"Lo Stretto è largo", l'Italia è lontana - QdS

“Lo Stretto è largo”, l’Italia è lontana

Carlo Alberto Tregua

“Lo Stretto è largo”, l’Italia è lontana

sabato 09 Giugno 2018

Il Sud si è fermato ad Eboli

Nel Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello, Angelo Musco pronuncia la frase lapidaria: “Lo Stretto è largo”. Noi aggiungiamo: “L’Italia è lontana”. Tutto qui, ogni considerazione è conseguente a questa fotografia.
Nessuno dei governi di questi 70 anni ha affrontato la questione meridionale come Koll, quando nel 1989 la parte orientale della Germania si unì a quella occidentale. A distanza di quasi vent’anni, i parametri di reddito medio del cittadino, di Pil per cittadino, di disoccupazione generale e giovanile, sono pressoché omogenei in tutto il Paese tedesco.
Dopo 70 anni, invece, i 20 milioni di cittadini del Sud hanno gli stessi parametri molto distanti da quelli della media nazionale e delle otto regioni ricche del Nord. Una precisa responsabilità dei governanti e soprattutto della classe politica meridionale, che non si è saputa imporre per attivare processi di equità, in modo da consentire la vera uguaglianza fra tutti i cittadini, prevista dall’articolo tre della Costituzione.
 
Eppure le promesse fatte in tutte le campagne elettorali sono state di grande effetto, ogni candidato impegnava se stesso e la propria parola per la realizzazione delle stesse.
Ma il mantenimento degli impegni non è stato onorato, per cui tutti coloro che danno la parola e non la mantengono possono essere tranquillamente classificati come “disonorati”, cioè si sono coperti di disonore.
Però il popolo dimentica continuamente e alla successiva tornata elettorale rivota gli stessi “disonorati”. Ecco perché in democrazia è indispensabile l’alternanza tra parti politiche che solo un sistema elettorale adeguato consente.
La legge elettorale proporzionale continua a mantenere incrostazioni, patti sotterranei, accordi indicibili, perché i manovratori, direttamente o indirettamente, rimangono gli stessi.
Dal quadro che precede si capiscono le cause dell’arretratezza del Mezzogiorno, in cui spicca ancor più l’arretratezza della nostra Isola. Hanno responsabilità presidenti della Regione e maggioranze di questi ultimi vent’anni che l’hanno fatta degradare a livelli impensabili.
 
L’Isola possiede tesori immensi, più volte elencati e che non ripeteremo. I turisti vengono spontaneamente, ma se il sistema istituzionale funzionasse dovremmo passare dai poco più di 14,4 milioni del 2017 ai 70 milioni dei pernottamenti in Veneto.
Non solo. Ma la nostra Isola, per le sue condizioni climatiche consente attività agricole innovative e di primo livello da svilupparsi in modo generale e diffuso, non a macchia di leopardo com’è in atto.
Anche l’attività di produzione di energia dovrebbe essere fortemente potenziata perché qui il sole si cattura 12 mesi l’anno e i processi industriali esistenti sono molto innovativi. Con essi il fabbisogno energetico dell’Isola potrebbe essere totalmente soddisfatto dalle fonti rinnovabili.
Certo, occorrono incentivi, essi non sono costi a perdere ma investimenti che danno notevoli ritorni nel medio periodo. Come si vede le soluzioni ci sono ma non si vogliono attuare.
 
Parafrasando il famoso romanzo di Carlo Levi potremmo dire che il Sud si è fermato ad Eboli. Almeno sotto il profilo delle infrastrutture feroviarie. Infatti la Tav finisce a Salerno e la nuova tratta Napoli-Bari è in via di ultimazione.
Nessun progetto è stato messo in campo per il proseguimento da Salerno a Reggio Calabria, per la costruzione della Catania-Messina-Palermo e soprattutto per il Ponte che accorcerebbe lo Stretto.
Tale infrastruttura consentirebbe di intercettare i traffici mercantili che sbucano da Suez e farebbe fortemente valorizzare i porti siciliani e quello di Gioia Tauro perché i costi dei trasporti sarebbero fortemente diminuiti.
E invece le merci superano lo stretto di Gibilterra e vanno a finire niente meno che a Rotterdam, da cui si diparte la rete ferroviaria ad alta velocità sia per i passeggeri che per le merci.
Il nuovo governo ha nominato Barbara Lezzi come ministro per il Sud. è attiva l’Agenzia per la Coesione territoriale per i fondi strutturali. Siamo in attesa di sapere se si tratta delle solite balle o se questo governo ha intenzione di operare concretamente, come non hanno fatto i precedenti governi per il Sud.

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