Turismo, fatturato ai minimi termini - QdS

Turismo, fatturato ai minimi termini

Michele Giuliano

Turismo, fatturato ai minimi termini

mercoledì 13 Giugno 2018

Confcommercio-Confturismo: in Sicilia i ricavi dell’accoglienza sono solo 1,8 mld di euro, il 4,6% del totale italiano. Lazio e Lombardia fanno quattro volte di più e la piccola Malta accoglie più visitatori di noi 

La solfa è quella solita della crisi e della congiuntura economica disgraziata. Fatto sta che la Sicilia, però, al di là di fattore effettivi legati alla crisi resta un territorio che ci mette molto del suo per “zavorrarsi”. A cominciare dal turismo, settore nel quale l’Isola non dovrebbe avere rivali in Italia, e sicuramente pochi come lei in Europa e nel mondo. Succede che ad esempio uno dei fattori più importanti (e ricchi), come l’ambito dell’accoglienza, resti in realtà con le ali tarpate e sono i numeri a dirlo, quelli contenuti nello studio di Confcommercio e Confturismo dal titolo “Il valore del turismo in Italia”.
 
Anzitutto c’è da definire cos’è l’accoglienza: è l’insieme delle infrastrutture dedite ad accogliere, dare informazioni, soddisfare i bisogni dei turisti, quindi parliamo di hotel, ex uffici turistici gestiti dalle Province, ristoranti, negozi, villaggi e tutto ciò che produce attività di carattere ludico, sportivo e ricreativo che vengono organizzate da personale specializzato, all’interno di una struttura ricettiva. Quindi si capisce bene che stiamo parlando di una delle macrovoci più importanti a livello di introiti.
 
Ebbene in Sicilia l’accoglienza turistica nel 2017 ha prodotto introiti per circa 1,8 miliardi di euro di fatturato. Potrebbe sembrare una cifra importante ma quando poi si rapporta al resto del territorio italiano si capisce che così non è. Anzitutto la Sicilia non riesce nemmeno ad essere la “regina del Sud”, finendo addirittura dietro la Campania. Se guardiamo alla Lombardia o al Veneto, che registrano cifre più che triplicate rispetto a quelle siciliane, si può notare come, ancora, la ricchezza del territorio dell’Isola non sia riuscita ad essere sfruttata se non in minima parte rispetto alle sue reali potenzialità.
 
Altre regioni hanno valori ben più importanti: la Toscana con 4 miliardi e mezzo, o addirittura il Lazio con quasi 7 miliardi di euro che da sola fa più dell’intero Sud e isole. La speranza è che, nel futuro, si sia in grado di muoversi in maniera più efficace e consapevole nel settore turistico, per riuscire a guadagnare di più e meglio, con iniziative mirate con obiettivi precisi, più centrate e quindi più efficienti.
 
Alla fine la Sicilia pesa sul totale nazionale per fatturato di accoglienza il 4,6% per cento considerando i quasi 39 miliardi che complessivamente tutte le regioni riescono a raggranellare. In questa classifica il Lazio vale il 17,2%, la Lombardia il 16,79%, il Veneto il 14,7%, la Toscana l’11,4%.


I dati siciliani, se confrontati con quelli di Malta, assumono contorni ancora più neri. Il turismo nell’arcipelago maltese registra ancora una volta una crescita a due cifre: per il 2017 appena passato arriva un lusinghiero +15% rispetto a dicembre 2016, e chi ha visitato le isole maltesi non ha badato a spese, portando i consumi riferiti al turismo a un +14% (1,9 mld di euro). Non male per un territorio che è 80 volte più piccolo della Sicilia.
 
D’Altronde i segnali negativi già si erano visti nell’ambito di un’altra ricerca statistica, questa volta dall’università degli studi di Bergamo, dalla World Food Travel Association e con il patrocinio di Touring Club, Ismea Qualivita e Federculture, che ha analizzato le abitudini di viaggio degli italiani e il trend del turismo a tema food in Italia.


Mentre il turismo enogastronomico sta infatti vivendo un periodo aureo in Italia, al contrario la Sicilia non sfrutta questo ambito e si piazza in un’anonima metà classifica. Una vera beffa se si considera che al contrario anche in questo caso la Sicilia è ricca di prodotti riconosciuti a livello nazionale: il ministero delle Politiche agricole ha certificato ben 244 prodotti tradizionali di qualità. Eppure sono pochi, rispetto al numero totale, i ristoranti inseriti nelle guide e le aziende del vino che propongono anche percorsi di accoglienza turistica. Ancora, su tutto il territorio sono presenti appena 4 musei del vino, che è, da sempre, prodotto cardine della produzione agricola siciliana e elemento ricco di storia e folklore e varietà che andrebbe maggiormente valorizzato. Un confronto si può fare, ad esempio, con la Toscana, che ha un numero di ristoranti paragonabile a quello siciliano, ha ben 55 lovali inseriti nelle guide, contro i 28 siciliani, 22 strade del vino contro le nostre 12, e 8 musei del vino, il doppio rispetto a quelli isolani.
 

