No depurazione, quanto ci costa! - QdS

No depurazione, quanto ci costa!

Rosario Battiato

No depurazione, quanto ci costa!

sabato 02 Giugno 2018

La Corte di giustizia Ue ha condannato l’Italia a una multa da 25 mln subito e 30 mln per ogni semestre di ritardo. In Sicilia il 65% degli agglomerati inquinati, rischio default per i Comuni coinvolti

PALERMO – Ci sono 48 agglomerati siciliani (il 65% del totale) nell’elenco dei 74 cattivi segnalati e sanzionati dalla Corte di Giustizia Ue in relazione al mancato rispetto della direttiva 91/271/CEE per il trattamento delle acque reflue. È tutto scritto sulla sentenza della Corte che ha inoltre elencato le sanzioni che saranno salatissime per l’Italia e, a cascata, per la Regione e per i Comuni.
 
Alla fine l’ufficialità della condanna è arrivata e si è portata anche il temutissimo carico in milioni di euro. La sentenza della Corte di Giustizia, relativa alla causa C-251/17 Ue, porta la data del 31 maggio scorso e conferma la condanna dell’Italia a una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue.
 
Continua, pertanto, un percorso che aveva visto l’Italia già condannata dalla Corte nel 2012 e quindi deferita per la seconda volta dalla Commissione europea, per una procedura di infrazione che era cominciata nel 2004.
 
La causa era stata avviata alla fine di febbraio dalla Corte Ue su richiesta della Commissione che aveva chiesto di agire per “persistente inadempimento dell’Italia in materia di trattamento e scarico delle acque reflue urbane e industriali”, in seguito a quanto esplicitato nella sentenza del luglio 2012 (109 agglomerati coinvolti) sul venir meno dell’Italia agli obblighi della direttiva comunitaria di riferimento per il settore della depurazione delle acque (91/271).
 
Sulle sanzioni incombe il rischio dell’effetto domino che più volte è stato avanzato dal ministero dell’Ambiente nei confronti degli altri enti, anche se in passato alcune sentenze del Tar, in materia di sanzioni comunitarie relative ai rifiuti, hanno poi dato ragione a quei Comuni che avevano fatto ricorso contro la decisione dello Stato di rivalersi sugli amministratori locali.
 
Per Ignazio Corrao, eurodeputato del M5S, che ha commentato a caldo la condanna, è una cronaca di un disastro annunciato – “questa maxi multa mette nero su bianco quanto cerchiamo di denunciare da quattro anni”, ha dichiarato – che andrà a ricadere su molti comuni che ora “rischiano il default”. Secondo l’esponente stellato, le responsabilità sono da condividere a più livelli e “in pratica chi ha sbagliato, si è fatto scudo del fatto che i cittadini siciliani non hanno mai saputo quanto costasse loro quella malversazione”.
 
Passati ormai quasi sei anni dalla prima sentenza, l’Italia è riuscita a ridurre di appena un terzo il carico complessivo degli agglomerati non in regola, che sono passati da 109 a 74. Restano dei ritardi ingiustificabili, soprattutto per una Regione che, a distanza di 18 anni dalle disposizione Ue che sarebbero entrate in vigore dal 31 dicembre del 2000, resta ancora sospesa, a fronte di oltre un miliardo stanziato dal Cipe nel lontano 2012 proprio per attivare i cantieri. Adesso, con pochissimi interventi realmente partiti, il destino dei fondi è in mano a Enrico Rolle, commissario straordinario unico per la depurazione.
 
Secondo indiscrezioni di stampa, sarà proprio l’assessore Pierobon a discutere direttamente con Rolle e a studiare le prossime mosse. Agire, insomma, è necessario e non soltanto per le sanzioni relative alla procedura in corso, ma anche perché la Regione è direttamente coinvolta in altre due procedure: la 2009_2034 che è già in sentenza di condanna (causa C-85/13), coinvolti 5 agglomerati isolani, e la 2014/2059, allo stato di “parere motivato”, che riguarda gli agglomerati con più di 2mila abitanti e ne vede 175 isolani su un totale di 758 a livello nazionale.
 
