Migranti: Salvini contro le ong, ma Pozzallo ricorda Segen - QdS

Migranti: Salvini contro le ong, ma Pozzallo ricorda Segen

redazione

Migranti: Salvini contro le ong, ma Pozzallo ricorda Segen

domenica 03 Giugno 2018

Di Maio come Luigi XIV: "Lo Stato siamo noi". I due vicepremier oggi in Sicilia. Il leader della Lega contestato a Catania, Modica e Pozzallo, dove ha visitato l'hotspot ammettendo che è "Gestito in maniera eccellente".E sui centri di prima accoglienza dice: "Ci sono e ci saranno"

"Lo Stato sono io" disse Luigi XIV, inaugurando una stagione di accentramento del potere scegliendo per le alte cariche dello Stato soltanto fedelissimi esecutori della sua reale volontà.
 
"Lo Stato siamo noi" ha detto un altro Luigi, Di Maio, a Roma, dal palco della festa del M5s.
 
Questo nuovo Stato si manifesta oggi in Sicilia con la "calata" dei due vicepremier: Salvini che, dopo una conferenza stampa a Catania, visita l’hotspot di Pozzallo prima di recarsi a Modica, e Di Maio impegnato in comizi a Marina di Ragusa, Siracusa, Catania e Messina.
 
Salvini, preparandosi alla visita a Pozzallo, ha dichiarato ieri che "per i clandestini è finita la pacchia"  attaccando le organizzazioni non governative che hanno salvato centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini dalla morte nel Mediterraneo: "No ai vicescafisti nei porti" ha detto. E con un tweet  ha confermato: "Questo business vergognoso in Italia sarà sempre meno conveniente, scafisti e vicescafisti sono avvertiti".
 
Quello Stato che – almeno per il momento – non sono loro risponde sommessamente, ma con determinazione.
 
Ieri la prefetto di Ragusa Filippina Cocuzza ha celebrato il 2 giugno ricordando anche Tesfalidet Tesfom, un migrante eritreo di 22 anni morto nell’ospedale di Modica all’indomani del suo sbarco a Pozzallo, nel marzo scorso, grazie ai "vicescafisti" della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che in quell’occasione salvò altre 81 persone.
 
Il ragazzo, che era stato bloccato nei campi di concentramento della Libia, veri e propri lager, era morto per le conseguenze di una lunga denutrizione: pesava 35 chili.
 
Segen veniva chiamato, Tesfalidet Tesfom, il soprannome che viene dato alle persone dal collo reso lungo dalla magrezza.
 
"Segen, purtroppo, non ce l’ha fatta – ha detto la Prefetto – ma ci ha lasciato alcune poesie, alta testimonianza dei suoi sentimenti e del suo calvario che deve indurre tutti noi a riflettere".
 
"Soprattutto – ha aggiunto Filippina Cocuzza – quando giudichiamo tale fenomeno quasi che riguardasse un’umanità di serie B, mentre, si tratta di uomini e donne, che non senza disperazione e amarezza, scelgono di lasciare i loro Paesi, le loro radici, i loro affetti, a rischio della vita nella consapevolezza che rimanendovi lo stesso rischio sarebbe una certezza".
 
Al Salvini che oggi è Stato come il suo alleato Di Maio, sottoponiamo proprio la traduzione in italiano dei versi scritti su alcuni pezzetti di carta trovati nel portafogli di Segen, scoloriti dall’acqua marina.
 
"Non ti allarmare fratello mio/Dimmi, non sono forse tuo fratello?/Perché non chiedi notizie di me?/È davvero così bello vivere da soli/se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?/Nessuno mi aiuta/e neanche mi consola/si può essere provati dalla difficoltà/ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore/Il tempo vola con i suoi rimpianti/io non ti odio,/ è sempre meglio avere un fratello".

