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Comunali: aperti i seggi, al voto sette milioni di italiani

redazione

Comunali: aperti i seggi, al voto sette milioni di italiani

domenica 10 Giugno 2018

In Sicilia al voto in cinque capoluoghi: Catania, Messina, Ragusa, Siracusa, e Trapani. Nell'Isola al voto 1.657.147 elettori (692.224 solo nei capoluoghi) che dovranno eleggere 138 sindaci e un esercito di 1806 consiglieri comunali. Di Maio costretto a una clamorosa marcia indietro dopo le polemiche sulla teoria del sindaco cinquestelle appoggiato dal governo

Sono stati aperti regolarmente alle ore 7 i seggi nei 760 comuni al voto per il rinnovo dei sindaci e dei Consigli comunali.
 
Sono chiamati alle urne quasi 7 milioni di elettori (6 milioni 744.087).
 
I seggi rimarranno aperti fino alle 23.
 
Venti i capoluoghi di provincia interessati dalla consultazione elettorale.
 
L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà domenica 24 giugno.
 
Sul totale dei comuni al voto si contano 109 comuni "superiori", cioè con più di 15.000 abitanti e 651 "inferiori".
 
Anche in Sicilia urne aperte dalle 7 per eleggere 138 sindaci e consiglieri di 138 comuni.
 
Subito dopo le 23 comincerà lo spoglio delle schede.
 
Sono 19 le città siciliane sopra i 15mila abitanti dove si andrà al ballottaggio il 24 giugno se nessuno dei candidati a sindaco supererà al primo turno quota 40%, come prevede la legge elettorale per gli enti locali.
 
Cinque i capoluoghi di provincia al voto: Catania, Messina, Ragusa, Siracusa, e Trapani.
 
Un test importante per partiti, movimenti e per le coalizioni di centrodestra e centrosinistra che risultano divise in molti centri.
 
Alle urne, in Sicilia, sono chiamati 1.657.147 elettori (692.224 solo nei capoluoghi) che voteranno in 1942 sezioni per eleggere sindaci e un esercito di 1806 consiglieri comunali.
 
Nei cinque capoluoghi i candidati a sindaco sono 31: 5 a Trapani, 7 a Siracusa, 7 a Ragusa, 7 a Messina, 5 a Catania. Si vota anche in 12 circoscrizioni a Messina e Catania.
 
Ieri il vicepremier grillino Luigi Di Maio, proprio nella giornata del silenzio elettorale, ha ribadito la teoria del sindaco cinquestelle appoggiato dal governo scatenando una tale salva di critiche da essere costretto a una clamorosa marcia indietro.
 
Nel fare gli auguri ai candidati sindaci di M5s Di Maio ha detto: "Avere sindaci 5 stelle nei singoli comuni italiani significa avere sindaci che hanno dalla loro parte il governo nazionale e potranno parlare con i ministri per risolvere i problemi".
 
Come a dire che i primi cittadini con una diversa casacca avranno un trattamento diverso.
 
"Lo Stato siamo noi" pronunciato il 2 giugno da Di Maio si declinerebbe dunque così, lo attaccano sui social le opposizioni, che fanno sentire la propria voce.
 
"Siete il governo della Repubblica – afferma il reggente del Pd Maurizio Martina – non il governo degli amici. Hai il dovere di servire tutti i Comuni, rispettando le scelte dei cittadini. Si chiama democrazia e senso dello Stato".
 
"Di Maio corregga e chiarisca le sue parole sul sostegno del Governo ai Sindaci del M5S. Sono affermazioni gravi ancora più oggi, alla vigilia del voto" ha detto Stefano Fassina (Leu), mentre Paolo Cento, anch’egli di Leu, parla di "ricatto inaccettabile".
 
Indispettita anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni, che si rivolge a Matteo Salvini, alleato con Di Maio a Roma e nei comuni con il centrodestra: "I milioni di cittadini che voteranno sindaci di centrodestra o di FdI – domanda – non saranno ascoltati dal Governo Conte? Salvini, nostro alleato nella maggior parte dei Comuni che vanno al voto contro M5s, spieghi a di Maio che i cittadini non si ricattano".
 
Di Maio è stato dunque costretto a correggere pubblicamente il suo pensiero dicendo che "sarà dalla parte di tutti i primi cittadini Italiani, al di là del colore politico", cosa che – aggiunge – non hanno fatto i governi degli ultimi 7 anni, con i tagli effettuati ai Comuni.

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