Città siciliane: tanta voglia di sicurezza - QdS

Città siciliane: tanta voglia di sicurezza

Rosario Battiato

Città siciliane: tanta voglia di sicurezza

venerdì 29 Giugno 2018

Istat: organizzazioni mafiose, microcriminalità, quartieri a rischio. Sono numerose le questioni che non riescono a far dormire sonni tranquilli ai cittadini perbene. Serve un maggiore controllo del territorio da parte di Polizia locale e delle Forze dell’Ordine 

PALERMO – Sul tema della sicurezza si sono costruite intere campagne elettorali, che di fatto hanno trasformato questo aspetto essenziale della vivibilità cittadina in una marea montante di slogan e trovate mediatiche. Ne è spesso derivata un’amara e futile strumentalizzazione, che può essere parzialmente smontata dagli ultimi numeri dell’Istat, che esprimono la presenza di una certa insicurezza – comunque stabile rispetto agli altri anni, con la riduzione dell’influenza della criminalità sulle abitudini di vita – ma che scongiurano quell’eterna notte del giudizio senza regole né limiti che è stata costruita ad arte e senza il sostegno dell’analisi dettagliata.
 
L’indagine sulla “Sicurezza dei cittadini”, rilasciata dall’Istat la scorsa settimana, fornisce un quadro articolato di indicatori sulla preoccupazione di subire reati e delle relative conseguenze e sul livello di degrado socio-ambientale della zona in cui si vive. I numeri fanno riferimento al periodo 2015-2016 e riportano in dettaglio “ansie e timori della vita cittadina – si legge nella nota – dalle grandi aree metropolitane fino al piccolo comune inferiore ai 10mila abitanti”.
I siciliani sembrano stare a proprio agio nella media italiana: sono infatti in linea o di poco inferiori a quella nazionale tutti i valori che riguardano la percezione di insicurezza nell’uscire la sera o da soli (4 su 10), ma anche i timori relativi ai reati che si potrebbero subire.
 
Dati che sono espressione di uno stato di cose che sembra trovare una corrispondenza anche nel rilascio dei reati effettivamente denunciati (dati 2016, dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno) che vedono tutte le province isolane al di sotto della media nazionale di delitti ogni 100 mila abitanti. La più pericolosa è Catania (dopo la trentesima posizione), anche se bisogna considerare che si tratta di reati denunciati, che non considerano una cospicua fetta “sommersa”, perché non dichiarata.
In compenso, i siciliani pretendono ancora più sicurezza. I dati relativi al giudizio delle prestazioni delle Forze dell’ordine sono lievemente più negativi della media nazionale, perché per quasi il 50% dei siciliani controllano “poco” o “per niente” la criminalità nella zona in cui vivono. La richiesta, espressa anche a livello nazionale, è di un maggiore controllo del territorio, quindi di una presenza maggiore e più costante lungo le strade. A partire dalla Polizia locale, quella che dovrebbe essere più vicina ai cittadini.
 
Analisi criminalità
Stando ai dati riportati dall’Istat, risulta inferiore rispetto alla media nazionale l’indicatore che misura le persone – con un’età superiore ai 14 anni – che sono influenzate dalla paura della criminalità in relazione alle proprie abitudini nella vita di tutti i giorni.
In Sicilia, questo fenomeno colpisce negativamente 32 persone su 100 della stessa zona, che hanno dichiarato di essere molto o abbastanza influenzati. Quasi sette su dieci, invece, si dichiarano poco o per niente influenzati. Numeri che si piazzano in ogni caso al di sopra della tendenza registrata a livello nazionale, che ne vede spaventati quasi quattro su dieci.
Forse è opportuno anche fare i conti con una dose di sana incoscienza per quanto concerne il dato isolano, soprattutto se si prendono come riferimento altre regioni storicamente ad alto tasso criminoso, come la Campania, dove il dato è di quasi dieci punti superiore rispetto a quello a quello siciliano, o una percezione differente del rischio, dal momento che, per esempio, in Emilia-Romagna questo parametro interessa invece 43 persone su 100 della stessa zona.
 
“Casa, dolce casa”
Quattro cittadini siciliani su dieci hanno una percezione di insicurezza quando si trovano in strada da soli la sera. Andando ad analizzare in dettaglio il dato elaborato dall’Istituto nazionale di statistica che misura le persone di 14 anni e più per percezione della sicurezza nelle ore notturne percorse in solitaria per 100 persone della stessa zona, scopriamo che il 5% non esce mai di casa, l’11% non esce mai da solo, il 6,1% si sente per niente sicuro e il 17,5% è poco sicuro.
Nella fascia abbastanza sicuro (41,7%) e molto sicuro (18,7%) si trova il 60% dei cittadini isolani, un dato che è in linea con la media nazionale (60,6%), ma più basso se si prende come esempio esclusivamente la macroarea Isole, che raggiunge quota 64,2%.
La macroarea percepita come più sicura, dopo quella relativa alle Isole, è il Nord-Est, che raggiunge il 61,5%.
Gli isolani preferiscono la propria abitazione: nove su dieci, per 100 persone della stessa zona, si sentono al sicuro quando si trovano nella propria casa. Anche per noi, dunque, continua a valere l’intramontabile detto: “Casa, dolce casa”.
 
