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Governo: su Savona, Conte senza autonomia

redazione

Governo: su Savona, Conte senza autonomia

sabato 26 Maggio 2018

L'impressione che il presidente incaricato possa essere un burattino nelle mani di Salvini e Di Maio sembrerebbe confermata dal caso sorto sul dicastero dell'Economia. Quello dei pentaleghisti si rivela un autentico "diktat". Intanto Moody's pensa a un downgrade dell'Italia. Quanto ci costa - subito - l'impennata dello spread

L’impressione che il presidente incaricato Giuseppe Conte possa essere un burattino nelle mani di Salvini e Di Maio sembrerebbe confermata dal caso Savona.
 
Se Conte avesse le mani libere, se fosse davvero autonomo, avrebbe già scelto un altro nome per il dicastero dell’economia.
 
Invece, evidentemente non può farlo.
 

 
Dal Carroccio fanno sapere: "La Lega ha preso precisi impegni con gli italiani su tasse, Europa, giustizia, pensioni,non prendiamo in giro nessuno. Non andiamo a Bruxelles con il cappello in mano".
 
E’ ormai evidente insomma che quello di Salvini – ma anche di Di Maio – è davvero un "diktat", come è stato definito dal Colle. Da fonti vicine al leader del Carroccio si è appreso infatti che se non ci sarà Savona, non ci sarà alcun governo.
 
Così Conte è salito ieri pomeriggio al Quirinale, ma senza lista dei ministri. Quello con Mattarella è stato soltanto un colloquio informale dopo il faccia a faccia con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e il vertice a Montecitorio con Di Maio e Salvini.
 
"Sono molto arrabbiato" ha scritto in serata Matteo Salvini su Facebook.
E Di Maio ha messo un like.
 
La reazione dal resto del mondo non si è fatta attendere: ieri lo spread è volato a quota 215 e Moody’s ha messo sotto osservazione il rating Baa2 dell’Italia per un possibile downgrade.
 
Tutto ciò che di buono sotto il profilo economico era stato fatto dai precedenti governi, insomma, va a picco.
 
Conte resta in mezzo. Un presidente incasinato piuttosto che incaricato, al quale soltanto apparentemente è riservata la facoltà di scelta sui ministri, in realtà nelle mani di Salvini e Di Maio.
 
Se andrà bene, insomma, i tempi per la creazione del nuovo governo si allungheranno, altrimenti si potrebbe anche giungere a una clamorosa – e a questo punto definitiva – rottura dopo quasi tre mesi di tentativi per dare una guida al Paese.
 
Nel frattempo chissà dove sarà arrivato lo spread.
 
Per dirla con l’ex premier Gentiloni "Per andare fuori strada non servono cinque anni, bastano pochi mesi".
 
L’impennata dello spread ha infatti riflessi immediati sull’economia italiana: chi avesse investito due settimane fa cinquantamila euro per un Btp decennale e volesse incassarlo, riceverebbe oggi soltanto 47mila euro.
 
Secondo Unimpresa, quando il Ministero delle Finanze dovrà emettere – entro la fine del 2019 – nuovi titoli del debito per 423 miliardi di euro, un solo punto in più rispetto a quanto pagato fino ad aprile significherebbe dover trovare altri 4,2 miliardi.
 
Ma lo spread ha una ricaduta immediata sulle aziende, che pagheranno di più i fidi. E su chiunque abbia stipulato dei mutui indicizzati: per uno da 150mila euro a vent’anni, finora la rata è rimasta ferma a 708 euro.
 
Ma con un incremento di un solo punto dell’Euribor la rata salirebbe a 828 euro, con due punti a 947 euro.
 
Senza contare che se la situazione dello spread dovesse perdurate, sono probabili incrementi anche per i nuovi finanziamenti a tasso fisso e che la difficoltà di ottenere mutui annullerebbe la ripresa vissuta ultimamente dal mercato immobiliare.

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