 
Accoglienza da sfruttare. Nasce il “turismo azzurro”
 
In Sicilia si comincia a parlare di ‘Turismo Azzurro’, nuovo segmento che offre servizi di ospitalità puntando a una accoglienza di qualità e a diversificare l’offerta mare generando nuova economia. Una grande opportunità per le imprese turistiche che già durante la recente XX edizione di Travelexpo hanno potuto vedere da vicino le potenzialità di questo ambito. Il concetto è quello che il “mare” non significa solo “turismo balneare”. Qualche realtà già comunque ha cominciato a muoversi nell’ottica proprio di migliorare l’accoglienza turistica consapevole della sua importanza. Parliamo di Ortigia, nel siracusano, dove è stato inaugurato il nuovo centro di servizi turistici “Sos”, acronimo di “Sud Orientale Sicula”, promosso dalla Fondazione di Comunità Val di Noto, un punto di informazioni turistiche ma anche centro per prenotare gite, tour guidati, alberghi e servizi vari, vetrina per i prodotti e i servizi promossi dalle imprese per i turisti. A inaugurare gli spazi è stato l’arcivescovo di Siracusa monsignor Salvatore Pappalardo. “Abbiamo creduto ancora una volta – sottolinea il vice presidente della Fondazione, Giovanni Grasso – sulla possibilità di mettere in rete diversi soggetti che operano sul territorio”. Altra possibilità da sfruttare, l’ecoturismo nel rispetto della natura, che si fonda su tre elementi principali: ecologia, natura ed etica. Questa tipologia di vacanza prevede ad esempio le escursioni nel magnifico e incontaminato Parco dell’Etna a cui prendono parte viaggiatori esperti, fotografi, naturalisti e amanti delle camminate all’aria aperta.
L’ecoturismo diventa quindi un modo più responsabile di concepire un viaggio, con l’idea di sostenere anche il benessere e l’economia di chi vive l’isola. Altra possibilità, i casinò come opportunità economica, in quanto completamente assenti al sud. Questa mancanza è stata in parte colmata dall’avvento di piattaforme di gioco online, ma si parla di una notevole possibilità economica per la regione.
 

 
Brand Sicilia da esportare, collegamenti da potenziare
 
Il governo regionale targato dal presidente Nello Musumeci si rende conto che le perfomance turistiche, in termini di introiti e ricchezza per il territorio, devono essere migliorate. E il potenziale in Sicilia c’è, eccome. L’assessore al Turismo Sandro Pappalardo se n’è reso conto sin dal suo insediamento. In tal senso le “vetrine” di livello internazionale le ritiene assolutamente necessarie, convinto com’è che sia questa la chiave di volta, cioè far conoscere il territorio ed il brand turistico. Tanto è vero che la Regione è stata presente alla fiera turistica di Berlino e a quella di Mosca. “Abbiamo accordi con il Canada e Israele – sostiene l’assessore -. Stiamo poi lavorando perché il Gran Premio di Formula Uno in Australia quest’anno sia targato Regionale siciliana”. Non solo esportare il marchio della bella Sicilia ma chiaramente bisogna anche essere all’altezza di saper garantire dei servizi. In primis quello relativo ai collegamenti aerei. Se per raggiungere la Sicilia servono uno o più scali il turista sicuramente è meno invogliato: “Siamo riusciti a convincere Air Mala a investire su 15 nuove rotte aeree in Sicilia – ha evidenziato Pappalardo -. E’ stato inaugurato già il Vienna-Catania e il Londra-Catania, per poi passare al Berlino-Catania e altre 12 rotte. Stiamo cercando anche di chiudere un accordo per una rotta diretta Cina-Palermo”. Tra i problemi da affrontare poi c’è la fidelizzazione del turista: “La Toscana e l’Umbria hanno un numero di turisti annuo nettamente inferiore alla Sicilia, – sostiene ancora l’assessore – ma hanno un trend in crescita e i dati ci dicono anche che i turisti che mettono piede una volta in queste mete turistiche ci torneranno altre 6-8 volte nel resto della loro vita. Cosa che non accade in Sicilia. Noi non ci possiamo permettere di avere una media di 12 milioni annui di turisti che non tornano più nell’Isola. Mi meraviglia che in passato non sia stata messa a punto una politica sulla fidelizzazione del cliente turista”.

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