che si vorrebbe realizzare allo Zen 

PALERMO – Dal Consiglio comunale è un coro unanime di “No” contro il centro per migranti – ormai da tutti ribattezzato hotspot – che il ministero dell’Interno intende costruire allo Zen. Ma per l’opposizione la seduta di giovedì che ha decretato la sonora bocciatura è diventata un’occasione per attaccare la maggioranza (erano presenti solo 14 orlandiani, quindi il parere contrario di Sala delle Lapidi è passato grazie alla minoranza) e il sindaco Leoluca Orlando, presente in Aula insieme all’assessore alla Cittadinanza sociale Giuseppe Mattina, al vice sindaco Sergio Marino e agli uffici.
 
Una seduta affollata, con tanti ospiti tra associazioni e attivisti e momenti di tensione. Quello del Consiglio era un voto pro-forma (l’ultima parola spetta infatti alla Regione) sullo studio di pre-fattibilità per la struttura che dovrebbe sorgere a Fondo San Gabriele. Lunedì i capigruppo parteciperanno a un vertice con l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Toto Cordaro, ma intanto l’Aula si è espressa.
 
Orlando ha annunciato che l’Amministrazione è pronta a ricorrere al Tar, ha criticato il via libera della Sovrintendenza e ha ribadito il modello di accoglienza che sta caratterizzando la sua gestione fin dal 2012. Negativo anche il parere del capoarea di Infrastrutture Nicola Di Bartolomeo: “Questa struttura di precario ha ben poco, non è temporanea. A livello urbanistico la situazione è tra le peggiori. Il Fondo San Gabriele ha un Baglio vincolato dal punto di vista monumentale e la zona di pertinenza è destinata a verde storico. C’è un vincolo paesaggistico e ci sono i qanat. Inoltre, siamo in una zona già precaria di suo, per cui aggiungeremmo degrado a degrado. Dobbiamo cercare soluzioni per evitare di emarginare ulteriormente lo Zen”.
 
“Questi concetti – ha aggiunto Di Bartolomeo senza tanti giri di parole – li ho già espressi in modo molto chiaro al Prefetto. Sembra un campo di concentramento, una bidonville o un lager più che un centro di prima accoglienza, con muri alti e poco verde. Ma purtroppo, essendo un’opera sovracomunale, nonostante il nostro parere contrario possono ugualmente realizzare questa struttura in variante”.
Dopo gli interventi di tutti i capigruppo è arrivato il voto unanime alla delibera, ma con qualche distinguo. Il leader dei Coraggiosi Fabrizio Ferrandelli, per esempio, se l’è presa con Orlando “che viene in Aula per questioni su cui siamo tutti d’accordo”, evitando il confronto su altri temi quali questioni finanziarie, legate allo stato delle aziende controllate, alla mobilità o al sociale.
 
“Oggi in Aula – ha detto il capogruppo di Palermo 2022 Antonino Sala – abbiamo ribadito il nostro ‘No’ agli hotspot. Il nostro è stato un ‘No’ innanzitutto politico. Queste strutture non sono la soluzione e non rappresentano il modello di accoglienza che auspichiamo. Non possiamo mortificare oltre gli uomini, le donne e i bambini che hanno messo a rischio la propria vita e calpestato la propria dignità per arrivare fin qui. Ed è un ‘No’ tecnico, perché coinvolgerebbe un’area in cui è presente verde storico e in cui sono stati rinvenuti dei qanat, antiche opere di ingegneria idraulica dell’epoca araba. Per di più non ha senso realizzare una struttura del genere così distante dal porto”.
 
“Ma è necessario – ha aggiunto – indicare, individuare e suggerire soluzioni alternative. Per questo saremo presenti all’incontro con l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Toto Cordaro. Rimane ovviamente inalterata la questione dell’identificazione e della prima accoglienza”.
 
Per il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania “l’hotspot è un non luogo che fabbrica non persone. La nostra è la città dell’accoglienza, come sintetizza la Carta di Palermo a proposito di principi come la libera circolazione e la cittadinanza di residenza. L’hotspot elimina i diritti fondamentali delle persone, criminalizzando e privando della libertà chi ne varca la soglia. È uno spazio che viola i diritti degli esseri umani, estraneo all’ordinamento giuridico”.
 
Per Catania, “è anche uno scempio urbanistico: sette milioni di euro per costruire una baraccopoli in un bene confiscato alla mafia. La battaglia si sposta alla Regione e siamo sicuri che il sindaco Orlando si batterà con noi in tutte le sedi in cui sarà necessario contro provvedimenti che non rispettano la volontà dei territori e negano i diritti umani”.

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