Turismo internazionale: la Sicilia incassa poco - QdS

Turismo internazionale: la Sicilia incassa poco

Adriano Agatino Zuccaro

Turismo internazionale: la Sicilia incassa poco

martedì 19 Giugno 2018

Bankitalia: nel 2017 aumento generalizzato delle entrate turistiche del 23,6% nel comparto Sud e Isole ma la Trinacia è solo 8a. La ricchezza generata dai visitatori stranieri rimane polarizzata in quattro regioni: Lazio, Lombardia, Veneto e Toscana 

CATANIA – La Banca d’Italia ha pubblicato l’11 giugno scorso un report dal titolo: “Indagine sul turismo internazionale 2017” dal quale si evince che i flussi in entrata e in uscita sono aumentati rispetto al 2016, in termini sia di viaggiatori sia di spesa.
 
“La crescita della spesa turistica dall’estero ha riguardato tutte le macro-regioni del Paese, soprattutto il Sud e il Centro”, riporta l’indagine. Un dato senza dubbio incoraggiante: l’anno scorso il Sud e le Isole hanno “incassato” il 23,6% in più rispetto all’annus horribilis precedente mentre il Centro si attesta a +8,2%, il Nord-Est al +6,4% e il Nord-Ovest il +3,4%. Le percentuali, però, non ci restituiscono il peso effettivo della spesa che il QdS ha riportato nell’inchiesta del 15 maggio scorso (leggi qui) andando ad interrogare il database della Banca d’Italia su base regionale.
 
La ricchezza generata dal turismo rimane polarizzata nelle prime quattro regioni turistiche (Lazio, Lombardia, Veneto, Toscana), che concentrano nel 2017 il 60% della spesa dei turisti internazionali. Nel Lazio la spesa dei turisti stranieri è cresciuta del 20,5% rispetto al 2016. Nella nostra Isola nel 2017 i viaggiatori stranieri hanno speso 1.728 milioni di euro contro i 6.916 spesi nel Lazio, i 6.461 della Lombardia, i 5.908 del Veneto e i 4.353 della Toscana. Una performance, quella siciliana, che vale solo l’ottavo posto tra le regioni italiane.
 
A livello nazionale la Banca d’Italia sottolinea che “l’avanzo della bilancia dei pagamenti turistica è salito allo 0,9% del Pil (da 0,8 nel 2016) grazie al marcato incremento delle entrate (ovvero la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia). Queste ultime (39,2 miliardi nel 2017, pari al 2,3% del Pil) sono aumentate a un tasso (7,7%) più che doppio rispetto a quello delle entrate mondiali da turismo internazionale, con una ricaduta positiva sulla quota di mercato dell’Italia”.
 
La Germania, insieme a Stati Uniti e Francia, scrive la Banca d’Italia, continua a essere il maggior importatore di servizi turistici dall’Italia: le spese dei turisti tedeschi nel nostro paese sono cresciute di quasi il 15% lo scorso anno, seconde solo a quelle dei canadesi. La Germania ha rappresentato nel 2017 il principale paese di provenienza anche in termini di numero di visitatori, superando la Svizzera. I turisti spagnoli sono aumentati di oltre il 20% e si è allungata anche la durata media del loro viaggio; si è invece contratta la loro spesa media giornaliera. Più di 20 milioni di viaggiatori hanno visitato l’Italia nel 2017 per una vacanza culturale o in città d’arte, spendendo circa 15,5 miliardi (quasi il 60% della spesa complessiva per vacanze dei turisti stranieri); la seconda tipologia per rilevanza è stata quella balneare (8,2 milioni di viaggiatori e 21% della spesa).
 
Dopo un decennio di stagnazione, anche la spesa dei viaggiatori italiani all’estero è aumentata (8,9%), insieme al numero dei viaggiatori e dei pernottamenti; nel 2017 è stata pari all’1,4% del Pil.
 
Tornando all’analisi delle macroaree del Paese, le regioni del Centro si sono confermate la meta preferita dai visitatori stranieri, con una quota della spesa complessiva pari quasi al 30%, grazie soprattutto al turismo per vacanza culturale. Il peso del Nord-Ovest e del Nord-Est si è invece ridimensionato rispetto al 2016, a vantaggio del Sud e delle isole, che (evidenzia il report) “tuttavia continuano a contribuire alle entrate turistiche complessive in misura limitata rispetto alle notevoli potenzialità di natura artistica, culturale e naturale”.
 
Pesa sul bilancio dell’Isola l’incapacità di attrarre un congruo numero di turisti nei trimestri gennaio-marzo e ottobre-dicembre in cui riusciamo a totalizzare rispettivamente 133 e 270 milioni di euro sui 1.728 complessivi.

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