Giustizia troppo lenta, occorre una riforma - QdS

Giustizia troppo lenta, occorre una riforma

Anna Greco

Giustizia troppo lenta, occorre una riforma

giovedì 30 Aprile 2009

Forum con Nicolò Fazio, presidente della Corte di Appello di Messina

Come descriverebbe l’ attuale situazione vigente presso la Corte d’Appello di Messina?
“La situazione generale dei nostri tribunali, purtroppo, non è affatto positiva, anzi rispetto all’anno passato è peggiorativa. Il problema maggiore è dato dalla troppa lentezza a garantire giustizia. A questo si unisce l’inadeguatezza delle piante organiche alla quantità di domanda di giustizia. La criminalità organizzata è notevolmente aumentata ed è abbastanza attiva ma le piante organiche non hanno subito variazioni. Ricordo che, nel tribunale di Messina e sulla Corte d’ Appello, si sono riversati una serie di importanti processi come, ad esempio, quello denominato “Panta Rei” o “Alba Chiara” con molti imputati e per reati gravi, per cui inevitabilmente molti giudici si sono trovati ad essere in prima linea; processi che hanno, inoltre, assorbito ed assorbiranno molte udienze e, nello stesso tempo, la corte ha un organico striminzito, non solo inadeguato già in partenza ma con molte mancanze. Questi processi hanno intasato, purtroppo, i nostri ruoli ed hanno messo a dura prova l’efficienza del sistema. Abbiamo anche dovuto dirottare delle energie lavorative dal settore civile al settore penale” .

Questo passaggio di energie, dal settore civile a quello penale, a quali altre conseguenze può portare?
“In questo senso esiste un altro problema molto rilevante cioè, con il nuovo codice di procedura penale, queste riforme, con l’intervento della corte costituzionale, creano delle incompatibilità a tappeto. Per cui va a finire che i giudici che sono addetti proprio al settore penale, per un verso o per un altro, si rendano incompatibile e si debba, di conseguenza, attingere ai giudici della sezione civile, scompensando anche quest’ultimo settore”.

Qual è, oltre gli aspetti appena delineati, la situazione vigente nel settore civile?
“Il settore civile è intasato, oltre per le problematiche descritte, anche per gli esuberi dell’ordine degli avvocati. è stato detto in tutte le sedi appropriate: un foro esuberante ha a fronte un contenzioso esuberante. è questo anche perché la gente del sud, in genere, non preferisce la conciliazione ma si orienta verso la decisone giudiziaria. Il tasso, quindi, delle transazioni e delle conciliazioni è basso, per cui si intasano i ruoli contenziosi. C’è anche da dire che una società povera genera, ad esempio, una domanda di giustizia assistenzialistica e previdenzialistica e, quindi, non sono le ordinarie cause civili che fanno numero ma sono anche le cause di tale natura. Questo si nota maggiormente nei territori dei Nebrodi e nel territorio barcellonese, perché lì c’è un maggiore tasso di sotto occupazione e, quindi, anche una maggiore domanda di assistenza previdenzialistica”.

Quali sono stati gli obiettivi prioritari prefissati e, poi, raggiunti?
“L’attivazione di un “ufficio del giudice”. Abbiamo cercato, qui in sede locale, di anticipare la riforma. Proprio di recente è stata stipulata una convenzione con l’ ordini degli avvocati, secondo la quale il praticantato potrebbe essere compiuto anche, oggi, con una forma di collaborazione ai giudici. La sperimentazione di questa convenzione con gli avvocati è una anticipazione della riforma”.

Ci potrebbe spiegare con maggiori dettagli cosa prevede, in concreto, questa nuova convenzione appena stipulata con l’ordine degli avvocati?
“Gli avvocati compiono parte della loro pratica collaborando con i giudici di affidamento e, quindi, possono predisporre bozze di provvedimenti o ricerche giurisprudenziali, possono dare anche un concreto aiuto al lavoro giudiziario e, nello stesso tempo, formarsi. La Corte di Appello di Messina, in questa direzione credo sia all’avanguardia nelle regioni del Sud perché questo procedimento si è sperimentato già alla Corte d’Appello di Milano, di Venezia ma qui,  non era ancora presente”.

La situazione generale dell’organico, dunque, presso il tribunale di Messina non è adeguata alle concrete problematiche da affrontare?
“Purtroppo l’organico è insufficiente e sofferente. Le sezioni civili sono mal messe, mal combinate. Manca il presidente della seconda sezione civile, ci sono due vuoti alla sezione civile. Anche il tribunale ha un organico inadeguato; siamo, infatti, andati a conferire con il ministro, ci ha convocato lo scorso mese di febbraio, ed abbiamo rappresentato la situazione veramente deficitaria degli organici del distretto ma, soprattutto, della corte e del tribunale.”

Quali potrebbero essere, a suo parere, alcune delle motivazioni che originano e creano una tale mancanza di organico presso il tribunale? Definirebbe questa problematica un fattore momentaneo o, piuttosto, ricorrente?
“Una non semplice problematica che porta questa disfunzione d’organico riguarda gli avvicendamenti che non avvengono nello stesso tempo, avvicendamenti che non sono contestuali. Accade, infatti, che un giudice trasferito lascia, per attività di possesso richiesto dall’ufficio di destinazione, l’ufficio di origine e la sua mancanza non viene colmata subito. C’è, dunque, un periodo di tempo in cui il posto resta vacante. Tutto questo comporta, innanzitutto, un impiego dei tribunali dei giudici onorari che, evidentemente, non possono assolvere alla stessa  funzione e, poi, anche la menomazione dei dibattimenti; da qui, poi, una serie generale di disfunzioni”.

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