L’abitazione è sacra
La casa, come analizzato anche all’interno di un altro box del nostro approfondimento, rimane al centro dei pensieri dei cittadini siciliani.
Tra le varie preoccupazioni di subire alcuni reati, il furto nella propria abitazione coinvolge un siciliano su due (50,6 per 100 della stessa zona). Il dato che l’Istat ha registrato a livello siciliano è comunque inferiore a quello nazionale, che coinvolge 60,2 persone per 100 della stessa zona nelle prime due fasce di percezione negativa (molto e abbastanza preoccupato) di subire il reato di furto nel domicilio.
Nella scala del rischio, i siciliani temono allo stesso modo il furto dell’automobile (33,6) e l’aggressione o le rapine (36,4), mentre è meno presente la preoccupazione per la violenza sessuale (24,1).
A livello nazionale, comunque, il primo posto assoluto viene conquistato dalla preoccupazione per il furto in casa, seguito, a una certa distanza, da scippo o borseggio (41,9). A distanza di qualche punto in classifica, invece, rintracciamo crimini quali aggressione e rapina.
 
Tra comuni e paesi
La mappatura effettuata dall’Istat permette anche di intercettare quelle che sono le aree più critiche del Paese.
Appare opportuno rilevare che, per quanto riguarda la percezione della sicurezza, le zone considerate meno sicure (poco o per niente sicuro, non esce mai da solo, non esce mai) sono quelle dei “comuni centro dell’area metropolitana” che in queste categorie registrano un risultato più alto della “periferia dell’area metropolitana” (49 contro 45).
Più contenuti i risultati registrati negli altri comuni, con dati molto positivi per i piccoli, cioè fino ai diecimila abitanti, che nella fascia della percezione del rischio più elevata hanno fatto registrare soltanto tre italiani su dieci.
Anche l’influenza della paura della criminalità organizzata sulle abitudini di vita è maggiormente sentita nei comuni centro dell’area metropolitana (44% delle persone della stessa zona), mentre si piazza poco più in basso per quanto riguarda la periferia dell’area metropolitana (intorno al 40%).
Ancora una volta i risultati migliori si sono registrati nei piccoli comuni.
 
Reati (ufficiali) in calo
In relazione ai dati del 2016, rilasciati dal dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, il Sole 24 Ore ha realizzato una cartina geografica basata sul numero dei reati registrati sul territorio.
È quanto mai opportuno, però, precisare che si parla di reati denunciati, quindi l’indicatore che misura la quantità dei delitti ogni centomila abitanti non considera i fatti non riportati alle Forze dell’Ordine. In questo quadro, le siciliane sono tutte al di sotto della media nazionale (4.101 delitti ogni centomila abitanti nel 2016). La prima provincia è Catania, che si trova oltre la trentesima posizione e realizza 3.995 reati ogni centomila abitanti. Seguono Siracusa (3.899) e quindi Palermo (3.754).
Tutte le realtà isolane hanno inoltre registrano una contrazione dei reati tra il 2015 e il 2016, con Caltanissetta, Messina e Catania che hanno fatto registrare un segno meno che si aggira intorno al 12%.
Nella parte più calda della classifica nazionale, quindi nelle prime tre posizioni, ci sono Milano (7.376), Rimini (7.204) e Bologna (6.641).
 
Vigili urbani cercasi
Per circa metà dei siciliani l’opinione sul controllo del territorio da parte delle Forze dell’ordine non è positiva. Secondo l’Istat, che ha chiesto se le Forze dell’ordine riescano o meno a controllare la criminalità della zona in cui vive, il 47,5% dei siciliani ha esplicitato che questo compito viene assolto “poco” o “per niente”. Un dato, quello relativo alla Sicilia, che supera anche la media nazionale, che si assesta al 46,4%.
Per i cittadini italiani, è opinione diffusa che “le forze dell’ordine – si legge nel rapporto – dovrebbero transitare più spesso nelle strade (55,5%), essere più numerose (44,2%) o più presenti sul territorio (26,6%), e in particolare nelle zone a rischio (20,5%) e di notte (20,3%)”.
Tornando ancora una volta alla situazione della Sicilia, qui già da tempo i cittadini delle grandi aree metropolitane richiedono una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine e sono gli stessi comandi delle Polizie municipali ad aver richiesto più personale – le piante organiche sono spesso inferiori alle esigenze – e un generale e indispensabile abbassamento dell’età media per meglio sorvegliare le strade. 

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