Numeri europei che trovano una triste conferma nei numeri dell’Istat. Nell’ultimo focus sull’acqua, aggiornato al 2015, sono stati ben 75 i comuni siciliani certificati senza impianti di depurazione.
In generale la Sicilia registra il peggior dato nazionale in termini di incidenza percentuale sui carichi complessivi generati con il 48,3%. Le più efficienti, invece, sono le solite note: provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte e Molise realizzano, infatti, le percentuali maggiori, rispettivamente 99,8%, 76,4%, 75,2%, 74,4% e 72,1%.
 

 
I 48 agglomerati siciliani sanzionati da Bruxelles
 
PALERMO – Sulla sentenza della della Corte Ue si legge che, come la Commissione ha ammesso in udienza, risulta dalle “informazioni fornite dalla Repubblica italiana che i sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane degli agglomerati di Avola, Palma di Montechiaro, Termini Imerese (regione Sicilia), Recco (regione Liguria), Cervignano San Giorgio di Nogaro, Cervignano Carlino (regione Friuli Venezia Giulia), Lanciano Castel Frentano (regione Abruzzo) e Vico Equense (regione Campania) sono ormai conformi agli obblighi imposti dalla direttiva 91/271.
Per contro, i sistemi degli altri 74 agglomerati contemplati dal presente ricorso continuano a non soddisfare tali obblighi”.
Dei 74 agglomerati rimasti, ce ne sono una cinquantina isolani: Roccalumera, Adrano, Catania e altri, Palermo e zone limitrofe, Misterbianco e altri, Aci Catena, Giarre-Mascali-Riposto e altri, Caltagirone, Aci Castello, Acireale e altri, Belpasso, Gravina di Catania, San Giovanni La Punta, Agrigento, Porto Empedocle, Sciacca, Cefalù, Carini e Asi Palermo, Santa Flavia, Augusta, Carlentini, Scoglitti, Marsala.
Ancora nella lunga lista troviamo: Messina 6, Pace del Mela, Ribera, Trabia, Scicli, Milazzo, Rometta, Ragusa, Palagonia, Consortile Sant’Agata Militello, Capo d’Orlando, Consortile Torregrotta, Gioiosa Marea, Macchitella, Patti, Castelvetrano, Mazara del Vallo, Furnari, Misilmeri, Campobello di Mazara, Triscina Marinella, Favara, Scordia-Militello Val di Catania, Tremestieri Etneo e Niscemi.
 



Catania e Castelvetrano: c’è luce in fondo al tunnel
 
PALERMO – Il commissario straordinario unico per la depurazione, Enrico Rolle, ha firmato il provvedimento di approvazione del progetto di appalto, con la relativa determina a contrarre, per la “progettazione dell’intervento sull’intero agglomerato di Catania – si legge sul sito ufficiale del commissario –, oggetto di provvedimento di condanna da parte della Corte di Giustizia europea”.
Adesso, in seguito alla definizione di questo passaggio essenziale, si potrà dare l’avvio alla gara che vedrà Invitalia come ente appaltante per affidare tutte le attività di progettazione e direzione dei lavori per oltre 16 milioni di euro.
Una piccola porzione dell’importo complessivo del programma generale di completamento dell’impianto di depurazione consortile e di estensione della rete fognante nell’intero agglomerato di Catania che vale 462 milioni.
“Questo atto – ha spiegato il Commissario Rolle sul sito – ci fa compiere un passo in avanti verso l’avvio di lavori necessari sia per superare l’infrazione europea nei confronti di Catania, che per dare alla città etnea e alla sua provincia un impianto di fognatura e depurazione finalmente adeguato a una grande città del Mediterraneo”.
Nelle scorse settimane, inoltre, Invitalia ha pubblicato il bando di gara per l’affidamento dei “lavori di realizzazione del sistema fognario per acque nere a servizio della frazione di Triscina e collegamento al depuratore comunale in via Errante Vecchia nel Comune di Castelvetrano (TP), per avviare le acque reflue della frazione al Depuratore comunale”.
I lavori a disposizione hanno un importo di oltre diciotto milioni di euro e con una durata prevista di circa due anni.

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