Sicilia nel traffico, ma tra i veleni - QdS

Sicilia nel traffico, ma tra i veleni

Rosario Battiato

Sicilia nel traffico, ma tra i veleni

venerdì 08 Giugno 2018

Nei capoluoghi crollo dei passeggeri che prendono mezzi pubblici. Solo 3 cittadini su 10 li usano per andare a scuola o a lavoro. In tutta l’Isola circa 50 km di piste ciclabili, la sola Alessandria ne ha 55 km 

PALERMO – Le città siciliane non costituiscono dei riferimenti per la mobilità sostenibile. Lo svelano i numeri dell’Istat sul trasporto urbano (indicatori per le politiche di sviluppo del 21 maggio), rilasciati nel corso delle scorse settimane, che confermano, in continuità con gli altri anni, un panorama poco promettente per la vivibilità urbana.
 
La media di utenti che utilizza il tpl per andare a scuola o a lavoro è inferiore a quella nazionale, addirittura quattro volte più bassa di quella della Lombardia. Un popolo, quello isolano, abituato a muoversi col mezzo privato (lo fanno circa 7 siciliani su 10) e poco propenso all’utilizzo dei mezzi collettivi anche perché non sempre qualità, presenza ed efficienza si registrano come riferimenti del sistema isolano di trasporto – tra i più bassi d’Italia l’indicatore relativo alla presenza di reti urbane di trasporto per 100 kmq – al punto che un quarto delle famiglie isolane, circa 500mila, ha denunciato molta o abbastanza difficoltà per raggiungere negozi alimentari e/o mercati.
 
Anche il futuro della mobilità dolce è tutto in salita. Palermo è la prima città isolana per piste ciclabili, circa 25 km complessivi, ma resta nelle retrovie tra le grandi città italiane, mentre tutte le altre, anche a fronte delle nuove tratte di Catania e Ragusa, non superano i 10 chilometri complessivi.
 
Eppure sulla bici, e quindi anche sulle ciclovie turistiche, c’è la possibilità di costruire un futuro per l’economia isolana. Il Ministero delle Infrastrutture ha stimato in 3,2 miliardi di euro il potenziale del cicloturismo in Italia che vede l’Isola coinvolta nel percorso Magna Grecia che si snoderà lungo la parte orientale della Regione.
 
Un investimento che permette di ripagarsi in maniera particolarmente efficiente: fino a cinque euro per ogni euro investito. La ciclovia isolana, che coinvolge anche Basilicata e Calabria, potrebbe spingere un giro d’affari pari a 500 milioni di euro.
 
1. Reti di Tpl per 100 chilometri: in Lombardia 5 volte di più
Nel 2016 la Sicilia ha registrato uno dei dati più bassi in relazione all’utilizzo di mezzi pubblici di trasporto da parte di occupati, studenti, scolari e utenti in generale sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e di studio e hanno utilizzato mezzi di trasporto.
Il dato isolano, che è di quattro punti inferiore a quello nazionale (16,7 contro 20,2), è comunque in leggera crescita rispetto a quello dell’anno precedente (16,6), ma più basso, ad esempio, del 2013 (17,6).
A contribuire a questo rapporto complicato tra i siciliani e il tpl c’è anche l’indice che misura le reti urbane di trasporto pubblico locale nei comuni capoluogo di provincia per 100 kmq di superficie comunale: il dato isolano, pari a 59,1, è, anche in questo caso, uno dei più bassi in assoluto e vale circa la metà della media nazionale (106,8). La Lombardia registra addirittura un valore pari a 251, cioè cinque volte in più del risultato isolano.
 
2. Mezzo milione di famiglie “scollegate” dai trasporti
Complicazioni negli spostamenti che sono accentuate anche dai numeri che riguardano le famiglie che dichiarano “molta o abbastanza difficoltà nel raggiungere negozi alimentari e/o mercati”: il dato percentuale relativo al 2016 ne certifica un quarto nell’Isola (24,1%). Un risultato superiore a quello nazionale (21,6%) e decisamente più elevato di molte regioni del nord che hanno risultati inferiori al 15%. Difficoltà che probabilmente derivano anche dall’assenza di un sistema capillare di trasporto. In valore assoluto si tratta di circa 490mila famiglie su un totale di 2 milioni di famiglie.
I siciliani non saranno particolarmente propensi all’utilizzo del mezzo pubblico, ma a determinare questo atteggiamento potrebbe anche essere l’indicatore che misura i posti-chilometri offerti nei comuni capoluogo di provincia, un dato misurato in migliaia per abitante. Nell’Isola si ferma a 1,7, praticamente un terzo del risultato medio nazionale (4,7) e distante ben sei volte dal dato lombardo che invece arriva a quota 11.
 
