Allarme del Movimento 5 stelle sulla tenuta dei conti regionali - QdS

Allarme del Movimento 5 stelle sulla tenuta dei conti regionali

Raffaella Pessina

Allarme del Movimento 5 stelle sulla tenuta dei conti regionali

giovedì 05 Luglio 2018

L’impugnativa della Finanziaria da parte di Roma appare sempre più probabile. Cancelleri: “A rischio 120 milioni di euro. Sono necessari correttivi” 

PALERMO – Seconda giornata dedicata a interrogazioni e interpellanze da parte del Parlamento siciliano, che si è riunito ieri sotto la presidenza di Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 stelle. Presenti gli assessori regionali all’Energia, Alberto Pierobon, e all’Ambiente, Totò Cordaro, con i quali i deputati si sono potuti confrontare su questioni riguardanti le materie di competenza di ciascuno.
 
Intanto, il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri, in una nota ha evidenziato come nell’ultima finanziaria regionale approvata all’Ars vi sia una norma che potrebbe costare molto alle casse della Regione. “Riguarda i trattamenti di fine rapporto e di fine servizio dei dipendenti regionali – ha detto Cancelleri – e potrebbe costare 120 milioni per pagamenti immediati a 2.000 persone, cosa che rischierebbe di squassare il bilancio. Se non verrà impugnata da Roma, faremo noi una leggina ad hoc”.
 
Si tratta del comma 4 dell’articolo 22 della Legge di stabilità varata il 30 aprile scorso a Sala d’Ercole, che prevede l’erogazione ai dipendenti regionali dei trattamenti di fine servizio e fine rapporto al momento della loro collocazione in prepensionamento. Tutto ciò in contrasto a quanto in vigore fino a poco tempo fa, quando i dipendenti regionali che accedevano al trattamento pensionistico anticipato dovevano aspettare anche anni per intascare gli assegni di Tfr e Tfs e comunque fino alla data in cui per loro sarebbero maturati i requisiti per accedere alla pensione non anticipata. La modifica al comma 8 della Legge regionale numero 9 del 7 maggio 2015, stabilisce infatti che “il trattamento di fine servizio o fine rapporto dei dipendenti collocati in quiescenza (…) è corrisposto con le modalità e i tempi previsti dal comma 484 e 485 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013 n 147”.
 
“In soldoni – ha aggiunto Cancelleri – i due commi prevedono la corresponsione del trattamento in massimo tre importi annuali e la liquidazione dello stesso entro 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro e non alla maturazione dei requisiti pensionistici. Secondo alcune stime, alla Regione potrebbero fare richiesta circa 2.000 persone, per un importo complessivo da erogare di quasi 120 milioni di euro”.
 
“Una norma del genere – ha aggiunto Cancelleri – è inaccettabile, soprattutto perché non è stata accompagnata da una precisa relazione tecnica che quantificasse le ricadute sui conti della Regione, che potrebbero essere letteralmente devastati dagli esborsi. Ogni intervento sulla materia finanziaria dovrebbe essere apportato secondo una precisa visione di sistema e non in modo episodico, come ha sottolineato anche la Corte dei conti, che ha invocato particolari approfondimenti in relazione alle leggi in materia pensionistica circa la portata reale dei loro effetti finanziari”.
 
La norma avrà pure un valore retroattivo. “Penserò male, ma questo comma 5 sembra cucito addosso a qualcuno in particolare”, ha concluso Cancelleri annunciando il deposito a breve di una leggina per abrogare la norma incriminata.
“Se non sarà impugnata da Roma – ha concluso – visto che ci sono tutte le premesse, depositeremo una norma apposita e cercheremo di farla arrivare al più presto in Aula”.
 
Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha invece preso parte, sempre nella giornata di ieri, alla Prima giornata della trasparenza del 2018, organizzata dal Dipartimento regionale della Funzione pubblica nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Al tavolo dei relatori, tra gli altri, il rettore di Palermo Fabrizio Micari, l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Bernardette Grasso, e il commissario dello Stato per la Regione Siciliana, Claudio Sammartino.
 
“Quello della trasparenza – ha affermato Musumeci – è un tema attuale e spesso lo è in maniera drammatica. La trasparenza non può essere un obiettivo della Pubblica amministrazione, ma un prerequisito: è il presupposto per poter governare”.
“Sappiamo bene – ha aggiunto – che lo spazio nella ‘zona grigia’ è quello in cui si annidano l’ammiccamento, il malaffare, ciò che diventa reato per il codice etico. E noi dobbiamo guardare all’etica della responsabilità. La mafia cerca alleati per fare affari e li trova laddove operano i centri decisionali e istituzionali che sono la cerniera fra potere mafioso e politico”.
 
Infine, martedì l’Ars avrà una nuova Commissione: alle 11, si insedierà quella speciale per lo Statuto siciliano. A differenza della scorsa legislatura, questa sarà una vera e propria Commissione – prima invece era una sotto Commissione di quella Affari istituzionali – e avrà un suo regolare organigramma.

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