Dal rischio dissesto agli incendi. Stop ai fondi assegnati a pioggia - QdS

Dal rischio dissesto agli incendi. Stop ai fondi assegnati a pioggia

Rosario Battiato

Dal rischio dissesto agli incendi. Stop ai fondi assegnati a pioggia

giovedì 14 Giugno 2018

Il nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa punta a centralizzare le risorse: in ballo 1,2 mld di euro. Nell’Isola 30 mila aree in pericolo e nel 2017 circa 40 mila ettari di boschi in fumo

 PALERMO – Rischio idrogeologico e allarme incendi, emergenze naturali che riguardano da vicino anche la Sicilia. Ne ha parlato Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, al convegno “Incendi boschivi e prevenzione: intelligence, tecnologia e presidi agricoli per la tutela dei boschi e delle aree protette italiane” che si è tenuto nei giorni scorsi al Senato.


Primo punto: ripartire dai fondi che dovranno tornare al Ministero. “C’è 1 miliardo e 200 milioni di euro – si legge nella nota del Mattm – per la difesa idrogeologica: sto provando a riportarli al ministero dell’Ambiente anche per la tutela dei boschi. Voglio essere io il centro di spesa”. Una gestione che dovrà essere basata su alcune indicazioni precise: “la tutela idrogeologica ha indici di rischio diversificato, dal più alto al più basso. I fondi vanno spesi partendo dal rischio più alto, ma anche in modo ecocompatibile. Ecco perché deve essere presso il ministero dell’Ambiente. Questo non significa che debba farlo solo il mio ministero: riguarda tutto il governo”.
 
E sul fronte del rischio la Sicilia dovrebbe essere proprio in prima linea. Complessivamente ci sono 320 comuni isolani che mantengono delle aree nella fascia più elevata del rischio geomorfologico e 95 in quella del rischio idraulico.
 
Andando più in dettaglio, sulla base dei dati contenuti in una circolare del dipartimento dell’Ambiente dello scorso marzo che analizza i contenuti del piano stralcio per l’assetto idrogeologico, sono state registrate più di 25 mila aree a rischio per la tipologia geormorfologica e quasi 5 mila per l’idraulica. Inoltre, grazie ai dati Anci, Ispra e Istat, sono state studiate le presenze delle strutture isolane nei luoghi minacciati dal dissesto: il rischio idraulico, considerando tutti i livelli di pericolosità, coinvolge oltre 150 scuole, più di 170 beni culturali e circa 80 mila persone. Inoltre, i cinque livelli di rischio della pericolosità da frana incombono su oltre 5 mila imprese, 662 beni culturali e circa 100 mila persone.
 
Allargando il raggio del discorso di Costa, si legge che arriveranno anche fondi extra budget per i parchi nazionali, le aree marine protette, le riserve. Queste risorse, ha spiegato, “non assegnate a pioggia, ma in relazione ai progetti presentati, dalla rimozione dei rifiuti abbandonati all’introduzione di sistemi di videosorveglianza”.
 
Un passaggio è stato dedicato anche agli incendi, un tema sempre attuale nell’Isola, come testimoniato dal fatto che in questi giorni di giugno una nuova emergenza ha coinvolto diverse province isolane (soltanto lo scorso 6 giugno sono stati oltre 223 gli interventi dei vigili del fuoco in Sicilia per incendi boschivi).
 
Il Ministro ha citato l’incendio dello scorso anno avvenuto nel parco nazionale del Vesuvio, ma anche l’Isola ha pagato, come tutti gli anni, il suo tributo al fuoco.
 
Bisogna evitare che i numeri diventino tragici come quelli del 2017: registrati 145 roghi per 40 mila ettari di superficie boscata percorsa dal fuoco, numeri che valgono un terzo del totale registrato a livello nazionale, considerando la superficie boscata e non boscata (fonte: Seconda edizione del rapporto sullo Stato del capitale naturale in Italia).

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