LA CRONACA DELLA VISITA DI SALVINI
 
Non è stata una bella accoglienza quella riservata dalla Sicilia al vicepremier Matteo Salvini: a Catania, Pozzallo e Modica ingenti spiegamenti di forze dell’Ordine e persino strade chiuse al traffico con barriere di cemento. E a mano a mano che si susseguivano le sue dichiarazioni, la protesta cresceva, pur se non mancava qualche sparuto gruppo di sostenitori a gridare "Matteo, Matteo" e tra loro diversi reduci da An, che un tempo contestavano violentemente la Lega.
 
A Pozzallo il neoministro dell’Interno è costretto a entrare dalla porta di servizio – con il presidente della Regione Musumeci e il deputato leghista Pagano -, mentre una folla lo accoglie con bandiere della pace sventolanti, un grande striscione con scritto "Welcome refugees", urla, coperchi di pentole sbattute tra loro e cori: "Via Salvini!" e "Dobbiamo restare umani".
 
Qualcuno dei "leghisti di Sicilia" cerca anche lo scontro, ma non riesce.
 
"Il Mediterraneo è un cimitero e la Sicilia il campo profughi d’Europa" ha più volte ripetuto Salvini durante la sua visita in Sicilia, ma la sua ricetta per salvare i migranti – "Meno gente che s’imbarca e più rimpatri" – riesce soltanto a far indignare in tanti.
 
Il ministro dell’Interno continua a individuare tre capri espiatori: la cattiva Europa, i cattivi migranti e le cattive ong.
 
"Il governo italiano – annuncia – dirà no la settimana prossima alla riforma del regolamento di Dublino e a nuove politiche di asilo, occorre ricontrattare in Ue" il dossier migranti. "Vogliono appesantire i Paesi del Mediterraneo, come Italia, Cipro, Malta, Spagna, ulteriormente dandoci migliaia di migranti per dieci anni".
 
Poi rimarca che "Servono centri per espellere" e che "I respingimenti costano meno di mantenere in Italia, negli alberghi, 176mila persone".
 
Torna lo slogan "aiutiamoli in casa loro", che serve solo a scaricarsi la coscienza. Gli "accordi" finora non sono riusciti a generare che i campi rifugiati libici, autentici lager.
 
Eppure il vicepremier insiste: "Spendiamo una parte di quei soldi per accordi con i loro Paesi origine, per costruire un futuro per queste persone là: ci sono delle terre i cui abitanti non dovrebbero neanche chiedere asilo".
 
Poi punta il dito contro le ong: "sono vicescafisti. Incontrerò volentieri il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro perché nessuno mi toglie la certezza che l’immigrazione clandestina sia un business per molti se non per tutti. Se poi c’è qualche Ong che fa volontariamente il suo lavoro, bene".
 
Dopo aver visitato l’hotspot di Pozzallo, però, il leader della Lega è costretto ad ammettere che è "Gestito in maniera eccellente".
 
E non parla più di chiusura dei centri di prima accoglienza: "Ci sono e ci saranno".
 
Probabilmente il faccia a faccia con il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna, esponente del Pd, ha costretto il ministro dell’Interno ad abbandonare, sia pur faticosamente, alcuni dei suoi pregiudizi.
 
"Non condividendo le sue parole – ha spiegato Ammatuna – ho detto al ministro che Pozzallo vuole essere una città di accoglienza e legalità, e l’incontro è stato rassicurante. La Sicilia non è un campo profughi d’Europa, qui ci sono spiagge piene e turisti".
 
"Non ritengo – ha concluso Ammatuna – che il vicepremier possa pensare di chiudere una struttura così fondamentale. Spero che l’interlocuzione virtuosa che c’era con Minniti continui e Salvini mi è parso molto aperto".
 
 
Lo speriamo tutti, nel ricordo di Segen.
 
Ma a Modica Salvini, già dice "Ripopolare il proprio paese con i migranti, non credo sia la soluzione migliore. I borghi e i paesi non si ripopolano con i migranti".
 
 
 

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