Neet, Italia dieci punti sopra la media europea - QdS

Neet, Italia dieci punti sopra la media europea

redazione

Neet, Italia dieci punti sopra la media europea

martedì 19 Giugno 2018

Secondo l’indagine Eurostat nel 2017 ammontavano al 25,7%: cinque volte in più rispetto ai Paesi Bassi (5%). Sono il 17% al Nord e il 20,4% al Centro. Primo il Mezzogiorno con il 34,2% di “inattivi” 

ROMA – Hanno tra i 18 e i 24 anni: non studiano e non cercano lavoro. Li chiamano Neet.
Nel resto dell’Europa sono in calo, ma in Italia restano tanti. Tantissimi. Secondo un’indagine di Eurostat nel 2017 erano il 25,7%. Dieci punti sopra la media europea che è invece pari al 14,3%. Addirittura cinque volte in più rispetto ai Paesi Bassi, dove la percentuale è bassissima, leggermente sopra il 5%. Leggendo i dati a livello Ue, nel 2017 circa 5,5 milioni di giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni non erano né occupati né in istruzione o formazione. Se poi si restringe il campo di ricerca sullo Stivale si scopre che nel 2017 un giovane su 4, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, non era né occupato né stava studiando.
 
Se i Paesi Bassi fanno parte del club dei virtuosi, a fare compagnia all’Italia vi sono nazioni come Cipro, dove i Neet sono al 22,7%, Grecia (21,4%), Croazia (20,2%), Romania (19,3%) e Bulgaria (18,6%). Ancora sopra il 15% la Spagna (17,1%), Francia (15,6%) e Slovacchia (15,3%). Tra i virtuosi come detto vi sono i Paesi Bassi (5,3%), a seguire Slovenia (8%), Austria (8,1%), Lussemburgo e Svezia (entrambi a 8,2%), Repubblica Ceca (8,3 %), Malta (8,5%), Germania (8,6%) e Danimarca (9,2%). In Europa i "disillusi", coloro che senza occupazione possiedono una scarsa speranza di trovarlo, si sono comunque ridotti. Il dato nell’Unione Europea è calato dal 2012 dal 17,2% all’attuale 14,3%, per intenderci una percentuale simile ai livelli pre-crisi. Ma in questo quadro favorevole non ci rientra l’Italia che rimane “maglia nera”. Se poi si leggono i dati tutti italiani emergono le differenze tra le varie aree del Paese. I dati in questo caso sono forniti dall’Istat.
 
La distanza tra Mezzogiorno e resto del Paese si è accentuata negli anni. I Neet sono il 17% al Nord, il 20,4% al Centro e il 34,2% nel Mezzogiorno, con evidenti differenze tra le province di tutte le aree geografiche.
Il gruppo dei territori meno svantaggiati si concentra tra il Nord-ovest e il Nord-est ma include anche alcune province del Centro, come Pisa, Siena, Ancona.
 
I valori variano dal minimo di Bologna (11,8%) ai massimi di Roma (21,8%) e Torino (21,3%). All’opposto, il gruppo delle province e città metropolitane con più. Neet comprende parte di Campania e Puglia, tutta la Calabria, la quasi totalita’ dei territori siciliani e la costa occidentale della Sardegna, raggiungendo valori tra i più elevati nelle città metropolitane di Palermo (41,5%) Catania (40,1%), Messina (38,5%), Napoli (37,7%) e Reggio Calabria (36,8%). Tra il 2004 e il 2016 il fenomeno ha avuto un andamento generalmente crescente, più intenso al Nord (+44%), con punte elevate in alcune province del Piemonte (Vercelli, Asti, Alessandria) dove i Neet sono raddoppiati, in parte della Lombardia (Varese e Mantova) e a Rovigo. Le province meridionali, invece, hanno generalmente ridotto la distanza dal resto d’Italia come risultato di una crescita più contenuta dei già elevati livelli di esclusione dei propri giovani dal lavoro e dall’istruzione.

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