3. Comuni capoluogo: crollo dei passeggeri trasportati
Tra il 2000 e il 2015 i nove comuni capoluogo siciliani sono passati dai 94 milioni di passeggeri annui trasportati ai 52. Un crollo costante che si è arrestato soltanto negli ultimi anni, visto che tra il 2013 e il 2015 si è registrata una crescita di un milione di passeggeri.
Restano tuttavia lontanissimi i risultati registrati all’inizio degli anni duemila, quando i passeggeri trasportati erano circa 100 milioni all’anno. Senza considerare il Lazio, che resta non confrontabile anche per ragioni legate alla presenza della Capitale, si registra l’ottima tendenza del Piemonte che è passato dai 189 milioni del 2000 ai 263 milioni del 2015, in crescita anche il Veneto che dai 232 ha raggiunto quota 289.
Non aiuta nemmeno la sostenibilità del tpl. L’Asstra (associazione nazionale del trasporto pubblico locale), in uno degli ultimi studi, ha calcolato l’età media dei bus isolani (14,92 anni), cioè tre in più della media nazionale e oltre il doppio di quella europea.
 
4. Ma a Catania la metro piace ed è una realtà in espansione
Scorrendo l’Allegato al Def 2018 del Ministero delle Infrastrutture e trasporti “Connettere l’Italia: lo stato di attuazione dei programmi per le infrastrutture di trasporto e la logistica” si scopre la pianificazione per l’Italia dei trasporti con vista sul 2030.
Per le città metropolitane isolane sono diversi gli interventi programmati, anche se bisogna poi valutare i cantieri che ne deriveranno. Per l’area del capoluogo regionale sono stati confermati gli interventi relativi al potenziamento e valorizzazione delle linee ferroviarie, metropolitane e tranviarie esistenti, tra cui i lavori legati al Nodo di Palermo, che assieme valgono circa 1,4 miliardi di finanziamenti statali definiti, più altri 88 milioni (ne servirebbero ancora 70 milioni) per il prolungamento della linea 1 tranviaria e altri 54 (ne mancano 55) per il prolungamento della linea 3.
Anche per la città metropolitana di Catania si prevedono numeri di rilievo: circa 70 milioni di euro per il rinnovo e miglioramento del parco veicolare (ferrovia circumetnea per fornitura di materiale rotabile e per tratte in esercizio), altri 158 milioni (totale previsto da 514 milioni di euro) per la tratta metropolitana che prevede l’estensione della linea da Monte Po’ a Paternò. Circa 400 milioni sono previsti per la tratta da Stesicoro ad Aeroporto, poco meno di 200 milioni per il completamento dei lavori in corso tratta Nesima-Monte Po’ e per la tratta Stesicoro-Palestro.
 
5. A Reggio Emilia il quadruplo dei km ciclabili di tutta l’Isola
La mobilità sostenibile in città passa anche dalla presenza di piste ciclabili che facilitino gli spostamenti. Su questo fronte i comuni capoluogo isolani hanno ancora molto da lavorare, anche in seguito alle inaugurazioni di qualche anno fa di nuovi pezzi di piste ciclabili a Ragusa e Catania.
Nel complesso, la distanza dal resto d’Italia è ancora molto profonda, a dirlo sono i dati Istat che registrano, ad esempio, una cinquantina di chilometri complessivi, considerando tutte le città capoluogo, che è sostanzialmente quanto ha fatto registrare Alessandria (55 km).
La crescita comunque continua a esserci: è stato il XII rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano dell’Istituto nazionale di statistica a confermare che tra il 2014 e il 2015 c’è stato un incremento complessivo di piste ciclabili (+3,4%), pari a circa 135 km. Rispetto al 2008 si tratta di una crescita superiore al 47%.
La città più ciclabile d’Italia si conferma Roma (240 km), seguita da Reggio Emilia con 225 km, Modena (216 km), Milano (200 km) e Torino (191 km), Ferrara con 169 km, Parma (125,4 km) e Ravenna (125 km).
 
6. Dalla ciclovia “Magna Grecia” una spinta per il turismo
In Sicilia c’è un grande sogno che coniuga mobilità e turismo sostenibili: si chiama ciclovia della Magna Grecia, considerata dal passato governo come infrastrutture di ‘serie A’, e che ha ottenuto il via libera dal Mit lo scorso agosto. All’interno del progetto sono coinvolte anche Basilicata e Calabria per un percorso che, nel corso dell’itinerario regionale, da “Messina si collega con Catania, con Siracusa e Pachino, per poi concludersi a Pozzallo”.
La ciclovia isolana, considerata di “interesse nazionale”, rientra in un secondo livello rispetto alle cosiddette ciclovie di interesse prioritario che sono le prime quattro approvate nel 2016 tramite dei protocolli che hanno coinvolto il Mit, il Mibact e le 8 Regioni interessate. Si tratta della ciclovia Ven-To, da Venezia a Torino, la ciclovia del sole, da Verona a Firenze, la ciclovia dell’acquedotto pugliese da Caposele a Santa Maria di Leuca, e una quarta legata al Grab (Grande raccordo anulare delle biciclette a Roma). Queste ultime rientrano nel progetto comunitario dei ciclabili della rete Ten-t, denominata ‘EuroVelo’ (composta da 15 percorsi europei per oltre 70.000 km dei quali 40.000 km già esistenti).

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